Congo: 2 milioni di sfollati. I ribelli: il governo tratti con noi *
L’esodo dei profughi continua incessante nel Nord Kivu (Congo). Mancano il cibo, l’acqua, le medicine, un qualsiasi riparo. Il primo convoglio di aiuti umanitari delle Nazioni Unite e delle Ong (Organizzazioni non governative) si muoverà solo in giornata, la speranza è che riesca a raggiungere Rutshuru, la città occupata dai ribelli congolesi nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc, ex Zaire). Porterà una prima assistenza d’emergenza nella zona maggiormente devastata dai combattimenti tra l’esercito regolare e i miliziani del Consiglio nazionale per la difesa del popolo di Laurent Nkunda, l’ex generale che capeggia la ribellione.
Se il corridoio umanitario annunciato dall’Onu sarà rispettato, questi saranno i primi aiuti ai profughi e il primo segnale concreto della tenuta del cessate il fuoco. La crisi umanitaria, insieme ai negoziati politici per mettere uno stop alla guerra civile che infiamma l’est del Congo, sono le priorità su cui le diplomazie europea ed internazionale si stanno concentrando. Il ministro degli esteri britannico David Miliband ha dichiarato che «più di 1,6 milioni di sfollati» nella parte orientale del Congo sono «presi in trappola» e senza possibilità di accesso agli aiuti umanitari. Miliband era a Kinshasa e si trova nella capitale economica della Tanzania, Dar es Salaam, con il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner: entrambi riferiranno ai colleghi europei, alla riunione informale del consiglio esteri a Marsiglia. «C’è una minaccia di epidemie e di diffusa denutrizione nella zona», ha riferito il ministro britannico.
Il capo dei ribelli congolesi Laurent Nkunda, intervistato da un gruppo di giornalisti nel suo feudo di Kichanga, ha detto di volere dei negoziati diretti con il governo di Kinshasa, minacciando in caso contrario di «cacciarlo dal potere». «Vogliamo un negoziato diretto con il governo - ha detto Nkunda -. Attendo una risposta. È una loro scelta rifiutare il negoziato con noi. Ma noi li spingeremo a questi negoziati, altrimenti, li cacceremo dal potere». La roccaforte dei ribelli di Kichanga si trova a 80 chilometri a nordovest della capitale Goma. «Siamo già entrati a Goma - ha detto Nkunda -. Le mie truppe infiltrate mercoledì erano all’aeroporto. Ho detto loro di ritirarsi perchè ho visto la sofferenza dei miei fratelli di Goma, alimentata dall’esercito congolese che fugge dallo scontro».
Negli ultimi giorni i combattimenti si sono ridotti notevolmente, ma continuano le vessazioni di ogni tipo sui civili inermi. Contro di loro si scatenano i ribelli, i soldati governativi, gli sbandati di entrambi le parti, che hanno costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare i loro villaggi, quasi sempre dati alle fiamme, senza sapere dove sia possibile trovare un rifugio.
* l’Unità, Pubblicato il: 03.11.08, Modificato il: 03.11.08 alle ore 9.58