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CRITICA DELL’ ECONOMIA POLITICA E DELLA TEOLOGIA. IL DOLLARO ("IN GOD WE TRUST") E LA CROCE ("DEUS CARITAS EST"): TUTTO A "CARO-PREZZO" ("CARITAS")!!!

EVADERE DALLE IDEE VECCHIE!!! CON MARX E KEYNES, OLTRE. Un’indicazione e "una premessa... di civiltà" - di Federico La Sala

KEYNES. La difficoltà non sta nelle idee nuove, ma nell’evadere dalle idee vecchie, le quali, per coloro che sono stati educati come lo è stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente
sabato 20 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
UN’ESORTAZIONE *
Questo libro è diretto principalmente ai miei colleghi economisti [...] l’economia ortodossa è in difetto, l’errore va trovato non nella sovrastruttura, che è stata eretta con grande cura di coerenza logica, ma nella poca chiarezza e generalità delle premesse [...] La composizione di questo libro è stata per l’autore una lunga lotta di evasione, e tale dev’esserne la lettura per la maggioranza dei lettori affinché l’assalto dell’autore su di loro abbia successo: una lotta (...)

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> EVADERE DALLE IDEE VECCHIE!!! --- DANTE ALIGHIERI, WILLIAM SHAKESPEARE, E JOHN MAYNARD KEYNES. Note a margine di un intervento di Ignazio Visco "sull’economia di Dante e su vicende dei nostri tempi".

venerdì 28 gennaio 2022

COSTITUZIONE, ANTROPOLOGIA, E CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA:

DANTE ALIGHIERI, WILLIAM SHAKESPEARE, E JOHN MAYNARD KEYNES.

La questione dei due soli e "il nostro problema economico"...

      • "In questo intervento, da economista e governatore della Banca d’Italia, ovviamente non tratterò dell’immenso valore letterario dell’opera di Dante, né della sua enorme importanza dal punto di vista storico e culturale nonché linguistico. A quest’ultimo riguardo mi fa solo piacere ricordare il ruolo svolto da Bonaldo Stringher, al vertice della Banca d’Italia nei primi trent’anni del Novecento e a lungo vice presidente della Società Dante Alighieri. Mi soffermerò invece su alcuni aspetti che hanno caratterizzato la sua epoca e probabilmente il suo pensiero in materia di economia e finanza, aspetti che rivestono un certo interesse anche in chiave moderna [...]

      • A conclusione di questo non breve excursus sull’epoca e sulle (possibili) idee “politico-economiche” di Dante mi pare che convenga almeno ricordare l’imprudenza nella quale rischiamo di incorrere “leggendo” la storia con gli occhiali delle categorie politiche e socio-economiche odierne. Il rischio principale è che si finisca per rinvenire nelle opere di cui siamo stati eredi così fortunati ciò di cui ciascuno di noi è già in qualche modo convinto. Mi sembra tuttavia non azzardato sottolineare quanto siano ricchi gli spunti che i tentativi di lettura organica dell’evoluzione e della cristallizzazione del pensiero dantesco di cui ho qui provato a tenere conto possano offrirci ancora oggi, nella consapevolezza dei limiti e dei rischi di questi esercizi.

      • Dante ci ricorda che «la necessità de l’umana civilitade ... a uno fine è ordinata, cioè a vita felice; a la quale nullo per sé è sufficiente a venire senza l’aiutorio d’alcuni, con ciò sia cosa che l’uomo abbisogna di molte cose, a le quali uno solo satisfare non può. E però dice lo filosofo che l’uomo è compagnevole animale» (Convivio, IV, 1). Come raggiungere la felicità non è ovvio, ma le imperfezioni e i limiti che derivano dalla cupidigia rischiano di compromettere, diremmo oggi, l’efficiente allocazione delle risorse e la stabilità dell’equilibrio monetario, con effetti ingiusti anche sul piano dell’equità distributiva. Vi è quindi necessità di un intervento esterno, riequilibratore e stabilizzatore, con uno sguardo esteso oltre i confini nazionali.

      • Molti secoli dopo anche il più grande economista del Novecento si espresse con forza contro il principio, o “mito”, della “mano invisibile” e le degenerazioni di un capitalismo instabile e diseguale. Ritenendo impossibile fare a meno del contributo positivo di un’economia di mercato, John Maynard Keynes considerava però essenziale che essa non fosse lasciata in balia di se stessa; non ne condivideva, comunque, i valori di fondo, in particolare l’“amore per il possesso del denaro - da non confondersi con l’amore per il denaro che serve a vivere meglio, a gustare la vita”[46], in questo quindi ben vicino a quanto possiamo capire del pensiero di Dante. Forse più realista di Dante (o semplicemente sulla base dell’esperienza accumulata proprio a partire dall’epoca di Dante), scrivendo negli anni Trenta Keynes riteneva però che finché non si fosse risolto definitivamente, anche grazie all’innovazione tecnologica, il nostro “problema economico” (soluzione con un certo ottimismo attesa a distanza di un centinaio di anni), non avremmo potuto fare altro che continuare “a fingere con noi stessi che il bene è male e il male è bene”[47], come suggerito dalle streghe del Macbeth (“fair is foul and foul is fair”), la straordinaria tragedia scritta da William Shakespeare, l’altro grande vate del secondo millennio." (cfr. Ignazio Visco, "Note sull’economia di Dante e su vicende dei nostri tempi", insula europea, 27 gennaio 2022 (ripresa parziale, senza note).


ANTROPOLOGIA, TEOLOGIA, ECONOMIA, E FILOLOGIA: "HOMO HOMINI DEUS EST"!

IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS (NON UN LOGO): DEUS CHARITAS EST (NON "DEUS CARITAS EST")!

IL "NOSTRO" PROBLEMA DI MAMMONA. Non potete servire a Dio (charitas - amore e giustizia) e a mammona (caritas - denaro e ricchezza):

      • Matteo 6:24-34

24 Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona. 25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

Federico La Sala


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