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EMERGENZA BALLISMO. UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA ITALIANA...

LA BOLLA SPECULATIVA DELLA CORDATA POLITICO-MEDIATICA "FORZA BERLUSCONI", TRUCCATA DA "FORZA ITALIA" , E’ SEMPRE PIU’ GRANDE!!! LIVELLI DI SOGLIA CRITICA: PROSSIMO LO SCOPPIO. Una nota di Paolo Soldini e una di Roberto Brunelli - a cura di pfls

L’Authority: nei tg Mediaset il tempo di parola lasciato all’esecutivo arriva all’80%. Grandi squilibri anche in Rai: al Tg2 il 65% va alla destra.
lunedì 20 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
L’arte della bugia
di Paolo Soldini *
Da bambini ci insegnarono che esistono tre tipi di bugie. Le bugie giocose son quelle che si dicono «per ischerzo e senza pregiudizio per alcuno»; le bugie officiose sono «l’asserzione del falso per la propria o l’altrui utilità, senza pregiudizio di alcuno»; le bugie dannose sono «l’asserzione del falso con pregiudizio del prossimo». Le prime due specie, dice il catechismo, sono peccato veniale, la terza, è peccato mortale: se non ci si confessa si va (...)

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> LA BOLLA SPECULATIVA DELLA CORDATA POLITICO-MEDIATICA "FORZA BERLUSCONI, TRUCCATA DA "FORZA ITALIA" , E’ SEMPRE PIU’ GRANDE!!! --- Ecco tutti i temi al centro dello scontro sul clima tra Roma e l’Unione Europea.

domenica 19 ottobre 2008

SCHEDA *

-  Costi, strumenti e il ruolo della Cina
-  ecco perché Roma e Ue non si capiscono

ROMA - Ecco tutti i temi al centro dello scontro sul clima tra Roma e l’Unione Europea.

I COSTI

Per il governo. Secondo il governo adempiere agli obiettivi previsti dalla direttiva 20-20-20 costerebbe all’Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l’anno, pari a circa l’1,14 del Pil. Dati che secondo Palazzo Chigi si desumono da valutazioni della stessa Unione Europea nei suoi studi preliminari. Risorse superiori a quelle chieste ad altri stati dell’Unione e che avrebbero l’effetto di frenare la ripresa economica nazionale. Posizione questa, in sintonia con quella di Confindustria, grande sponsor dell’indietro tutta nella lotta ai cambiamenti climatici.

Per l’Unione Europea. Secondo Bruxelles i conti vanno fatti però in maniera diversa. "La stima dei costi aggiuntivi - spiega il commissario all’Ambiente, il conservatore greco Stavros Dimas - secondo la Commissione, è pari infatti al massimo allo 0,66% del Pil. E questo dato prende in conto tutti gli elementi del pacchetto su clima ed energia: non solo gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra e per lo sviluppo delle rinnovabili, ma anche i ’meccanismi flessibili’ che si possono utilizzare per raggiungerli".

Per gli ambientalisti. Gli ambientalisti insistono poi affinché parlando dell’agenda 20-20-20 il discorso venga allargato alle ricadute positive che il governo italiano sembra non voler contabilizzare. "Per l’Italia - spiega Edoardo Zanchini di Legambiente - l’Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l’anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l’inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l’anno. Questo senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo di un settore innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale".

Per gli industriali. Posizioni almeno in parte simili sono condivise anche da larghi settori dell’industria europea. Il Gruppo europeo dei dirigenti di impresa, che raggruppa i vertici di grandi società come Phillips, Shell, Tesco e Vodafone, ha inviato recentemtente a ogni membro dell’Europarlamento una lettera in cui esprimeva il proprio favore nei confronti delle misure proposte. "Siamo dell’idea - si leggeva nella missiva - che i benefici di un intervento deciso e tempestivo sul cambiamento climatico siano superiori ai costi dell’inazione. Riconosciamo che le questioni legate alla competitività europea e le preoccupazioni europee riguardo alla recessione economica globale influenzeranno il dibattito, ma siamo certi che l’adozione di un pacchetto legislativo deciso ed efficace alla fine avrà effetto positivo sulle imprese europee".

I MECCANISMI FLESSIBILI

Secondo il governo. Altro tema di scontro tra Roma e l’Europa è il mercato delle emissioni di CO2 (Ets, Emission trading scheme). Si tratta in poche parole di una speciale "Borsa", la cui creazione era già prevista dal Protocollo di Kyoto, che permette agli operatori virtuosi (coloro che hanno ridotto le proprie emissioni) di vendere i tagli in eccesso alle imprese rimaste invece indietro. Un meccanismo che dovrebbe permettere di incentivare l’innovazione che migliora l’efficienza e il risparmio energetico. Secondo il presidente del Consiglio la compravendita di questi titoli assomiglia a un mercato dei derivati simile a quello dei mutui subprime e pertanto va assolutamente abbandonata.

Secondo l’Unione Europea. In questo caso da Bruxelles nessuno si è scomodato per rispondere in maniera diretta a Berlusconi, tanto il mercato delle emissioni (che gode anche della benedizione delle Nazioni Unite) è ritenuto uno strumento chiave. "Il commercio dei diritti di emissione - ha ricordato ancora il Commissario Dimas - consente alle industrie dell’Ue di scambiarsi le quote di CO2 assegnate loro, garantendo che le emissioni siano ridotte laddove è meno costoso farlo". Recentemente il meccanismo Ets è uscito tra l’altro rafforzato (anche se con delle modifiche sgradite agli ambientalisti) dal voto della Commissione Ambiente dell’Europarlamento.

USA E CINA

Secondo Berlusconi. Altro elemento portato dall’Italia a sostegno dello stop alla direttiva 20-20-20 è l’obiezione che l’Europa da sola non è in grado di ottenere nessun risultato di rilievo nel contrastare i cambiamenti climatici, mentre Stati Uniti e Cina continuano ad inquinare senza freni.

Secondo gli altri leader. Si tratta di un’affermazione vera solo in parte. I leader dell’Unione più impegnati nella lotta ambientale come Angela Merkel hanno presente il problema e non hanno esitato ad ammettere la questione, ma hanno più volte ribadito che il miglior modo per convincere i paesi emergenti recalcitranti (Cina, India e Brasile innanzitutto) è dimostrare che chi sino ad oggi ha fatto i danni maggiori (ovvero l’Occidente) sia credibile nel dare il buon esempio.

Cosa accade in Cina. Inoltre non è esattamente vero che Cina e Stati Uniti non intendono impegnarsi. Pechino, che sicuramente non vede positivamente l’idea di sottostare a vincoli internazionali, non ha però escluso del tutto un’adesione al rinnovo del Protocollo di Kyoto (dal 2012 in poi) e al momento sta mercanteggiando per ottenere aiuti tecnologici dall’Occidente. Allo stesso tempo la Cina internamente sta portando avanti obiettivi ambiziosi quanto quelli dell’Ue (rinnovabili al 19% entro il 2020) e il risparmio energetico è divenuta una delle priorità di governo indicate dal Partito comunista.

Cosa accade negli Usa. Anche negli Usa le cose non sono così statiche come descritte da Berlusconi. Pochi in questi giorni hanno sottolineato che tra i provvedimenti inseriti nel piano di salvataggio del ministro del Tesoro Henry Paulson è stato inserito anche il rifinanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili. Inoltre, seppur tra contraddizioni e ambiguità, tanto Obama quanto McCain, hanno ammesso la necessità di regolamentare in maniera stringente le emissioni di anidride carbonica. Aperture dettate sia dal fatto che chiunque vinca la Casa Bianca dovrà vedersela sicuramente con una maggioranza democratica (un disegno di legge in proposito è già stato depositato), sia dal fatto che molti Stati stanno andando avanti per conto proprio. A fine settembre, ad esempio, si è svolta la prima asta organizzata da una coalizione di 10 stati del Nordest, la Regional Greenhouse Gas Initiative, per l’acquisto dei diritti d emissione. Un’iniziativa che si richiama all’Ets europeo.

* la Repubblica, 19 ottobre 2008.


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