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EV-ANGELO E COSTITUZIONE: "DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE ( "CHARITAS") NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2006).

L’ ITALIA, IL PARTITO DI "FORZA BERLUSCONI", E L’IMMENSO "SILENZIO" DEL VATICANO. Per un ri-orientamento teologico-politico, una nota di Federico La Sala

martedì 28 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

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> L’ ITALIA, IL PARTITO DI "FORZA BERLUSCONI", E L’IMMENSO "SILENZIO" DEL VATICANO. ----- Famiglie nei guai se chiudono le paritarie cattoliche... Monsi­gnor Fisichella: «ri­badisco che le scuole cat­toliche sono una ricchezza e non un peso per lo Sta­to»... Il premier: correggeremo la manovra sui tagli.

giovedì 30 ottobre 2008

LA SCUOLA NELLA BUFERA

-   Famiglie nei guai se chiudono le paritarie
-  In molte zone sono l’unica realtà educativa

-  Da Nord a Sud sono migliaia i piccoli Comuni nei quali
-  le materne o le elementari non statali sono il solo luogo formativo

-DA MILANO ENRICO LENZI (Avvenire, 30.10.2008)

Con il taglio di 133 milioni di eu­ro alle scuole paritarie, per i piccoli della monosezione del­la materna di Vione, in Alta Valleca­monica nel Bresciano, potrebbe a­prirsi la via del pen­dolarismo verso Temù, Comune a u­na decina di chilo­metri da Ponte di Le­gno. Un viaggio di parecchi chilometri lungo la tortuosa via che risale la Valleca­monica. E la stessa sorte potrebbe capi­tare ai loro amici di Marmertino in Val Trompia, che avreb­bero come meta Ta­vernole sul Mella, scendendo di oltre 400 metri di alti­tudine. Ma lo scenario montano po­trebbe ripetersi tranquillamente an­che nella pianura dove si trova la ma- terna di Martignana vicino Empoli: anche in questo caso la chiusura del­­l’attività costringerebbe le famiglie o a rinunciare al servizio o a trasporta­re i propri figli in altri Comuni. Già, perché in molti centri abitati di pic­cole dimensioni la materna paritaria è l’unico centro educativo presente e non ha alternative.

Sono soltanto tre delle centinaia di e­sempi che si potrebbero fare. Sono scuole, ma anche volti, storie, fami­glie reali, che rischiano di veder spa­rire un servizio pubblico oggi garan­tito anche dalle ottomila materne a­derenti alla Federazione scuole ma­terne di ispirazione cristiana (Fism) e alle centinaia di scuole elementari che aderiscono alla Fidae, la Federazione che riunisce le scuole cattoliche dalle elementari alle superiori. «Troppo spesso pensiamo alle grandi città - sottolinea Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism -, dove l’alter­nativa di un’altra scuola esiste. Ma le nostre materne sono spesso sorte là dove lo Stato non ha un proprio isti­tuto scolastico e dove magari il Co­mune, viste le proprie finanze, prefe­risce sostenere con un piccolo con­tributo la nostra scuola paritaria», il tutto in un’ottica non solo di sana sus­sidiarietà, ma anche nel principio san­cito con la legge 62 del 2000, quella nota come legge sulla parità, in cui si parla di un unico sistema scolastico pubblico, a cui partecipano scuole di diversi gestori, compreso lo Stato. «E non dimentichiamo - rivendica Mor­gano - che il sostegno degli Enti loca­li nasce anche dall’apprezzamento della qualità delle nostre scuole».

Un principio importante che riceve, però, dallo Stato solo 534 milioni di euro, che la Finanziaria 2009 potrebbe ri­durre di un quarto. Legittimo allora domandarsi cosa accadrà alle sezio­ni delle materne di Trecchina, Senise, Maratea, Castelluccio Superiore, Op­pido Lucano, o San Costantino Alba­nese in provincia di Potenza, ma an­che a quelle di Bagnoli di Sopra o Rio di Ponte San Nicolò nel Padovano. O, per restare nel Nord-Est, la «San Gio­vanni Bosco» di Piano di Riva vicino ad Ariano Polesine, o la «San Gottar­do » di Bagnolo di Po, entrambi Co­mune in provincia di Rovigo, dove so­no presenti soltanto le sezioni di scuo­la materna paritaria della Fism.

«Ma anche nelle grandi città - ag­giunge don Francesco Macrì, presi­dente nazionale della Fidae - le no­stre scuole sono spesso sorte e sono ancora presenti nei quartieri periferi­ci o popolari dei capoluoghi». Ora ar­riva «questo taglio indiscriminato e grande nelle proporzioni, visto il no­stro punto di partenza, che è fermo da ben sei anni» ricorda il presidente Fidae. Insomma una decisione che fanno apparire lontane le parole pro­nunciate dal presidente Napolitano all’apertura dell’anno scolastico, quando, rammenta don Macrì, «ha auspicato che la scuola sia collocata tra le priorità per l’avvenire del Paese, tanto da meritare - sono ancora parole di Napolitano - una speciale conside­razione quando si affronta il proble­ma della riduzione della spesa pub­blica ».

Preoccupazione condivisa anche da Vincenzo Silvano, presidente della Fe­derazione Opere Educative (Foe), le scuole che fanno riferimento alla Compagnia delle Opere. «Diminuire ulteriormente gli esigui fondi alle scuole paritarie - commenta - è un colpo alle famiglie che già sopporta­no oneri economici per garantirsi la propria libertà di scelta in campo e­ducativo. Tra le scuole nostre associa­te circa un quarto restano aperte gra­zie proprio all’impegno delle famiglie che sono subentrati alle Congrega­zioni religiose nella gestione diretta delle scuole paritarie. Un impegno ac­cettato e sostenuto, ma se ci saranno questi tagli per loro diventerà ancora più difficile». E alle famiglie va il pen­siero anche di Luigi Morgano della Fi­sm: «Le nostre scuole con meno fon­di si troverebbero davanti al bivio: in­terrompere il servizio o alzare le rette, con un ulteriore aggravio di spesa». Uno scenario rifiutato pure da don Francesco Macrì della Fidae. Insom­ma ritirare quel taglio ai fondi per­metterebbe ai bambini della mater­na di Vione (e a tutte le altre migliaia di sparse in tutto il Paese) di conti­nuare la loro formazione nella comu­nità in cui sono nati.

***

Il premier: correggeremo la manovra sui tagli

-  Emendamenti presentati da Pd e dall’Udc Casini:
-  la libertà di istruzione vale anche per le «non statali»
-  Appello al governo

DA MILANO ENRICO LENZI (Avvenire, 30.10.2007)*

«Vorrei mantenere la Finanzia­ria così com’è. Ciò non vieta che all’interno della manovra ci siano margini di correzione. Penso per esempio alla scuola privata » . All’indoma­ni del grido dall’allarme lanciato dalle as­sociazioni del mondo del­la scuola paritaria per i 133 milioni di euro tagliati nel­la Finanziaria in discussio­ne in Parlamento, il presi­dente del Consiglio Silvio Berlusconi annuncia la di­sponibilità ad apportare « qualche modifica al te­sto » , citando espressa­mente il caso della scuola paritaria. Lo fa a margine dell’incontro con la Conf­commercio. Promessa che ora deve trasformarsi in un atto concreto. Se lo augura l’Udc, il cui leader nazionale Pierferdi­nando Casini ha sottolineato che « nel triennio 2008- 2011 sono previsti 500 mi­lioni di tagli per le scuole paritarie » . Per questo, prosegue Casini « noi solleviamo in Parlamento e nel Paese una grande que­stione: la libertà nell’istruzione vale per tutti, anche per le scuole libere » . Un sec­co «no» a questi «inaccettabili tagli». E per questo, con i deputati Antonio De Poli, A­medeo Ciccanti e Gian Luca Galletti, l’Udc ha presentato un proprio emendamento affinché «siano ripristinati i 133 milioni di tagli, anche perché la scuola paritaria og­gi sta vivendo una crisi profonda, grazie al fatto che i contributi pubblici sono mini­mi. Le scuole non statali sono da sempre impegnate a promuovere l’educazione del bambino, secondo una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita. È ne­cessario sollecitare il governo affinché an­che questo tipo di insegnamento sia so­stenuto ».

Anche dal Partito Democratico arriva «la solidarietà alla scuole paritarie che a cau­sa dei tagli previsti nella Finanziaria stan­no manifestando la loro impossibilità di proseguire nell’erogazione dei servizi sco­lastici » . E con la deputata del Pd, Rosa De Pasquale, componente della commissio­ne Istruzione, annuncia la presentazione « di un emendamento che ripristini i 113 milioni per le scuole paritarie, perché que­sti sono tagli gravissimi, che ledono il si­stema pubblico dell’istruzione, colpendo in particolare le scuole del­l’infanzia e quelle prima­rie ».

E poi, commenta monsi­gnor Rino Fisichella, retto­re della Pontificia Univer­sità Lateranense, rispon­dendo a una precisa do­manda dei giornalisti, «ri­badisco che le scuole cat­toliche sono una ricchezza e non un peso per lo Sta­to».

Insomma le opposizioni incalzano il governo affin­ché accolga questi emen­damenti che eliminano i tagli al capitolo di spesa per la scuola paritaria. Ma anche dall’interno della stessa maggioranza di centrodestra si sono levate in più occa­sioni voci contro questa misura della Fi­nanziaria. Già in occasione del passaggio del testo in commissione Istruzione di Montecitorio, il testo venne approvato con la richiesta di modificare proprio la deci­sione del taglio alle paritarie. Tra i soste­nitori di tale posizione lo stesso presiden­te della commissione, Valentina Aprea. An­che al Senato l’esame del testo si è con­cluso con un analogo invito all’esecutivo, con una esplicita richiesta da parte anche del capogruppo del Pd in commissione I­struzione, il senatore Andrea Rusconi.

La palla torna dunque nel campo del go­verno che nelle prossime settimane, in fa­se di votazione della manovra finanziaria dovrà dare attuazione a quanto promes­so ieri dal presidente del Consiglio. Del resto le sollecitazioni per un ripristino completo dei 534 milioni di euro previsti dal capitolo di bilancio sono davvero bi­partisan.

Enrico Lenzi


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