Il premier replica alle critiche sollevate alla proposta di prorogare al 2009 l’accordo Kyoto
"L’opposizione fa polemiche contro il proprio Paese".
Domani a Bruxelles incontro Prestigiacomo-Ue
Berlusconi : "L’Italia non è isolata
Sul clima nove paesi sono con noi"
ROMA - "La richiesta italiana di avere più tempo per approfondire il tema dei costi sulla riduzione dell’anidride carbonica, è stata condivisa da altri 9 stati. Non c’è quindi nessun isolamento dell’Italia in Europa, ma solo la continuazione di un costume deteriore dell’opposizione e cioè quello di fare polemiche anche contro il proprio Paese". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi che reagisce alle polemiche nate dalla richiesta del governo di sospendere l’applicazione delle misure anti-inquinamento per i prossimi 12-15 mesi al fine di verificarne i costi.
"Leggo su alcuni quotidiani - afferma il presidente del Consiglio - che l’Italia si troverebbe isolata in Europa per quanto riguarda la vicenda del clima. Non è assolutamente vero. L’Italia ha richiesto che i costi della riduzione delle emissioni di anidride carbonica vengano sostenuti in modo eguale da ciascun cittadino europeo. Altrimenti, i costi stessi sarebbero più pesanti per i Paesi manifatturieri come l’Italia. D’altronde, la richiesta di avere più tempo per approfondire il tema dei costi - continua Berlusconi - è stata condivisa da altri nove Stati".
Il meccanismo proposto da Roma prevede una clausola di revisione per verificare, nel corso del 2009, costi e benefici dell’obiettivo Ue, tenendosi pronti a modificare gli accordi, anche alla luce della crisi economica, se risultassero troppo onerosi. Roma sostiene di voler prendere tempo allineandosi alla posizione della Casa Bianca che considera prioritaria, rispetto a ogni impegno internazionale, l’adesione delle nuove economie come la Cina e l’India. Posizione tenuta con ostinazione da George W. Bush, ma che in realtà sia Obama (in maniera più decisa), sia McCain (in maniera più ambigua), hanno fatto capire di essere pronti almeno in parte a rettificare.
La richiesta italiana è quindi quella di congelare per un anno le misure che la Commissione europea considera centrali per il rilancio della scommessa energetica e ambientale: una decisione che renderà più difficile la riapertura di dialogo prevista per domani a Lussemburgo con l’incontro tra il commissario per l’Ambiente Stavros Dimas, e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
La scelta italiana è stata del resto criticata anche dalla presidenza di turno francese dell’Unione, che ha confermato la sua determinazione a trovare un accordo entro dicembre. E se è vero che l’Italia non è isolata, a farle compagnia non sono certo le grandi potenze economiche avanzate dell’Unione, i soci fondatori dell’Europa unita come Francia, Germania e Gran Bretagna (alle quali si è unita la Spagna), tutte più o meno determinate ad andare avanti, ma i piccoli stati arretrati dell’Est come Polonia e Ungheria, espressione di un sistema industriale non certo all’avanguardia.