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"DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE (Deus CHARITAS est) NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, "Deus CARITAS est", 2006)!!!

PIO XII, OGGI?! DOPO E CONTRO LA LEZIONE DI PAPA WOJTYLA, IL REVISIONISMO NOSTALGICO DI RATZINGER. LA "DOMINUS IESUS" SEGNA LA LINEA: UN PESCE MORTO (un "ictus", più che un "Ixthus") IN FACCIA AGLI EBREI, "PRO PERFIDIS JUDAEIS"!!! Un editoriale dell’"Ecclesia Dei" a firma di Mons. Joannes Climacos Mapelli - a cura di Federico La Sala

domenica 12 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] PERCHE’ RATZINGER TENTA LA RIVALUTAZIONE DI PIO XII E NE RIPROPONE LA BEATIFICAZIONE IN CUI IL VATICANO HA MAI SMESSO DI CREDERE: PERCHE’ E’ IN ATTO UN PROGETTO IDEOLOGICO CHE TENDE A MINIMIZZARE L’ANTISEMITISMO DELLA CHIESA CATTOLICA CHE HA PREPARATO QUELLO NAZIFASCISTA E SI VUOL NEGARE - con la revisione storica - TUTTE LE COMPLICITA’ del VATICANO CON I REGIMI DITTATORIALI, E PERCHE’ BENEDETTO XVI SI IDENTIFICA IN LUI, IL PAPA PRECONCILIARE E IL MONARCA ASSOLUTO CHE FU PACELLI (...)

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> PIO XII, OGGI?! --- Parte con uno schiaffo a papa Ratzinger il Sinodo dei vescovi di tutto il mondo... l’esponente ebraico invitato al Sinodo per la primissima volta, il rabbino capo di Haifa Shear Yesuv Cohen, afferma apertamente: "Crediamo che non dovrebbe essere beatificato o preso a modello, perché ha mancato di salvarci o di levare la sua voce, anche se ha cercato segretamente di aiutare".

venerdì 10 ottobre 2008


-  Il religioso di Haifa: "Ratzinger lo celebra? Se lo sapevo non venivo al Sinodo non siamo
-  contenti dei tentativi nella Chiesa di dimenticare questo triste capitolo"

-  Il rabbino: no a Pio XII beato
-  non fece nulla per salvare gli ebrei

di MARCO POLITI *

CITTÀ DEL VATICANO - Parte con uno schiaffo a papa Ratzinger il Sinodo dei vescovi di tutto il mondo. Benedetto XVI ha appena respinto pochi giorni fa le accuse sul "silenzio" di papa Pacelli, proclamando la necessità di riconoscere l’impegno di Pio XII "a favore degli ebrei perseguitati", ed ecco che l’esponente ebraico invitato al Sinodo per la primissima volta, il rabbino capo di Haifa Shear Yesuv Cohen, afferma apertamente: "Crediamo che non dovrebbe essere beatificato o preso a modello, perché ha mancato di salvarci o di levare la sua voce, anche se ha cercato segretamente di aiutare".

Non sono parole pronunciate nell’aula sinodale, dove Cohen ha descritto la sua presenza come un segnale di speranza e di "amore, coesistenza e pace per le nostre generazioni e per quelle future". Ma benché pronunciate all’uscita, conversando con i giornalisti, costituiscono un duro attacco. "Non siamo contenti - ha detto - dei tentativi nella Chiesa di dimenticare questo triste capitolo nella vita di un grande papa, che sentiamo di non poter perdonare e che non può essere perdonato".

Proprio dopodomani papa Ratzinger celebrerà nell’ambito del Sinodo una messa solenne per celebrare il 50° anniversario della morte di Pio XII. All’agenzia Reuters Cohen ha dichiarato che se lo avesse saputo, forse avrebbe rinunciato a venire a parlare in Vaticano. "Ecco perché mi sono astenuto dal fare il suo nome durante il Sinodo". In aula il rabbino capo ha colto invece l’occasione per un appello politico. Evocando le "terribili e brutali" minacce di Ahmadinejad contro Israele, Cohen ha auspicato che non si ripeta mai più la minaccia dell’Olocausto e ha chiesto l’aiuto dei vescovi per difendere Israele.

Il Sinodo appena iniziato si preannuncia come un giro di vite nei confronti dei teologi che studiano la Bibbia, ma soprattutto i Vangeli, con il metodo storico-critico. La prima giornata è stata un crescendo di polemiche nei confronti degli studiosi cattolici che negli ultimi decenni hanno portato alla luce le contraddizioni e gli interrogativi non risolti della vita di Cristo, della sua auto-comprensione e del formarsi delle prime comunità cristiane.

Ha cominciato uno dei presidenti dell’assemblea, il cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, scagliandosi contro ogni tipo di "interpretazione soggettiva o puramente esperienziale o frutto di una analisi unilaterale". Ha proseguito, alla presenza del Papa che ascoltava attentamente, il relatore generale cardinale Marc Ouellet del Quebec, denunciando un "clima di tensione, spesso malsano, tra teologia universitaria e Magistero ecclesiale". Secondo il porporato, invece di un’interpretazione spirituale della Sacra Scrittura si è affermato un modello interpretativo "spesso polemico sotto l’influenza di errori da combattere e di scoperte storiche, filosofiche e scientifiche". Putroppo, ha incalzato, non è stato bloccato l’impatto negativo dell’esegesi razionalista".

La posta in gioco - si è capito da queste prime battute - è l’interpretazione storica e scientifica della costruzione dei Vangeli. Dopo avere imposto il silenzio nel ventennio trascorso ai teologi della liberazione e ai teologi, che si occupano di questioni etiche riguardanti la sessualità e la concezione della natura nel senso più ampio, il papato vuole mettere in riga gli specialisti dell’indagine biblica. Infatti, rispetto alla tradizione apologetica, per cui era oro colato ogni rigo della Scrittura, l’ultimo secolo di studi ha demitizzato i testi biblici ed anche evangelici attraverso un lavoro scientifico, che non è annullabile.

Papa Ratzinger, pubblicando il suo libro "Gesù di Nazareth", è partito con il progetto di dimostrare definitivamente l’unità tra il Gesù storico e il Gesù dei Vangeli. E benché lui non abbia voluto presentare il libro come documento dell’autorità papale, ieri è già iniziata la manovra per farne il testo supremo di riferimento. Il Gesù, come l’ha scritto Ratzinger, ha affermato il cardinale Ouellet è un "faro che protegge dagli scogli e dai naufragi". Un potente antidoto anche per dissipare la "confusione propagata da alcuni fenomeni mediatici", ha soggiunto il porporato citando il bestseller "Codice da Vinci" dello scrittore Dan Brown. Anticipando uno degli esiti possibili del Sinodo, Ouellet ha ipotizzato un’enciclica sull’interpretazione della Bibbia. Al tempo stesso ha ammesso che fra i cattolici c’è grande ignoranza della Scrittura e una "fuga" dalle brutte prediche dei preti.

* la Repubblica, 7 ottobre 2008


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