L’attacco nell’editoriale del numero in edicola questa settimana
Famiglia cristiana: ’’Classi ponte sono classi ghetto’’
Per il settimanale cattolico ’’siamo di fronte alla prima mozione razziale approvata dal governo’’. E poi: ’’La ’fantasia padana’ non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora questo’’
Roma, 21 ott. (Adnkronos) - "Si dice ’classi ponte’, ma si legge ’classi ghetto’". Lo scrive ’Famiglia cristiana’ nell’editoriale pubblicato sul numero in edicola questa settimana. "La Lega -sottolinea il settimanale cattolico- cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato. La ’fantasia padana’ non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora una mozione, avanzata a sera tardi in Parlamento, per le classi differenziali, col pretesto di insegnare l’italiano agli stranieri. Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono ’criptorazziste’, non di integrazione". "Chi pensa a uno ’sviluppo separato’ in Italia, sappia - prosegue il giornale dei paolini - che quel concetto in altra lingua si chiama ’apartheid’, andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati. La questione dell’italiano è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette ’classi di inserimento’ non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le ’Linee guida’ (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega.
C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana. Il Governo potrebbe rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima ’mozione razziale’ approvata dal Parlamento italiano".
"La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede -ricorda ancora il settimanale cattolico- che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il ’rispetto di tradizioni territoriali e regionali’, della ’diversità’ morale e della cultura religiosa del Paese accogliente’, il ’sostegno alla vita democratica’ e la ’comprensione dei diritti e dei doveri’. Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano? Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perché non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle ’tradizioni territoriali e regionali’ degli immigrati? "Si dice ’classi ponte’, ma si legge ’classi ghetto’. Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una ’classe differenziale’ perché imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perché ora -conclude ’Famiglia cristiana’- ci pensa il novarese Cota?"