QUALE DIO? 3
di don Aldo Antonelli
Nel concludere il trittico che tenta di esprimere le fede, la mia fede e di fronte alla titolazione volutamente provocatoria: "QUALE DIO?", e con il punto interrogativo, qualcuno potrebbe dire: "Ma perché, quanti dii ci sono? Dio non è uno e sempre lo stesso?".
No, amici!
Soprattutto nella mente delle persone e nella loro coscienza, di dii ce ne sono a iosa.
E il dio di Begnasco e il dio di don Gallo non è lo stesso.
E il dio dei fascisti e il dio dei sognanti non è lo stesso.
E il dio dei bigotti e il dio degli atei non è lo stesso.
E il dio dei narcisi e il dio dei reietti non è lo stesso.
Ed allora è bene anche che io specifichi quale è il Dio in cui credo.
E faccio mio allora il credo di Frei Betto che qui riporto.
«Credo nel Dio liberato dal Vaticano e da tutte le religioni esistenti e che esisteranno.
Il Dio che è antecedente a tutti i battesimi, pre-esistente ai sacramenti e che và oltre tutte le dottrine religiose. Libero dai teologi, si dirama gratuitamente nel cuore di tutti, credenti e atei, buoni e cattivi, di quelli che si credono salvati e di quelli che si credono figli della perdizione, e anche di quelli che sono indifferenti al mistero di ciò che sarà dopo la morte.
Credo nel Dio che non ha religione, creatore dell’universo, donatore della vita e della fede, presente in pienezza nella natura e nell’essere umano.
Credo nel Dio che si fa sacramento in tutto ciò che cerca, attrae, collega e unisce: l’amore. Tutto l’amore è Dio e Dio è il reale. E trattandosi di Dio, non si tratta dell’assetato che cerca l’acqua ma dell’acqua che cerca l’assetato.
Credo nel Dio che si fa rifrazione nella storia umana e riscatta tutte le vittime di tutti i poteri capaci di far soffrire gli altri.
Credo nel Dio che si nasconde nel rovescio della ragione atea, che osserva l’impegno dei scienziati per decifrare il suo gioco, che si incanta con la liturgia amorosa dei corpi che giocano per ubriacare lo spirito.
Credo nel Dio intangibile all’odio più crudele, alle diatribe esplosive, al cuore disgustoso di quelli che si alimentano con la morte altrui».
(Frei Betto 30 Luglio 2008)