Caro Saverio,
seppur fosse stata Rabbia la scaturigine delle tue “definizioni”, sarebbe Rabbia umana, giusta, attinente, lecita, sanguigna nonché carotaggio di energico spirito reattivo. La Rabbia innesca l’attivarsi del “reagente”...la Tristezza mi preoccupa: Ella deossigena.
Solo oggi riesco a leggere lo stralcio- anteprima del prossimo libro...è una bella pro/pre-messa. Non devi giustificare le “descrizioni metaforiche” dell’estratto ne, più in la, del lavoro compiuto. Seguita a scrivere. Non vacillare di fronte ai canoni del perbenismo corretto che tentano di penetrare “ad insidiare” la spontaneità delle sensazioni di una vita vissuta e ancor di oggi.
Te lo dissi in agosto appena scendesti dal palchetto in via Roma e poi, più tardi, ancora in villa comunale: non è vano ciò che fai, che dici e che scrivi, il tuo attivismo viene recepito dai cervelli in esercizio; quanto ai dormienti: se spontanei possono decidere di svegliarsi, se consapevoli che continuino “ad abbracciar Morfeo”...in tal caso costituirebbero innocuo “volume”.
Non lasciare che la tristezza impregni il tuo spirito. Quella di abbandonare la tua casa, i tuoi “ricordi tangibili”, le tue abitudini non è stata una scelta ma una violenta forzatura per te, condizione che incentiva sia dolore che tristezza: combatti entrambi con audacia e speranza e seguita a dar voce alla tua “brama” di legalità e giustizia consapevole che, seppur piccolo, c’è “un coro” che assorbe e promulga. L’augurio che posso farti è che questo coro cresca esponenzialmente, inoltre...che tu possa ricostruire il tuo privato. Si può ricominciare.
Un abbraccio sincero, Giusy.