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EMERGENZA BALLISMO. COME UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA DELLA STORIA DELLA SPECULAZIONE ITALIANA...

VELTRONI, D’ALEMA SVEGLIA!!! E’ ELEMENTARE!!! BERLUSCONI E’ GIA’ CON UN PIEDE SUL COLLE DAL ’94, CON LA FONDAZIONE DEL SUO PARTITO: "FORZA ITALIA"!!! - a cura di pfls

giovedì 2 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] la scalata al Quirinale di Berlusconi ha già trovato rinforzi con il via libera di Umberto Bossi: «Noi lo voteremo». Più cauto invece il segretario della Dca, il ministro Rotondi, che giudica «inopportuno parlare di Berlusconi al Quirinale perchè c’è un impegno assunto con gli elettori a governare cinque anni e inoltre il Quirinale è occupato da un presidente degnissimo e gradito agli elettori di centro-destra». Non esclude l’ipotesi, però, nemmeno Massimo D’Alema, secondo il quale (...)

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> VELTRONI, D’ALEMA SVEGLIA!!! E’ ELEMENTARE!!! BERLUSCONI E’ GIA’ CON UN PIEDE SUL COLLE ---- - "Con la mia storia perché non pensarci?".

sabato 4 ottobre 2008


-   Ma il Cavaliere studia la scalata al Quirinale
-  "Con la mia storia perché non pensarci?"

di GOFFREDO DE MARCHIS *

ROMA - Un giornalista sportivo lo inquadrò alla prima rivoluzionaria conferenza stampa da neopresidente del Milan, nel lontano marzo ’86: "Questo qui un giorno leggerà il messaggio di fine anno". Quel commento di 22 anni fa oggi è qualcosa più di una profetica battuta perché Silvio Berlusconi è sceso in campo nel ’94, è a Palazzo Chigi per la terza volta, è un leader per il momento senza rivali "nella politica, nei poteri forti e tra la gente", dice sconsolato il centrista Bruno Tabacci.

Malgrado Giorgio Napolitano occupi egregiamente e saldamente la poltrona di presidente della Repubblica con un mandato che scade nel 2013, il sogno quirinalizio del Cavaliere viene evocato sempre più spesso. Berlusconi ha due strade per cullarlo: il voto parlamentare con le regole attuali o l’elezione diretta del capo dello Stato decisa da una riforma che instauri una repubblica presidenziale. "Uno con la mia storia perché non dovrebbe pensarci", si è lasciato sfuggire il premier tradendo la sua cautela sull’argomento.

La Grande riforma è stata "disegnata" due settimane fa, a grandi linee, dal potente coordinatore di Forza Italia Denis Verdini: "Il centrodestra è maggioranza nel Paese da anni. Avrà il diritto di eleggere un capo dello Stato? Se non ci siamo ancora riusciti è perché va corretto l’attuale sistema di elezione". È l’annuncio di un progetto di repubblica presidenziale? Il senatore del Pdl Gaetano Quagliariello coordina il gruppo di lavoro sulle riforme lavorando soprattutto sul premierato.

Ma ai vertici del Pdl ha svelato anche un’altra carta: "È vero però che i sistemi presidenziali, in un momento di crisi della politica, ti offrono una riserva più ampia di legittimità". Quagliariello la chiama "una riflessione di fondo". Poi il Cavaliere sale su un predellino e trasforma la riflessione di fondo in un fatto compiuto...

Bossi ha parlato di Berlusconi al Quirinale domenica: "Sarà lui il prossimo presidente, noi lo voteremo". Con la consueta franchezza, il leader del Carroccio ha svelato un segreto di Pulcinella: il vero traguardo del premier. Che sarebbe realtà certa se si votasse per il Colle in questa legislatura e con questo Parlamento: Berlusconi andrebbe in carrozza al Quirinale. Ma il calendario è diverso: con le scadenze naturali e la Costituzione vigente saranno le prossime Camere a eleggere il presidente, il mandato di Napolitano finisce infatti tra cinque anni, dopo le elezioni politiche.

Toccherebbe perciò affrontare dei passaggi preliminari, una nuova campagna elettorale (a 77 anni) e il voto del popolo. Una strada più impervia che autorizza l’ipotesi di altre soluzioni, a cominciare dalla possibile revisione della Carta.

Il diretto interessato si è sempre tenuto alla larga da questi discorsi, a parte un "non escludo una candidatura al Colle" nel 2005 con la precisazione che anche "il dottor Letta" poteva essere un ottimo nome. Letta è il braccio destro del Cavaliere, ma può diventare un concorrente nella lunga marcia al Colle. Walter Veltroni sembra saperlo molto bene.

Il segretario del Pd ha stuzzicato il Cavaliere dopo la chiusura positiva del caso Alitalia esaltando il ruolo del sottosegretario alla presidenza, "il suo senso di responsabilità. Io e Gianni Letta abbiamo la stessa cultura". Come dire: lui sì che è un uomo delle istituzioni. Berlusconi si è vendicato pochi giorni dopo mettendo uno contro l’altro Veltroni e D’Alema. E attribuendo all’ex ministro degli Esteri il merito di aver fermato il leader del Pd che "giocava per la rottura".

Schermaglie contingenti, ma a gioco lungo si possono leggere anche in chiave-Quirinale. Segnalano che per il dialogo tra maggioranza e opposizione e alla lunga per il Colle Letta è una figura decisiva.

Nell’ottica di un salto di qualità si muove anche Giulio Tremonti. La poltrona di ministro dell’Economia è un trampolino per la presidenza della Repubblica (vedi Carlo Azeglio Ciampi). Tremonti coltiva rapporti bipartisan attraverso l’Aspen Institute (è di due giorni fa un dibattito sulla religione con D’Alema e il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone).

L’alternativa è la leadership del Pdl per la quale la sfida è con Gianfranco Fini. Il Pd osserva le mosse, ma si schiera. D’Alema ha "autorizzato" l’ascesa di Berlusconi al Colle con un sistema presidenziale: "In quel caso ci sarebbero pesi e contrappesi". Meglio del presidenzialismo strisciante di oggi, ma l’ex ministro ha chiarito: "Io non sono presidenzialista. Penso a una legge elettorale tedesca e al rafforzamento delle Camere".

Veltroni dice un no netto a Berlusconi e all’elezione diretta. Però Tabacci punta il dito: "Il centrosinistra ha contribuito a creare questo clima presidenzialista. Hanno proposto la repubblica presidenziale, ci hanno ripensato, poi l’hanno proposta di nuovo. Ed era Veltroni a cavalcare il sindaco d’Italia. Ma il sindaco d’Italia ora lo fa Berlusconi". Se il Cavaliere può coltivare il sogno presidenziale quindi, la colpa è anche un po’ del Pd.

* la Repubblica, 3 ottobre 2008


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