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In anteprima, da "DEMONI E SANGUE", prossimo libro su ’ndrangheta e oppressione di Francesco Saverio Alessio

’Ndrangheta in Calabria, nel paese degli allocchi: il nasone, la bestia e il coglione

Tre animali e un artista al bivio del comune
mercoledì 10 giugno 2009 di Francesco Saverio Alessio
Un estratto dal nuovo libro in lavorazione (DEMONI E SANGUE) dove l’autore descrive un episodio in cui viene minacciato e insultato in modo tipicamente mafioso, cioè non dimostrabile per mancanza di testimoni, e quindi non denunciabile alle forze dell’ordine. L’autore per una lunga serie di minacce di questo tipo e per altri mille motivi di attacco alla privacy e alla serenità ha deciso di abbandonare definitivamente la sua terra ed il suo paese d’origine per lavorare e vivere in un luogo più sicuro, più bello e soprattutto più civile.

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> ’Ndrangheta in Calabria, nel paese degli allocchi: il nasone, la bestia e il coglione

domenica 12 ottobre 2008
Ho letto “l’urlo” di Saverio qualche giorno fa e sono molto dispiaciuto del fatto di non aver risposto subitamente, tra l’altro la mia solidarietà la potevo esprimere citando efficacemente una canzone di Leo Ferré nella quale si canta a squarcia gola: Han raccolto già tutto di insulti e battute e più hanno gridato, più hanno ancora fiato, hanno chiuso nel petto un sogno disperato e le anime corrose da idee favolose. Mille volte son morti come è indifferente, con l’amore nel pugno per troppo o per niente, han gettato testardi la vita alla malora, ma hanno tanto colpito che colpiranno ancora. Hanno bandiere nere sulla loro Speranza e la malinconia per compagna di danza, coltelli per tagliare il pane dell’Amicizia e del sangue pulito per lavar la sporcizia. Non son l’uno per cento ma credetemi esistono, stretti l’uno con l’altro e se in loro non credi, li puoi sbattere in terra ma sono sempre in piedi, sono gli anarchici... (aggiungo: da sempre contro gli “elegantissimi, pulitissimi, stronzissimi” scagnozzi alle dipendenze della cultura della “mafiosità”). Con l’aggiunta di altri interventi le cose si sono un poco complicate ed esaminare analiticamente la situazione è più complesso. Personalmente penso che la distanza che passa tra i cani randagi (pensieri randagi, obliqui, trasversali, nichilisti e “deboli” nel senso vattimiano, etc.) e i cani al servizio di qualche “padrone” (appunto gli scagnozzi alle dipendenze di qualche scellerata cultura), sia abissale. E costa davvero molto scendere a quel livello per gridarglielo in faccia, ma in alcuni casi va fatto. Un saluto e spero a presto, Franco Spina.

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