Caro Alessio, ho ascoltato la recente la sua intervista e vorrei sottolineare una cosamolto importante relativamente al caso Siletta:
Il Silletta ha sbagliato nello spacciare droga. Per questo reato ha pagato il debito con la giustizia. Quello che avrebbe dovuto destare sconcerto ed indignazione è l’omicidio di un sangiovannese, prelevato, detenuto, ucciso, ed infine consegnato bruciato. Tutto questo è avvenuto con piena padronanza del territorio. Muore la madre dal dolore è le istituzioni tacciono. Tace la comunità, muore lo stato di diritto. Tutti i delitti avvenuti sul territorio sono senza colpevoli, compreso l’omicidio di quel povero giovane nipote, ucciso con il nonno sulla superstrada 107. Il punto non è che cosa hanno commesso per meritare la morte, ma bensì, è o no lo Stato italiano l’unico potere leggittimo che ha il compito d garantire l’ordine e la convivenza civile. Il Presidente della Provincia non si è messo in prima fila per manifestare contro tutto ciò, non ha mobilitato il suo esercito di sostenitori locali, non ha invocato giustizia pubblicamente, non ha fatto venire la fine del mondo. Perchè? Qesti interrogativi inquietano la coscienza collettiva? Se la comunità di San Giovanni in Fiore considera un fatto privato la mattanza e l’occultamento di esseri umani, non c’è più una comunità organizzata, non è più sparente, è sparita! Oggi ha San Giovanni in Fiore, l’antistato ha potere di vita e di morte sul territorio, chi si ribella ha chiaro il proprio destino. Saluti Blek