Usa, no al piano da 700 miliardi Crollano Borse e banche europee
Vano l’appello del presidente Bush
La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha bocciato il pacchetto da 700 miliardi di dollari per salvare il sistema finanziario americano. È mancato il quorum per un pugno di voti. I voti contrari sono stati 228, mentre quelli a favore sono stati 205. Per far passare la legge erano necessari 218 voti favorevoli.
Crolla Wall Street: subito dopo il voto il Dow Jones faceva segnare -5,4%, il Nasdaq a -6,2%. L’euro schizzava a 1,4570 dollari.
Il documento per qualche minuto è rimasto congelato: in molti hanno cercato di convincere, aggrappandosi a tecnicismi procedurali, chi aveva votato contro a cambiare idea. Ma non c’è stato nulla da fare. Vano anche l’ennesimo appello del presidente George Bush in mattinata: «Il Congresso potrà mandare un forte messaggio ai mercati approvando prontamente il piano di salvataggio».
La giornata è stata nera per le Borse europee che hanno chiuso con un tonfo una seduta tutta in calo: sono stati bruciati 320 miliardi. A influire sui listini è principalmente lo scetticismo sul piano di salvataggio Usa delle banche, oltre ai timori dovuti alla diffusione della crisi anche nel vecchio continente.
La nazionalizzazione di Bradford&Bingley in Inghilterra e di Fortis con l’aiuto di Belgio, Olanda e Lussemburgo, insieme alle difficoltà di Dexia a Parigi e di Hypo Real Estate a Francoforte deprimono le Borse e i titoli bancari in generale, peggiori dei listini in tutto il Continente: l’indice Eurostoxx di settore ha chiuso in calo del 7,2%. Peggio hanno fatto solo le materie prime, con un calo del 9,38%. Negli Stati Uniti il colosso finanziario Citigroup ha annunciato che acquisterà le attività legate alle operazioni bancarie di Wachovia, evitandone il fallimento. La Bce è intervenuta con l’immissione di 120 miliardi di euro sui mercati, per fronteggiare la crisi.
Il piano Paulson prevede la creazione di un board incaricato della supervisione del programma di salvataggio finanziario, di cui faranno parte i vertici di Fed e Sec, il direttore della Federal Home Finance Agency ed esponenti del governo. L’accordo prevede inoltre un divieto per i manager delle società che beneficiano del piano di accedere a buonuscite d’oro e permette al Tesoro, in alcuni i casi, di prendere il controllo delle società che attingono ai fondi del piano di salvataggio. I conservatori, facendosi portavoce del malumore in una larga fetta dell’opinione pubblica americana per l’entità dell’enorme intervento con soldi pubblici, hanno continuato a sollevare dubbi sull’efficacia e l’opportunità del piano. L’alternativa però, secondo quanto ha detto ai negoziatori sabato notte il miliardario Warren Buffett, è semplicemente quella di andare incontro alla «più grande catastrofe finanziaria nella storia americana». E ora l’approvazione definitiva potrebbe slittare a mercoledì e forse persino più in là.
Nel frattempo le Borse europee sono penalizzate anche da un altro genere di incertezze, quelle sui nuovi terremoti economici europei, effetto del vasto tzunami finanziario americano. Nel fine settimana c’è stata una doppia nazionalizzazione: della banca britannica Bradford & Bingley da parte del governo di Londra e della banca belga Fortis da parte dei governi di Belgio, Olanda e Lussemburgo e dopo l’annuncio del piano di salvataggio targato Benelux il titolo si è risvegliato in rimonta ad Amsterdam.
Ma i salvataggi resi necessari dal propagarsi della crisi subprime Usa non sono finiti. Lunedì il ministro delle Finanze belga Didier Reynders si è detto pronto a sostenere anche la banca franco-belga Dexia, su cui si concentrano forti ribassi borsistici. Già dieci giorni fa il titolo Dexia, in virtù della sua esposizione dichiarata nei confronti della fallita Lehman Brothers - anche se l’istituto smentisce di avere problemi di liquidità -, aveva subito gravi perdite in borsa. Lunedì ha iniziato la settimana perdendo il 32 percento, poi approndondendo le perdite nel corso della seduta.
Non è migliore la situazione in Germania dove per salvare Hypo Real Estate, istituto tedesco specializzato in mutui in difficoltà, è stata aperta una linea di credito da parte di un consorzio di banche pubbliche. Il titolo della banca stava crollando in borsa lasciando sul terreno il 75,5% del valore.
Anche a Piazza Affari a Milano le contrattazioni sono iniziate con vendite a mani basse sui bancari. Il titolo più bersagliato dagli investitori è stato Unicredit che ha iniziato cedendo subitoil 5,70%. Sotto pressione anche la Popolare di Milano, il Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Mps e Mediobanca tutti titoli con ribassi iniziali superiori ai due punti percentuali.
A cercare di risollevare le economie del Vecchio Continente la Bce annuncia un’asta a un giorno da 30 miliardi di dollari, nell’ambito dell’azione coordinata con la Fed. Praticamente si tratta di iniettare sul mercato monetario questi altri 30 miliardi di dollari.
Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet a Bruxelles a colloqui con il premier belga Ives Leterme, mentre è in corso un consiglio dei ministri straordinario sulla crisi della banca Fortis. Secondo il quotidiano Figaro banca francese Bnp Paribas potrebbe acquisire tutte le attività del gruppo belga-olandese Fortis, il quale però ricorrerebbe intanto a una operazione di aumento di capitale.
Intanto è stato diffuso un rapporto della Commissione europea secondo il quale il Business Climate Indicator, indice sulle aspettative imprenditoriali nei paesi dell’Eurozona, è calato a settembre ai minimi degli ultimi cinque anni: arretra a -0,79 punti dai -0,28 punti di agosto e contro gli attesi -0,93 punti. Bulgaria, Slovenia e Slovacchia sono gli unici tre Paesi della nuova Europa a 27 dove a settembre la fiducia economica non è risultata in crisi. Nell’Unione europea, l’Esi - il più generale indicatore di fiducia economica - ha raggiunto il suo livello più basso dal dicembre 1993, mentre per la zona euro si avvicina al dato del 2001.
Il petrolio e l’euro non stanno bene. A New York il greggio arriva a un minimo a 102,56 dollari. Mentre a Londra il future novembre sul brent cede il 3,19% a 100,24. Ma anche l’euro ha una battuta d’arresto e lunedì cala a ridosso dei 1,43 dollari.
Quanto al destino della nazionalizzata Bradford & Bingley, nell’immediato il Banco Santander pagherà 612 milioni di sterline (1,1 miliardi di dollari Usa) per rilevare la rete di 197 agenzieed i circa 20 miliardi di sterline di depositi di circa 2,7 milioni di clienti.
Bradford&Bingley è il secondo colosso bancario britannico a cadere vittima della crisi dei mercati finanziari, dopo che già Northern Rock era stato salvato dal Governo poco dopo l’ esplosione della crisi legata al credito immobiliare statunitense ad alto rischio. Il Governo britannico a sua volta pagherà circa 14 miliardi di sterline per rendere possibile il trasferimento dei depositi della clientela a Santander; la banca spagnola già opera nel Regno Unito attraverso Abbey National. Oltre a questo sempre il Governo di Londra si farà carico di quattro miliardi di sterline per proteggere i depositi superiori alle 35mila sterline.
* l’Unità, Pubblicato il: 29.09.08. Modificato il: 29.09.08 alle ore 20.46