Si allarga il fronte della protesta anti-Gelmini
Il ministro: solo piccole frange. Negli atenei appello ai rettori: stop alle inaugurazioni
Berlusconi: basta stipendi uguali da sistema socialista, premieremo i più meritevoli
di Mario Reggio (la Repubblica, 3.10.2008)
ROMA - La protesta contro la riforma della scuola targata Gelmini si diffonde. Spontanea, organizzata, ironica o canonica. Ieri presidio di genitori, bambini, precari davanti al palazzo gentiliano di viale Trastevere. Oggi sarà la volta dell’Idv con l’Unicobas. Ma le bordate pesanti arriveranno il 17 ottobre con lo sciopero dei Cobas e a fine mese con la scesa in campo della Cgil.
Ma la protesta sale anche nelle università. L’appello è di bloccare le inaugurazioni dell’anno accademico, per difendere la ricerca e la qualità dell’insegnamento, dopo i tagli previsti dal governo. Tra i firmatari Piero Bevilacqua, Alberto Asor Rosa, Gianni Vattimo e Umberto Curi.
E il governo? Per il momento parla di scuola. «Proteste di piccole frange marginali che hanno deciso di non guardare nel merito dei problemi» dice il ministro Mariastella Gelmini a proposito delle contestazioni. Innovazioni futuribili a parte, come la lavagna elettronica, il pomeriggio è stato segnato dalle dichiarazioni del premier Berlusconi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. A partire dagli stipendi degli insegnanti: «C’è un egualitarismo che troverebbe cittadinanza solo in un sistema socialista e non in un Paese liberale e democratico come il nostro». E come differenziare le retribuzioni e premiare il merito di chi si impegna di più? Silenzio sui metodi di valutazione dei docenti, ma una promessa per il futuro: «I sacrifici di oggi serviranno per premiare il personale più bravo nel futuro - ha chiarito la Gelmini - a partire dal 2012, quando i risparmi ci permetteranno di aumentare gli stipendi fino a 7 mila euro l’anno».
Cose già sentite per giorni. Per il resto solo conferme: il maestro unico sarà affiancato da un docente di inglese. La bocciatura alle elementari e alle medie con una sola insufficienza? «Come per il voto in condotta - rassicura Berlusconi - gli insegnanti useranno il buon senso». Qualcuno si chiede perché ci fosse il bisogno di mettere nero su bianco i due provvedimenti in decreto legge, sul quale il governo ha deciso di porre la fiducia.
E sugli 87 mila insegnanti e i 42 mila non docenti tagliati in tre anni? «Nessuna cacciata, sono quelli che andranno in pensione - conferma il presidente del Consiglio - con il contemporaneo blocco del turn over. L’ennesima menzogna della sinistra». Nessuna parola sui 200 mila precari che dovranno cercarsi un altro lavoro. Sul futuro del tempo pieno, che preoccupa centinaia di migliaia di famiglie, nessun problema: «Con l’introduzione del maestro unico sarà aumentato del 50 per cento».
Affermazione che non convince Mariangela Bastico, viceministro dell’Istruzione nel governo Prodi: «Il tempo pieno è scomparso dal decreto Gelmini, che parla solo di un’eventuale estensione delle ore di lezione di 10 ore a settimana. Il maestro unico riporta le ore dell’orario scolastico a 24 ore a settimana, non alle 40 del tempo pieno. Qui si porta via una parte dell’istruzione anche nelle sezioni ad orario normale, pari a 30 ore. Con un taglio di 10 mila insegnanti l’anno».