GATTEGNA NON PARLI A NOME DEGLI EBREI !
di Gherush92 (2010-11-17)
Passi per qualche storico compiacente, passi pure per qualche appello di un intellettuale voltagabbana, ma, quando si tratta della Memoria delle persecuzioni, quando si tratta di Antisemitismo, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane deve stare attento a quel che dice e, soprattutto, non deve parlare a nome degli Ebrei; egli, infatti, non rappresenta tutti gli Ebrei perché eletto con una manciata di voti. Se Gattegna vuole collaborare con l’Osservatore Romano deve farlo a titolo personale.
Sull’Osservatore Romano a proposito del film “Sotto il cielo di Roma” Gattegna scrive: “Sulla causa di beatificazione [di Pio XII], procedura interna della Chiesa cattolica, gli ebrei non vogliono intervenire”. Egli parla a nome di tutti gli ebrei, favorevoli e contrari, su questioni che non sono di sua competenza. Non è vero che la beatificazione di Pio XII è solo affare interno della chiesa. La beatificazione implica il giudizio sulle virtù di papa Pacelli e ha, come ricaduta, l’obnubilazione della Memoria e la diffusione della propaganda cristiana in ogni ambiente, religioso e laico. Quanti, ad esempio, studiando Agostino (padre, dottore e santo della chiesa), ricordano che egli ha scritto il “Trattato contro i Giudei”? E quanti, approfondendo Pio XII (pontefice e beato), ricordano che egli si schierò a favore delle leggi razziali?
Gattegna auspica di rimandare la valutazione sull’atteggiamento del papa nella shoà al giudizio degli storici: “Sarebbe di fondamentale importanza proseguire e completare il lungo e difficile lavoro di ricerca negli archivi, di studio e di valutazione che certamente non può essere svolto in tempi brevi.” Egli non è competente su questioni di tale rilievo e, almeno, avrebbe dovuto evidenziare che esiste, e sono molti, chi non pensa come lui. I fatti e gli eventi di Pio XII, il papa della Shoah, sono tutti tristemente noti. Non esistono storici e accademici che possono dare risposta, non esiste un consiglio che possa pronunciarsi, non esistono specialisti esperti, archivi o documenti. Specialisti e competenti sono le vittime e il giudizio rimane agli ebrei insieme ai rom, agli omosessuali, alle donne e ai dissidenti che morirono o persero i loro familiari nei campi. Il giudizio rimane ai sopravvissuti, ai discendenti dello sterminio, ai milioni di morti. La testimonianza delle persecuzioni non può certo venir mortificata da faccende mondane come la necessità opportunistica di lodare le qualità artistiche di uno sceneggiato televisivo di infima qualità. La testimonianza delle persecuzioni è un dovere e non può essere limitata o confinata in ristretti ambiti, quali ad esempio archivi storici o commissioni, giudizi e interpretazioni storiche, questioni scientifiche, artistiche, religiose o politiche. Le vittime non devono svendere la Memoria per acquiescenza ai persecutori.
Gattegna è persino ridicolo quando lancia la supplica incondizionata per “una aperta dichiarazione di rinuncia da parte della Chiesa a qualsiasi manifestazione di intento rivolto alla conversione degli ebrei, accompagnata dall’eliminazione di questo auspicio dalla liturgia del Venerdì che precede la Pasqua”. Se da una parte vanta i progressi del dialogo interreligioso, egli è costretto ad ammettere che i risultati sono smentiti dal costante tentativo della chiesa di demolire l’ebraismo con la conversione e l’annichilimento culturale, e di deviarlo dalla propria dimensione metastorica per ricondurlo nella trappola del revisionismo, dove hanno vita solo vittime, senza carnefici. L’implorazione inviata all’Osservatore Romano è segno tangibile che l’essere questuanti sudditi di Papa Re, e non cittadini liberi della repubblica, sembra l’unica scelta possibile per ottenere protezione e sostegno che, di fatto, non esistono.
Non si accetti di condividere la responsabilità del processo di dialogo interreligioso che, negli ultimi anni, ha portato la cristianità a burlarsi degli Ebrei e ha tentato di ricondurli in un ghetto culturale. Non si accetti di delegare al protagonismo propagandistico e islamofobico di “Fattori” e “Presidenti” (che tutto mediano ma nulla ottengono) che accolgono, a nome di tutti, il processo di beatificazione Pio XII e il giudizio definitivo che ne deriva. Chiediamo ampio e duraturo dibattito pubblico che coinvolga l’ebraismo mondiale e le voci di tutte le vittime.
DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE DELLE COMUNITA’EBRAICHE ITALIANE
NO ALLA BEATIFICAZIONE DI PIO XII
NO AL DIALOGO INTERRELIGIOSO