Bertone: il Papa nel 2009 a San Giovanni Rotondo
di GIOVANNI RUGGIERO (Avvenire, 24.08.2008)
DAL NOSTRO INVIATO A SAN GIOVANNI ROTONDO (FOGGIA) Un applauso lungo e caloroso l’ha interrotto nell’omelia quando ha dato l’annuncio tanto atteso: Benedetto XVI verrà, pellegrino tra i pellegrini, sul monte del Gargano sulla tomba di san Pio. Il cardinale Tarcisio Bertone, nella chiesa dedicata al santo di Pietrelcina, fa un inciso e, con parole semplice, dice: «Il Santo Padre sarà felice, ha confidato, di stare qui. Ormai tutto è predisposto: Benedetto XVI verrà, in una data ancora da stabilire, ma nel 2009 a San Giovanni Rotondo», poi, dopo questo applauso di gioia, ha ripreso la sua omelia.
Il segretario di Stato vaticano ha presieduto la solenne concelebrazione sotto gli eleganti archi di pietra di Apricena voluti dall’architetto Renzo Piano per il nuovo tempio dedicato a Padre Pio. Può contenere 6.500 persone, e le panche disposte a raggiera sono tutte occupate.
La Messa, dopo la veglia nella notte gelida dell’altra sera, ha chiuso in modo solenne la festa del santo, ricordato il 23 settembre. È stata concelebrata dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste- San Giovanni Rotondo e delegato pontificio per il santuario Domenico Umberto D’Ambrosio, dal ministro generale dei cappuccini, fra’ Mauro Jöhri, dal provinciale fra’ Aldo Broccato, oltre a numerosi vescovi anche appartenenti all’ordine dei frati minori.
È stato l’arcivescovo D’Ambrosio a portare il saluto al porporato che - lo ha ricordato - per la terza volta è salito fino al santuario. «Come sempre - ha detto in un punto del suo saluto - la numerosa e affollata assemblea liturgia scandisce e rende sempre più vere le parole profetiche di Padre Pio quando diceva che avrebbe fatto più chiasso da morto che da vivo. È il chiasso della santità - ha aggiunto - che deve farsi strada in un mondo segnato ancor più da paure, incertezze, paurosi cali di speranza e di fiducia».
La festa coincide con due anniversari propri di questi giorni: la comparsa delle stimmate novant’anni fa e la morte di san Pio, il 23 settembre, appunto, di quarant’anni fa. Il cardinale Bertone ha ripercorso le dolorose e sofferte tappe terrene del santo, a partire dalla consacrazione in giovane età (i suoi superiori temettero che dovesse morire presto e, dunque, affrettarono i tempi) fino all’impressione delle stimmate, e poi la morte. «Padre Pio - ha spiegato il porporato - fu veramente servo buono e fedele del Vangelo; visse tutto orientato verso il regno dei cieli; fu discepolo di Cristo che non cercò altro vanto se non amare e soffrire per lui; fu sacerdote che non cercò altro che consumarsi nell’amore di Dio e per i fratelli, come testimoniano le sue lunghe giornate di ascolto dei penitenti e le altrettanto lunghe nottate di preghiera vegliando con il Signore crocifisso; fu figlio sincero della Chiesa che anche nelle occasioni più dolorose preferì non difendersi, morendo a se stesso sepolto nel silenzio docile dell’obbedienza lacerante, ma feconda ». Papa Paolo VI lo definì «un rappresentante stampato delle stigmate di Nostro Signore», il cardinale Bertone, riprendendo queste parole, ha sottolineato: «Le stimmate lo mostravano e lo indicavano ai fedeli inchiodato alla Croce proprio nel momento in cui celebrava Messa; esse sembravano ancora indicare fisicamente il prezzo di sangue pagato da Cristo ogni volta che amministrava il sacramento del perdono e ricordavano, a chi chiedeva intercessioni o miracoli, quanto costassero quelle ’grazie’ che Dio con generosità distribuiva. Eucaristia, perdono, risurrezione: riassumendo tutte queste realtà, le stimmate ne mostravano la misteriosa sorgente».
Prima di officiare, il cardinale Bertone si è inginocchiato davanti al corpo del santo esposto in questi giorni (e lo sarà per un altro anno) nella cripta della chiesetta di Santa Maria delle Grazie. A chi gli chiedeva delle sue emozioni, ha detto semplicemente che tutta la vita di Padre Pio lo ha sempre commosso per la sua eroicità, e nell’omelia, ha ricordato gli sforzi immani che segnarono tutta l’esistenza del santo. «Noi - ha detto - potremmo considerare la condizione che toccò in sorte a Padre Pio come un sommo privilegio; egli la visse invece con spavento e terrore, fino al punto di sentirsi dannato. Cristo - ha aggiunto - donò a Padre Pio le sue stesse piaghe per renderlo partecipe delle sue stesse sofferenze patite per la nostra redenzione. Era atterrito, non in quanto manifestavano l’amore di Cristo per lui e per il mondo, ma in quanto manifestavano le ferite inferte a Cristo, i dolori di Cristo e l’aggravarsi su di Lui del peso dei peccati del mondo».
Bertone ha poi ricordato la sua capacità di accogliere tutti indistintamente, mettendo in pratica la parola del Vangelo secondo cui si diventa padri e madri, fratelli e sorelle non solo nella carne, ma anche nell’ascolto e nel rendere fruttuosa la parola di Dio. È ancora così. Anche ieri erano in fila migliaia di persone per vedere Padre Pio, anche se il cappuccino non c’è più. L’annuncio ieri mattina durante l’Eucaristia presieduta dal segretario di Stato vaticano nel 40° anniversario della morte di Padre Pio «servo buono e fedele del Vangelo, figlio sincero della Chiesa»