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Fedel-tà

Vincenzo Tiano puntualizza, dal forum su Padre Fedele Bisceglia, la sessualità e la Chiesa

martedì 31 gennaio 2006 di Emiliano Morrone
Caro Francesco,
non so se sei il Francesco Mele che conosco. Ad ogni modo il tuo intervento merita una risposta, nella quale mi rivolgo col tu per comodità. Penso non ci sia persona che dà più scandalo di chi addita l’altrui scandalo. La vicenda, come mi dimostri, turba soprattutto coloro che ci credevano o ci credono nonostante tutto. Giova e garba, a mio avviso, agli anticlericali assoluti o per partito preso. Il mio intervento era a loro rivolto. E’ come se di fronte ad un immigrato (...)

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> Vincenzo Tiano puntualizza, dal forum su Padre Fedele Bisceglia, la sessualità e la Chiesa

martedì 31 gennaio 2006
Caro Francesco, prima di esporre la mia opinione credo sarebbe opportuno ricordare che quando si riportano degli argomenti a fovore di una tesi (come le statistiche, o le citazioni dai Vangeli) è necessario citare la fonte perchè queste abbiano validità. Vorrei precisare poi che il paragone, come tecnica argomentative, non serve per creare confusione ma per chiarire concetti. Per riprendere il filo del discorso mi chiedo: come puoi citare i Vangeli e ritenere la castità una pratica di fede innaturale? Perchè è bene ricordarlo di fede si sta parlando. Come puoi criticare un religioso per essere venuto meno ai suoi voti di castità, quando nemmeno tu credi nella castità come valore? La Castità non è un obbligo imposto per i religiosi, ma dovere di ogni Cristiano. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi dice: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di cristo e ne farò membra di meretrice? Non sia mai. O non sapete che chi si unisce ad una meretrice forma un solo corpo? (...) Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. (6,19) Ciò che davvero dovrebbe sconvolgerci non è tanto il fatto in sè, perchè l’errore è connaturato alla natura umana a prescindere dal ruolo sociale che si riveste, ma che ci si continui ad appellare alla carità, al perdono come ad entità astratte che hanno valore solo se riferite a chi ci sta davanti, che non trovano attuazione nella nostra vita, nelle nostre parole, se non sotto forma di luoghi comuni. Il perdono non è di Dio, perchè il perdono è Dio, assoluta perfezione, il perdono è un dono di Dio, ed il nostro compito è far germogliare frutti da questo dono, con la nostra vita che solo così diventa alterità, qui sta la carità. La carità non è solo nei centri di accoglienza o nelle belle parole, ma nella nostra vita. Credo poi, che tutti siano daccordo sulla necessità di tutelare le vittime di abusi e violenze, anche perchè, contrariamente a quanto tu possa pensare, la Chiesa, l’Ecclesia, non è un branco, ma una comunità, unita in Cristo. L’accanimento mediatico, l’identificazione del peccato con il peccatore, la furia di trovare un colpevole ad ogni costo per esorcizzare le paure di una società incerta: questi, credo, siano i punti su cui verte la riflessione di Vincenzo, non soltanto in questi ma anche in altri interventi.

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