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CRITICA DELL’ ECONOMIA POLITICA E DELLA TEOLOGIA. IL DOLLARO ("IN GOD WE TRUST") E LA CROCE ("DEUS CARITAS EST"): TUTTO A "CARO-PREZZO" ("CARITAS")!!!

EVADERE DALLE IDEE VECCHIE!!! CON MARX E KEYNES, OLTRE. Un’indicazione e "una premessa... di civiltà" - di Federico La Sala

KEYNES. La difficoltà non sta nelle idee nuove, ma nell’evadere dalle idee vecchie, le quali, per coloro che sono stati educati come lo è stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente
sabato 20 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
UN’ESORTAZIONE *
Questo libro è diretto principalmente ai miei colleghi economisti [...] l’economia ortodossa è in difetto, l’errore va trovato non nella sovrastruttura, che è stata eretta con grande cura di coerenza logica, ma nella poca chiarezza e generalità delle premesse [...] La composizione di questo libro è stata per l’autore una lunga lotta di evasione, e tale dev’esserne la lettura per la maggioranza dei lettori affinché l’assalto dell’autore su di loro abbia successo: una lotta (...)

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> IL DOLLARO ("IN GOD WE TRUST") E LA CROCE ("DEUS CARITAS EST") --- Crisi mercati: Camera Usa boccia piano salvataggio, Wall Street affonda.

lunedì 29 settembre 2008

La Stampa, 29/9/2008 (20:2)

Crisi mercati: Camera Usa boccia piano salvataggio, Wall Street affonda

La Camera dei Rappresentanti americana ha bocciato il pacchetto di maxisalvataggio al sistema finanziario americano. È mancato il quorum per un pugno di voti. I voti contrari sono stati 228, mentre quelli a favore sono stati 205. Per far passare la legge erano necessari 218 voti favorevoli.

La bocciatura della Camera al piano Usa fa subito sentire i suoi effetti sui mercati: a Wall Street, il Dow Jones perde il 3,70%, il Nasdaq il 5,65%.

Il fenomeno dei salvataggi bancari approda anche in Europa e sui mercati finanziari del Vecchio Continente si scatena una pioggia di vendite sul timore di un contagio della crisi Usa. Tanto che al termine della seduta i mercati finanziari di Eurolandia hanno mandato in fumo quasi 320 miliardi di capitalizzazione (Dj Stoxx 600 -5,1%), mentre Wall Street sprofonda (Dow Jones -6%) sui dubbi degli investitori legati al piano di salvataggio del sistema finanziario da 700 miliardi di dollari, su cui il Congresso ha appena dato un parere negativo.

La peggiore piazza finanziaria è stata così Amsterdam (-8,75%), epicentro della bufera scatenata nella notte dal colosso del Benelux, Fortis (-23,5%), che in un lampo ha avviato un piano di nazionalizzazione parziale. E come un effetto domino sono precipitate anche le altre Borse in scia agli annunci relativi agli altri salvataggi di istituti bancari: Londra ha perso il 5,3% in seguito alla nazionalizzazione dell’inglese Bradford & Bingley (sospesa dalle negoziazioni), e Francoforte il 4,2% per effetto del salvataggio di Hypo Real Estate, precipitata del 74%. A picco anche la più piccola Borsa islandese (-4,8%) in seguito all’accordo per aiutare Glitnir Bank. Non sono state immuni dall’ondata ribassista neanche gli indici di Wall Street (Dow Jones -5,4%, ancora in corso) e Mosca (-5,5%), mentre bisognerà attendere per vedere come reagiranno i mercati asiatici, visto che nella seduta odierna Tokyo ha arginato le perdite intorno al punto percentuale (-1,26%).

«La crisi del sistema bancario non è finita», ha detto preoccupato un operatore della City, puntando il dito contro Fortis: «Oggi è toccato a questo colosso, chissà domani. Non possiamo escludere che nei prossimi giorni accadrà qualcosa ad altri gruppi bancari e magari di nuovo in Europa».

Il colpo più duro, come ovvio che sia, è stato incassato proprio dai titoli del settore bancario, che nella seduta odierna hanno registrato una perdita generalizzata di quasi otto punti percentuali (sottoindice Dj Stoxx bank -7,75%). A capitolare sono state banche come Dexia e Deutsche Bank, che hanno perso oltre 20 punti percentuali. Meno pesante invece il Banco Santander (-3,7%) che pagherà 612 milioni di sterline (1,1 miliardi di dollari Usa) per rilevare la rete di 197 agenzie di B&B e i circa 20 miliardi di sterline di depositi di circa 2,7 milioni di clienti. Decisamente più pesante è stata invece la tedesca Commerzbank (-22%), nonostante abbia rassicurato il mercato annunciando che il suoi fondamentali sono sicuri.

Guardando poi gli altri settori, non è andata meglio ai titoli del comparto delle materie prime, penalizzate dall’improvvisa frenata del petrolio sotto la soglia psicologica dei 100 dollari al barile. Il gigante Bhp Billiton ha perso nella City il 9,9% e la concorrente Rio Tinto il 9,8%. Non hanno approfittato della debolezza del greggio i titoli automobilistici con Renault che ha perso il 6,1% e Fiat il 4,9%.


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