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EMERGENZA BALLISMO. COME UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA DELLA STORIA DELLA SPECULAZIONE ITALIANA...

VELTRONI, D’ALEMA SVEGLIA!!! E’ ELEMENTARE!!! BERLUSCONI E’ GIA’ CON UN PIEDE SUL COLLE DAL ’94, CON LA FONDAZIONE DEL SUO PARTITO: "FORZA ITALIA"!!! - a cura di pfls

giovedì 2 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] la scalata al Quirinale di Berlusconi ha già trovato rinforzi con il via libera di Umberto Bossi: «Noi lo voteremo». Più cauto invece il segretario della Dca, il ministro Rotondi, che giudica «inopportuno parlare di Berlusconi al Quirinale perchè c’è un impegno assunto con gli elettori a governare cinque anni e inoltre il Quirinale è occupato da un presidente degnissimo e gradito agli elettori di centro-destra». Non esclude l’ipotesi, però, nemmeno Massimo D’Alema, secondo il quale (...)

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> VELTRONI, D’ALEMA SVEGLIA!!! E’ ELEMENTARE!!! BERLUSCONI E’ GIA’ CON UN PIEDE SUL COLLE DAL ’94, CON LA FONDAZIONE DEL SUO PARTITO: "FORZA ITALIA"!!! ---- «L’era Silvio? Non avevamo capito nulla» (di Luciano Violante - intervista di Fabrizio Roncone).

domenica 17 maggio 2009

Il Pdl Le prime assise

«L’era Silvio? Non avevamo capito nulla»

Violante: nel Pds si ironizzava. Solo Pecchioli comprese, D’Alema intuì qualcosa *

ROMA - «L’inizio di tutto? Ho un ricordo netto, visivo, e quasi fisico: ero nel mio ufficio di presidente della commissione Antimafia, a Palazzo San Macuto, e stavo guardando i tigì di mezza sera. All’improvviso sentii dare questa notizia: "L’imprenditore Silvio Berlusconi ha deciso di appoggiare il leader dell’Msi Gianfranco Fini che, nella corsa a sindaco di Roma, è impegnato contro Francesco Rutelli, candidato del centrosinistra"... Beh: mai, prima di quel momento, c’era stato qualcuno così sfrontato nell’appoggiare un esponente di destra, e di una destra vera, autentica... che anno era?».

Era il 23 novembre 1993.

(Luciano Violante ha 68 anni ed è nato a Dire Daua: il padre, giornalista comunista, fu costretto dal regime fascista ad emigrare in Etiopia. Ma su questo non indugiamo: è pomeriggio tardi, dalle finestre del suo ufficio al terzo piano di via Uffici del Vicario si vede il sole venire giù su Roma. È un ufficio bello ed elegante come il rango di ex presidente della Camera impone. Naturalmente di Violante, ora nel Pd, occorre ricordare che fu anche magistrato di spicco e alto dirigente del Pci, e poi, ma questo è in molti libri di storia, uno dei pochi e sinceri amici di Giovanni Falcone).

Berlusconi-all’epoca padrone di tv e strepitoso presidente del Milan - decide di mettersi a fare politica: voi del Pds cosa pensaste? «Pensammo ciò che pensò buona parte della classe politica italiana sopravvissuta a Tangentopoli: ma chi è questo? Cosa vuole? Come si permette di irrompere nella nostra politica in modo così sgrammaticato?».

Tutti sorpresi. «No... forse non tutti. Ugo Pecchioli, che era presidente della commissione per i Servizi, qualcosa intuì».

Tipo? «Lui era un politico assai rigido, rigoroso. Di pura cultura comunista. Ma ricordo che un giorno mi disse: "Attenti, le cose nuove, in politica, nascono così"...».

E i diccì? E i socialisti? «Erano provati dalle vicende di Tangentopoli... Ma tipi come Martinazzoli e Cabras... e anche come Gargani...».

Cosa dicevano? «Mah, è probabile che loro qualcosa, delle potenzialità di Berlusconi, intuissero. In fondo loro avevano frequentato Bettino Craxi, erano stati suoi alleati e perciò lo avevano incontrato in privato, con lui avevano trattato...».

E quindi? «Beh, credo che una certa sua capacità di rompere gli schemi, in fondo, la ritrovassero anche in Berlusconi».

Voi, invece, rigidi. «Non capimmo che cominciava una nuova era».

Perché? «Aneddoto. Pranzo di Pasqua, a casa mia, in montagna, a Cogne: tra gli ospiti una signora che era funzionaria di Publitalia. La quale, ad un certo punto, fa: "Io ve lo dico... guardate che quello sta fondando un partito"...».

E voi? «Scettici. Pensando: e che un partito si fonda così?».

Ingenui. «Ci credevamo poco. Mentre lui tesseva alleanze, stringeva patti con la Lega, con la destra... noi ironizzavamo».

Per esempio, quando? «Quando si seppe che ai suoi adepti forniva un kit di ordini: lasciare i bagni puliti, essere sempre sbarbati...».

E quando, il 26 gennaio del 1994, Berlusconi registrò il suo primo messaggio televisivo, mettendo una calza da donna davanti all’obiettivo della telecamera per garantirsi così un effetto visivo più fascinoso? «Pensammo fosse una roba poco seria. E sbagliammo. Perché lui, invece, aveva già intuito come la nuova società italiana stesse cambiando e, alla verità del merito, tipica della nostra storia comunista, si stesse sovrapponendo la verità della forma».

Achille Occhetto, avversario designato. «All’ultimo match televisivo si presentò con un abito marrone in stoffa "occhio di pernice" piuttosto triste... Berlusconi, di fronte, come un manichino lucente...».

Ma lo sottovalutaste davvero a lungo. Veltroni, all’epoca direttore dell’«Unità », gli consentì addirittura di scrivere un editoriale in prima pagina per spiegare l’uso delle sue tivù. Vittorio Foa lo definì una «bolla di sapone»... «Davvero Foa disse questo?... Se posso aggiungere, però, ricordo che D’Alema, almeno lui, non fu tenero. La verità è che Berlusconi, dopo che i suoi tigì avevano cavalcato Tangentopoli, si presentò dicendo "io sono il nuovo". Noi, automaticamente, diventammo il vecchio».

Eppure voi, fino all’ultimo, pensaste di vincere. Occhetto definì la vostra armata elettorale una «gioiosa macchina da guerra». «Propaganda. Io dico che se ci fossimo alleati con i popolari di Martinazzoli avremmo vinto. Comunque, negli ultimi due giorni di comizi, capii che avremmo perso. A Palermo, a Caltanissetta....

Ci fu un suo incidente con Marcello Dell’Utri. «Il quotidiano La Stampa mi attribuì frasi che io non avevo mai pronunciato. Occhetto mi costrinse alle dimissioni da presidente dell’Antimafia, seguì una querela... acqua passata, direi».

Oggi comincia il congresso di fondazione del Pdl. «Il segreto di Berlusconi è che è sempre rinato. Ha vinto, perso, rivinto, riperso, e ancora rivinto. Ogni volta cambiando gioco e regole».

E stavolta? «Stavolta, con il Pdl, l’obiettivo è quello di dare un nuovo ordine alla società italiana...».

Fabrizio Roncone

* Corriere della sera, 27 marzo 2009


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