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Memoria. "Meditate che questo è stato" (Primo Levi)

AUSCHWITZ, QUEL GIORNO - di Luigina D’Emilio - selezione a cura del prof. Federico La Sala

Primo Levi, La tregua: "La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla (...)"
sabato 28 gennaio 2006 di Emiliano Morrone
[...] Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi (...).
Non salutavano, non sorridevano, apparivano oppressi, oltre che da pieta’, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e (...)

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martedì 12 dicembre 2006

L’INTERVISTA Parla lo storico Korn leader della comunità ebraica tedesca

"Rubarci la Storia il crimine più grave"

di ANDREA TARQUINI (la Repubblica,11.12. 2006)

BERLINO - La conferenza di Teheran minaccia di rafforzare in tutto il mondo il revisionismo storico e correnti antisemite. Lo dice Salomon Korn, vicepresidente della comunità ebraica tedesca, autore di libri sulla storia contemporanea dell’ebraismo.

Quanto è pericolosa l’iniziativa di Ahmadinejad?

«Il pericolo del revisionismo è più vecchio di Ahmadinejad. Le persone bene informate non saranno influenzate dalla conferenza. Ma il pericolo è un altro. C’è una tendenza generale a storicizzare l’Olocausto: ridurlo a un Passato che non ha un ruolo e un’influenza nel presente. Una conferenza del genere, organizzata per la prima volta da uno Stato membro delle Nazioni Unite, può rafforzare molto questa tendenza».

Quanto sono pericolosi questi circoli, il movimento revisionista?

«E’ piuttosto pericoloso. Perché quanto più il 1945 si allontana nel tempo e nella memoria, tanto più cresce e si diffonde questa tendenza».

Quanto è vasto il movimento revisionista?

«E’ più vasto e diffuso di quanto non ci si immagini. Sfugge alle statistiche. Se in Europa in media l’antisemitismo coinvolge il 20 per cento della popolazione, vuol dire che correnti sottocutanee si muovono negli animi e nelle nostre società. C’è gente specie in Germania e negli ex paesi che collaborarono con la Germania che non vuole più sentir discutere dell’Olocausto perché per loro è imbarazzante. Magari parenti furono coinvolti. Oppure quella memoria disturba il nazionalismo. Si produce cioè un antisemitismo che nasce dal rifiuto del peso del senso di colpa. Sentimenti incoraggiati dall’iniziativa di Ahmadinejad».

Chi finanzia il movimento revisionista?

«Ci sono molti finanziatori. E quando partiti neonazisti entrano in parlamenti anche regionali, come la Npd in Germania, incassano i contributi pubblici. Flussi di denaro esistono ovunque: Europa, Usa, Medio Oriente. Ma il tema del momento è un altro. Il fatto che Ahmadinejad ormai agisce secondo il classico modello dell’antisemitismo. Prima si toglie agli ebrei la dignità, poi le loro proprietà, poi la loro esistenza di esseri umani. Lui con la conferenza sta compiendo un passo in più: togliere agli ebrei la loro Storia. Nessun antisemita lo aveva mai fatto».

Come nasce il revisionismo?

«Dalla diffusa voglia di sentirsi popolo superiore, popolo eletto. Fu tipica del nazionalismo tedesco ma non solo. E’un trend generale e pericoloso».

Il pericolo è maggiore in Germania o altrove?

«Più forte è la democrazia, minore è il pericolo. La Germania nell’insieme è una stabile democrazia. Ma ha un grosso problema storico: negli ultimi secoli ha subìto almeno sei catastrofi storiche - dal 1806 alla fine dell’Impero nel 1918, dalla fine di Weimar, alla catastrofe del Terzo Reich, alla divisione del paese dopo il 1945. Scosse che hanno impedito alla coscienza nazionale di svilupparsi».


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