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LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL GIOCO SPORCO DEI MENTITORI ISTITUZIONALI ....

IL MOVIMENTO DEL MONDO DELLA SCUOLA E LA "RICETTA DEMOCRATICA" DI COSSIGA. Una nota di Matteo Bartocci - e una petizione per un appello al Presidente Napolitano.

Di «cattivi maestri» Berlusconi e i suoi non hanno bisogno. Fanno tutto da soli. E Genova insegna.
domenica 26 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...]
Da bravo ex ministro dell’Interno, Francesco Cossiga consegna questa «ricetta democratica» (parole sue) al successore Roberto Maroni.
«Deve fare proprio come ho fatto io negli anni ’70», insiste il senatore a vita in un’intervista rilasciata giovedì al Quotidiano nazionale. Sarebbe un errore scambiare le parole del Cossiga di oggi per una pazza nostalgia del «Kossiga» di allora. O indignarsi per il senno fuggito di un senatore a vita. Perché l’ex ministro dell’Interno ha detto (...)

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> IL MOVIMENTO DEL MONDO DELLA SCUOLA E LA "RICETTA DEMOCRATICA" DI COSSIGA. ---- Scuola, violenti scontri a Roma... Il governo: colpa dei ragazzi di sinistra. Polemica sulla ricostruzione del sottosegretario.

sabato 1 novembre 2008

Mente sapendo di mentire

di Maria Novella Oppo (l’Unità 1.11.2008)

I tg di ieri ci hanno riferito la versione del governo sulle violenze di piazza Navona: una aggressione degli studenti di sinistra, alla quale i fascisti avrebbero reagito. E dire che qualche milione di spettatori avevano già visto la sera prima ad Annozero un filmato che dimostrava senza ombra di dubbio come i fascisti si fossero schierati in formazione militare, armati di mazze, in attesa dell’ordine di attacco, che è puntualmente arrivato e si è sentito benissimo anche in tv. Allora si sono mossi come un sol uomo, con i poliziotti che restavano immobili alle loro spalle. Il tutto sotto gli occhi dei giornalisti presenti al momento (che infatti lo hanno scritto). E ora, che giudizio si può dare di un governo che mente sapendo di mentire al Parlamento e al popolo? Esattamente quello che si può dare di Berlusconi, che nega non solo le verità più evidenti, ma perfino le sue stesse parole. Per lui, la satira di una Sabina Guzzanti in gran forma, non basta: a Blob l’ardua sentenza.


-  Il sottosegretario Nitto Palma alla Camera: agenti equilibrati e prudenti
-  Scuola, polemica sugli scontri Il governo: partiti dalla sinistra
-  Ma Pd e Idv: menzogne, hanno iniziato teppisti di estrema destra
-  Maroni sulle occupazioni e le denunce: abbiamo acquisito relazioni dettagliate su ogni istituto

di Fabrizio Caccia (Corriere della Sera, 1.11.2008)

ROMA - Già a caldo, mercoledì scorso, subito dopo gli scontri in piazza Navona tra i fascisti del Blocco Studentesco e l’opposta fazione di Collettivi universitari, Cobas e centri sociali, alcuni parlamentari di centrodestra e centrosinistra (Gasparri, Pardi, Vita, Nerozzi) avevano chiesto al governo un’informativa urgente. Ieri mattina, il sottosegretario all’Interno, Francesco Nitto Palma (Pdl), 58 anni, ex sostituto della Procura di Roma, dopo aver letto il rapporto della Digos, ha svolto alla Camera il suo intervento: «Gli scontri più duri sono stati avviati da un gruppo di circa 400-500 giovani dei collettivi universitari e della sinistra antagonista, alcuni con caschi da motociclista, che è venuto a contatto con gli esponenti di Blocco Studentesco, urlando slogan contro i fascisti e poi iniziando un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini prelevati dai bar della piazza».

Quelli del Blocco, però, erano arrivati con un camioncino bianco Iveco, da cui poi hanno preso, per picchiare, decine di bastoni rivestiti dal tricolore. Com’è stato possibile? «È usuale che durante le manifestazioni i mezzi con altoparlanti raggiungano piazza Navona», ha detto Nitto Palma. E i bastoni «erano occultati ». Le prime tensioni - secondo la ricostruzione del governo - sono cominciate alle 11 quando, dopo reciproche accuse di aggressione tra «rossi» e «neri», gli studenti si sono fronteggiati, divisi da agenti in borghese («L’ atteggiamento dei manifestanti, che urlavano slogan anche contro le forze di polizia, ha indotto a non impiegare queste ultime direttamente in piazza Navona per evitare di acuire la tensione »). Nitto Palma ha contestato anche il filmato sul web in cui si parla di un infiltrato della polizia tra i ragazzi di destra. In realtà, ha spiegato, «si trattava di un giovane del Blocco, fermato e accompagnato in questura». Ha quindi concluso elogiando l’operato «equilibrato e prudente» delle forze dell’ordine (334 gli uomini impegnati). La versione governativa, però, ha fatto insorgere opposizione e movimento studentesco. Antonio Di Pietro (Idv) parla di «menzogne» e di «atto di bassezza mediatica», Walter Verini (Pd) di «grave sottovalutazione dei fatti: teppisti di estrema destra hanno aggredito ragazzi poco più che adolescenti ». I Collettivi della Sapienza hanno annunciato una controinchiesta («Noi aggrediti per primi»). Intanto, su «Spazio azzurro», la bacheca del Pdl su Internet, sono molti i messaggi che chiedono al premier Berlusconi di portare l’elettorato di centrodestra nelle piazze per difendere la legge Gelmini. Qualcuno lo invita perfino ad andare in pub e discoteche a spiegare ai giovani la riforma. E il ministro Maroni, che l’altro giorno aveva annunciato denunce contro chi occupa abusivamente le scuole, ieri ha aggiunto: «Abbiamo acquisito una relazione dettagliata su ogni singolo istituto. Ora valuteremo con saggezza, prudenza e il rigore che serve, perché le leggi vanno rispettate. Ma non è un’iniziativa del governo. È solo una cosa ovvia».


Spranghe in piazza? Normale

di Massimo Solani (l’Unità, 1.11.2008)

Il governo: colpa dei ragazzi di sinistra. Polemica sulla ricostruzione del sottosegretario Dal Blocco studentesco i primi atti di violenzaI filmati e le sequenze delle cinghiate

Nitto Palma: «Usuale che i camion entrino in piazza Navona per le manifestazioni». Ma che dentro ci fossero i bastoni dei fascisti era ben visibile. E su questo indaga la Procura. Il Pd: l’esecutivo ha sottovalutato. Monca, ad essere cauti. Faziosa e volutamente miope, se si vuol essere realisti. Comunque la si guardi, la ricostruzione degli incidenti di mercoledì a Piazza Navona fatta dal sottosegretario all’Interno Francesco Nitto Palma ieri alla Camera lascia inquietanti zone d’ombra. Perché nel corso della sua ricostruzione l’ex sostituto procuratore di Roma ha puntato l’indice contro i giovani dei collettivi dando loro tutta la responsabilità e scagionando così i fascisti del Blocco Studentesco. «Alcuni indossavano caschi - ha spiegato - e invece di attestarsi nella piazza a manifestare, si sono fatti largo tra i ragazzi e si sono dapprima schierati urlando slogan contro i fascisti e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini prelevati dai bar della piazza». Alcuni esponenti del Blocco, ha continuato il sottosegretario, «ma in numero molto minore, si sono schierati ed hanno preso bastoni dal camioncino, mentre i ragazzi dei Collettivi sono avanzati venendo a contatto».

Una versione miope che, ad esempio, ha lasciato sullo sfondo come si trattasse di un dettaglio di nessuna importanza le aggressioni avvenute circa un’ora prima degli incidenti. Quando cioè i ragazzi del Blocco, come testimoniato dalla foto sopra, hanno picchiato e mandato in ospedale due persone, una delle quali refertata al Pronto Soccorso ben prima che in Piazza Navona si scatenasse il finimondo. Aggressioni che hanno poi suscitato la reazione dei collettivi universitari, accorsi in Piazza Navona per difendere gli studenti medi e ricacciare indietro (a mani nude, tanto che sono stati lanciati tavolini e sedie dei bar) quelli del Blocco nel frattempo arretrati e già posizionati in assetto da battaglia con bastoni e caschi. Il tutto senza che la Polizia muovesse un dito per intervenire. Particolari che la Digos aveva segnalato già nella sua prima informativa (una seconda prevista per ieri è stata “congelata” in attesa dei riscontri su ulteriori fotografie e filmati) che da giovedì fa parte del fascicolo di inchiesta affidato al pm Patrizia Ciccarese. Quindici le persone indagate, 21 quelle identificate ad oggi, fra loro 20 appartenenti al Blocco Studentesco.

Ma ci sono altri particolari che la ricostruzione di Palma non ha affatto chiarito. Innanzitutto la presenza in piazza del furgone del Blocco carico di bastoni e mazze (secondo la Digos occultati in una intercapedine, in realtà ben visibili a tutti già lungo il tragitto del corteo): «È usuale - ha sottolineato infatti il sottosegretario - che durante le manifestazioni i mezzi con altoparlanti raggiungano piazza Navona». Non è dello stesso parere la procura che, al contrario, sta proprio cercando di capire chi abbia dato il permesso ai mezzi (c’era anche un sound system dei centri sociali) di entrare in una zona normalmente off limits. Ma nel suo intervento Palma ha scagionato da ogni addebito la Polizia («L’atteggiamento dei partecipanti che urlavano slogan contro le forze dell’ordine - ha spiegato - ha indotto a non impiegare queste ultime in piazza per evitare di acuire la tensione») negando che fra i ragazzi fermati e appartenenti al Blocco ci fosse anche un agente infiltrato. Una ricostruzione che ha scatenato la bagarre in Aula e fuori. «Decine di teppisti appartenenti a Blocco Studentesco hanno aggredito armati di mazze e bastoni ragazzi poco più che adolescenti - ha commentato il deputato del Pd Walter Verini - la ricostruzione del governo è molto al di sotto della gravità dei fatti». «Non si può mentire per sempre», ha accusato il leader dell’Idv Antoni Di Pietro secondo cui quanto dichiarato da Nitto Palma mostra «una bassezza mediatica legata al tentativo di attribuire la colpa dei tafferugli ai giovani di sinistra».


Dai dirigenti ho sentito frasi para eversive: macché costituzione

L’agente: «Infiltrati? Probabile, vogliono far salire la tensione»

di Malcom Pagani (l’Unità, 1.11.2008)

Si aspetta la domanda, non sembra stupito. «Infiltrati in Piazza Navona e nel movimento? Molto probabile. La protesta studentesca dà fastidio e lo scopo finale è quello di alzare la tensione». Il poliziotto che accetta di parlare con la garanzia dell’anonimato, ha molti anni di esperienza nell’ordine pubblico e un dubbio, diventato certezza col passare delle ore: i ragazzi di «Blocco studentesco» hanno avuto vita facile. «Li hanno lasciati fare. I dirigenti presenti sono stati blandi e volontariamente disattenti. Avrebbero dovuto sequestrare le mazze e denunciare i possessori». Non è successo. «Destra e sinistra c’entrano relativamente. È una questione di legalità». I segnali provenienti dall’esecutivo, dichiarazioni di Maroni e Berlusconi in testa, farebbero pensare ad un inasprimento delle tensioni pronto a deflagrare in tempi stretti. L’uomo in divisa, allarga il campo del ragionamento. «In teoria, il governo non avrebbe bisogno di utilizzare certi metodi ma l’incapacità di alcuni dirigenti di PS e la voglia di legittimarsi davanti ai nuovi padroni, potrebbero produrre un corto circuito. Di servi sciocchi, è pieno il mondo. In molti vanno oltre il proprio mandato e quando sentono parlare di legalità, girano le spalle». Un quadro sconsolante. «Ho sentito con le mie orecchie, dirigenti di un certo peso arringare i giovani sottoposti con gli argomenti sbagliati: "Ma quale Costituzione? Se dobbiamo arrestare, arrestiamo. Se dobbiamo produrre prove, le costruiamo dopo”». Squarci inquietanti. «Purtroppo credo che andrà a finire male. Ci sono poliziotti esasperati, provati da turni massacranti e in piazza viene utilizzato anche il personale di norma impiegato negli uffici. La gente stanca è meno disponibile al dialogo e accade di sbagliare o spaventarsi. Basta una sola scintilla, come a Genova». «Sa qual’è la verità? Siamo troppo vicini a una pozzanghera e gli schizzi finiscono per colpire chiunque».


Servizi, squadristi e X Mas: la strategia della provocazione

Destra estrema e forze dell’ordine: contiguità degli anni 70 1977 Negli scontri tra autonomi e polizia muore la studentessa Giorgiana Masi

di Aldo Giannuli (l’Unità, 1.11.2008)

Roma 9 novembre 1963, il corteo sindacale è arrivato a Piazza Santi Apostoli, la manifestazione inizia a sciogliersi, i militanti arrotolano bandiere e striscioni mentre il palco viene smontato. All’improvviso, incomprensibilmente, scoppia un parapiglia. Sembra una rissa fra pochi manifestanti, poi man mano ne giungono altri e, dopo poco, gli scontri dilagano. Polizia e carabinieri intervengono con brutalità e la manifestazione finisce fra le manganellate ed il fumo acre dei lacrimogeni. I dirigenti della Cgil non capiscono come sia potuto succedere, sono disorientati come anche i dirigenti del Partito comunista e del Partito socialista. Maggior fiuto mostra Ferruccio Parri - futuro presidente della Sinistra indipendente - che sente odore di provocazione. I fatti gli daranno presto ragione: durante l’inchiesta sul Sifar (il servizio segreto militare dell’epoca), si scoprirà che gli incidenti erano stati provocati ad arte dalle «squadrette» reclutate da un alto dirigente del Servizio, il colonnello Renzo Rocca, fra giovani fascisti e veterani della X Mas. La polizia aspettava solo un pretesto per intervenire.

Stava per formarsi il primo governo di centrosinistra. Una svolta che suscitava aspettative «pericolose» fra lavoratori i quali, dopo anni di stretta salariale, pensavano fosse giunto il momento di una spallata rivendicativa. Dunque, meglio stroncare le cose sul nascere: quegli incidenti erano giunti opportuni.

Non fu l’unico episodio periodo: era venuto in visita a Roma il presidente del Congo Moise Ciombe - su cui gravava la responsabilità morale dell’assassinio del leader progressista Patrice Lumumba - e la Federazione giovanile comunista italiana aveva organizzato una manifestazione di protesta, che i teppisti di Avanguardia Nazionale avevano attaccato a freddo. Quando i giovani comunisti, riavutisi dalla sorpresa, reagirono, i cordoni della polizia si aprirono per far passare i fascisti e poi si richiusero per caricare i manifestanti. Scene che si vedranno a Valle Giulia, il 1° marzo 1968, dopo che la spedizione squadristica guidata da Giorgio Almirante e Giulio Caradonna era stata respinta dagli studenti. Poi a Bologna il 18 giugno 1969 (dove gli incidenti furono scatenati dal Fuan, il Fronte universitario anticomunista nazionale, organizzazione fiancheggiatrice del Movimento sociale italiano). Dopo, ancora a Milano, durante i funerali dell’agente Antonio Annarumma, il 21 novembre 1969, quando il leader del Movimento studentesco Mario Capanna corse il rischio d’esser linciato. E poi cento altre volte ancora, per tutti gli anni Settanta. Magari con qualche variante, come il 12 maggio 1977 quando, in uno scontro a fuoco fra «autonomi» e polizia, fu uccisa Giorgiana Masi, una studentessa di 19 anni. Tra gli «autonomi» armati, ne venne fotografato uno che poi fu individuato come agente di polizia.

Era una fase storica particolare, nella quale le forze dell’ordine, come per una macabra par condicio, colpivano anche l’estrema destra. Accadde a Roma, in via Acca Larentia, dove i carabinieri intervenuti dopo l’assassinio di due militanti del Movimento sociale da parte delle Brigate rosse, aprirono il fuoco contro gli stessi missini che protestavano, uccidendone uno. Un fatto, come si diceva, accaduto in un momento storico particolare. Perchè di rado l’estrema destra e le forze dell’ordine si sono scontrate. Il tema ricorrente è stato, al contrario, quello dell’incontro. Una vicinanza che trova le sue radici nella comune lotta contro comunisti le sinistre. Non dimentichiamo il problema storico della continuità della polizia dei primi anni della Repubblica con la polizia fascista.

Certo da una ventina d’anni la polizia è cambiata, sia per il livello culturale degli agenti e dei funzionari, sia per la composizione sociale ed anche per le simpatie politiche dei suoi componenti, oggi ben più distribuite fra i diversi partiti. Sarebbe sbagliato non capirlo. Ma si non si può tacere il fatto che determinati ordini, o più semplicemente, certi segnali del potere politico trovino ancora terreno accogliente e possano andare a risvegliare antichi umori che, anche se assopiti, non sono del tutto scomparsi. A volte basta un’intervista, una dichiarazione appena accennata.


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