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In anteprima, da "DEMONI E SANGUE", prossimo libro su ’ndrangheta e oppressione di Francesco Saverio Alessio

’Ndrangheta in Calabria, nel paese degli allocchi: il nasone, la bestia e il coglione

Tre animali e un artista al bivio del comune
mercoledì 10 giugno 2009 di Francesco Saverio Alessio
Un estratto dal nuovo libro in lavorazione (DEMONI E SANGUE) dove l’autore descrive un episodio in cui viene minacciato e insultato in modo tipicamente mafioso, cioè non dimostrabile per mancanza di testimoni, e quindi non denunciabile alle forze dell’ordine. L’autore per una lunga serie di minacce di questo tipo e per altri mille motivi di attacco alla privacy e alla serenità ha deciso di abbandonare definitivamente la sua terra ed il suo paese d’origine per lavorare e vivere in un luogo più sicuro, più bello e soprattutto più civile.

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> ’Ndrangheta in Calabria, nel paese degli allocchi: il nasone, la bestia e il coglione

venerdì 10 ottobre 2008

Caro Domenico,

il mezzo e il fine non sono mai la stessa cosa. Evito teoresi e passo al sodo. La discussione non può cadere sul linguaggio di Saverio. Anche perché ogni volta che abbiamo denunciato malaffare e gravi responsabilità politiche e amministrative, con numeri, dati, fatti, nomi e prosa lineare, nessuno ha mosso un dito e nulla è cambiato. Nessuno ha pagato per i danni causati. Nessuno. Mentre Saverio e io siamo finiti in tribunale, come altri amici, e nella nostra terra abbiamo subìto la denigrazione generale, grazie a un’informazione che obbedisce supinamente al Palazzo.

La verità - se vogliamo uscire dal politicamente corretto, dal buonismo verbale e dal concetto astratto di democrazia, che presuppone sempre parità di mezzi e modi - è che da noi, a Sud, la dialettica politica è ancora e sempre più tragicamente dominio illegale, sopraffazione, violenza e coercizione da parte di aggregazioni che "chiamansi partiti". Equivalenti alla mafia, avrebbe concluso Leonardo Sciascia.

Mio padre, malato e anziano, è stato aggredito l’estate scorsa: un bruto (di partito) gli ha messo le mani addosso. Evidente il tentativo di usare ogni sistema per raggiungere un obiettivo: l’annullamento della mia voce, che è uguale a quella di chi condivide questo spazio web di libero scambio.

Mi sembra che stiamo commettendo l’errore di sottovalutare l’assoluta pericolosità di certi soggetti e coalizioni, auspicando, tra Noi e Loro, un confronto normale sulle idee che non potrà mai esserci.

Da noi, a Sud, chi comanda spesso viola la legge, ostacolando "la libertà e l’eguaglianza dei cittadini" e impedendo "il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (art. 3 della Costituzione repubblicana).

Ci sarebbe tutto un discorso da fare sulla formazione del consenso. Per significare che la scelta di legislatori e governanti non è affatto democratica, dalla legge sull’elezione dei parlamentari alla raccolta di voti via ’Ndrangheta Spa.

Non perdiamoci, quindi, nei ragionamenti sulle forme. Sulla carta, quel che hai scritto, caro Domenico, è vero. Non è però applicabile a una realtà come quella calabrese, che non ha isole felici, preservate dall’azione di "Cosa nuova". Bisogna, anzi, insistere sulla distinzione fondamentale fra Noi e Loro.

Noi siamo quelli che, per la nostra coscienza e formazione, non farebbero male a nessuno. Loro sono quelli che, per la loro sete di potere e malvagità, calpesterebbero - o, se preferisci, ucciderebbero - tutti e tutto.

Ti abbraccio.

emiliano


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