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EU-ROPA ED EU-ANGELO: A SCUOLA DI "FRATE SOLE"!!! DIO E’ AMORE (Charitas), NON MAMMONA (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006)!!! NEGLI USA SI ACCENDONO TUTTE LE STELLE, IN EUROPA....

NEL BUIO E NEL GELO DELL’INVERNO. "NATALE" A OXFORD NON SI DICE PIU’ "CHRISTMAS"? MA IN VATICANO "AMORE" NON SI DICE "CHARITAS" GIA’ DA TEMPO !!! Un articolo di Marco Tosatti - con una nota di Federico La Sala

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PREFERITO, "IL PADRINO".
giovedì 6 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
Al di là del gioco degli equivoci, delle polemiche strumentali, e della cecità delle varie gerarchie religiose, la decisione del Consiglio Comunale di Oxford sembra essere - in buona fede - un’altra: riportare l’Acqua della "vecchia" Sapienza nella Città nuova!!!
"CHRISTMAS" VUOL ESSERE - SEMPLICEMENTE E SENZA CONTRAPPOSIZIONI - LA "FESTA DELLA LUCE D’INVERNO", SIA NATURALE SIA SOPRA-NATURALE!!!
VERITA’ E RICONCILIAZIONE: AL DI LA’ DI OGNI DUALISMO E DI OGNI FONDAMENTALISMO - NEL SEGNO (...)

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> NEL BUIO E NEL GELO DELL’INVERNO. ---- Charles Dickens, di cui ricorrono oggi i duecento anni dalla nascita, un maestro di verità sociali, parola di Marx (di Enrico Palandri) - Dickens in Italia sull’orlo del vulcano (di Richard Newbury)

martedì 7 febbraio 2012

Dickens, maestro di verità sociali, parola di Marx

Per l’autore del «Manifesto» ha fatto più denuncia politica dei politici di professione. A 200 anni dalla nascita il romanziere inglese influenza lo sguardo che abbiamo ancora oggi sul lavoro, la finanza, la povertà

di Enrico Palandri (l’Unità, 07.02.2011)

Di Charles Dickens, di cui ricorrono oggi i duecento anni dalla nascita, Karl Marx scrive in un articolo apparso sul New York Tribune il primo agosto del 1854 che è un autore le cui... pagine eloquenti e icastiche hanno donato al mondo più verità politiche e sociali di quelle pronunciate da professionisti della politica, pubblicisti e moralisti messi insieme, descrivono ogni tratto della borghesia, dai detentori di capitale e beneficiari di rendite che guardano dall’alto ogni altro commercio come volgare, ai negozianti e gli avvocati.

La straordinaria influenza della società colta da Dickens ci ha costruiti e rimane lo sguardo che abbiamo ancora oggi sul lavoro, la finanza, la povertà. Di questo mondo ebbe esperienza diretta e lo racconta con uno schema pressoché costante in tutta la sua opera: rigida divisione in classi sociali e potenza del denaro, che istituisce e abolisce barriere in contrasto con l’umanità dei personaggi.

Denaro, ed è questa la grande innovazione, che è quindi del tutto indipendente dal merito e dal lavoro e al contrario è volatile, finanziario, appare e scompare improvvisamente attraverso eredità o eredità mancate, si moltiplica o crolla per accumuli e investimenti in borsa. Denaro che scorre insieme al sangue per le strade di Londra, la vera protagonista dei suoi romanzi, la cui natura completamente umana è data proprio dalla sua variegatissima popolazione.

Di queste fortune Dickens ebbe esperienza diretta: suo padre era stato rinchiuso nella famosa Marshalsea per debiti quando Charles Dickens aveva dodici anni, e altrettanto miracolosamente ne era uscito ereditando 450 sterline dalla nonna paterna (come Dickens racconterà nel personaggio William Dorrit).

FORTUNA AL CINEMA E IN TV

Dickens provò in quel periodo il destino del suo personaggio Oliver Twist, lavorando in una fabbrica piena di ratti per dieci ore al giorno, e in seguitò o per esperienza diretta o nelle sue inchieste giornalistiche, conobbe da vicino le diversissime condizioni sociali che ritrae nei suoi libri.

Quel mondo è ancora vivissimo nel nostro modo di pensare il mondo: dai suoi dodici romanzi principali e soprattutto da A Christmas Carol sono stati tratti 180 adattamenti cinematografici o televisivi, per non parlare della fortuna di Scrooge, che è l’archetipo di una miriade di personaggi fino allo Zio Paperone di Disney, che nell’ originale inglese porta infatti il suo nome.

Negli ultimi anni la Bbc ha rinvigorito l’industria che ripropone queste storie al grande pubblico. Little Dorrit, Nicholas Nickleby o Bleak House sono tutte diventate fortunatissime serie televisive.

LA COMICITÀ

Recitate e messe in scena di solito molto bene, queste storie non catturano purtroppo i tratti letterari più preziosi e specifici di Dickens. Innanzitutto la comicità. Persino nelle vicende più tragiche o patetiche Dickens intrattiene con i suoi lettori una complicità fondata soprattutto sul sorriso. Con i nomi parlanti dei personaggi, ma soprattutto con l’osservazione parodica delle aspirazioni alla promozione sociale che costituiranno un modelo per tutti i romanzieri fino a Mme. Verdurin di Proust e oltre.

Ma è soprattutto la straordinaria prosa inglese di questo autore a rimanere impressa nei lettori: la capacità di impostare un tono che pur restando sempre concreto trascende la scena con una profonda simpatia umana degna della Ginestra di Leopardi, come nell’incipit di Our mutual friend, dove vengono descritti un padre e una figlia che vanno in barca lungo il Tamigi, di notte, per ripescare i cadaveri di assassinati gettati nel fiume per tentare di recuperare qualcosa: un orologio, qualche moneta.

Sono personaggi che non resteranno al centro del racconto, ma che danno la misura di come l’arte del romanzo, emancipandosi dalla poesia e dalla memorialistica, mescolandosi con i materiali corrivi del giornalismo o della cronaca giudiziaria, iniziasse allora a inventare un proprio ambito estetico, facendo di noi stessi il teatro in cui la parola letta silenziosamente ma nella social catena di una nuova readership avida di emancipazione, risuona più netta e limpida che nella recitazione di un grande attore. Anche solo per questo, buon compleanno Charles Dickens!



-  Dickens in Italia sull’orlo del vulcano

-  Il grande scrittore inglese nasceva duecento anni fa
-  Nei suoi reportage le contraddizioni del nostro Paese

-  di Richard Newbury (La Stampa, 07.02.2012)

      • Festa a Portsmouth e omaggio su Radio3
        -  La Gran Bretagna festeggia oggi il bicentenario della nascita di Charles Dickens, uno dei più grandi scrittori della letteratura inglese i cui romanzi sono diventati classici intramontabili. Sono previste celebrazioni in tutto il paese, da Londra a Portsmouth, dove Dickens nacque il 7 febbraio 1812 (morì a Gad’s Hill l’8 giugno 1870). Anche l’Italia rende omaggio allo scrittore: oggi su RadioTre Rai alcune pagine dei suoi libri, lette dall’attore Massimo Lello, accompagneranno tutti i programmi della giornata. E nel pomeriggio gli sarà dedicato uno speciale Fahrenheit

Una strana, triste creatura, che era sempre in movimento ma non era mai certa se alla ricerca di qualcosa o in fuga da esso»; così Robert Douglas Fairhurst descrive l’autore nella sua nuova biografia Becoming Dickens (Diventare Dickens).

Dickens era un giornalista che diventò romanziere. Il circolo Pickwick descrive i luoghi che aveva visitato in qualità di giovane giornalista. Il mondo di Dickens era anche un luogo di cambiamenti, dalla diligenza al vagone ferroviario, dalla vela al vapore. Nel 1843 attraversò l’Atlantico su una nave a vapore diretto verso «La Repubblica della mia immaginazione libera da monarchia, aristocrazia e logore convenzioni, solo per essere deluso da questa Nazione volgare, grossolana e meschina», «guidata da un branco di mascalzoni».

Se c’era una cause célèbre per l’élite liberale inglese di ritorno nel Vecchio Mondo questa era l’Italia. Gli esuli italiani, non ultimo «il divino» Mazzini, erano molti e influenti. Dickens era profondamente coinvolto nelle scuole per gli inglesi poveri e appoggiò fortemente nel 1841 la scuola fondata all’Hatton Garden di Londra da Mazzini per i bambini italiani vittime della tratta, dove ambientò la casa di Fagin in Oliver Twist .

Nella decisione di recarsi in Italia per 2 anni nel 1844-5 c’è un misto dickensiano di giornalismo investigativo sullo «stato della nazione [italiana]», e aspirazioni sociali di un nuovo ricco ora in grado di vivere a Londra in un palazzo piuttosto che in una casa. È la sua prima vacanza dall’età di 12 anni, «prima non ho mai saputo cosa significasse essere pigri». Sarebbe stato così aspro con i suoi ospiti italiani come lo era stato con gli americani? A luglio Genova appariva bella dalla nave, ma da vicino «dev’essere la regina tra tutte le città dimenticate da Dio, ammuffite, tristi, sonnolente, sporche, pigre, malmesse. Sembrava di essere arrivati alla fine di tutto». Tuttavia, proprio come gli esuli italiani nella nebbiosa Londra, ben presto si sistemò, soprattutto dopo aver scambiato il suo «carcere rosa» ad Albaro per Palazzo Peschiere, nel cuore di Genova, aver preso un palco all’opera ed essersi fatto degli amici.

Un breve viaggio a Londra con il suo nuovo libro Le campane inizia con un tour pickwickiano in diligenza di Piacenza, Parma, Modena, Bologna e Ferrara. «Che strano dormiveglia, mezzo triste e mezzo delizioso, è il passaggio attraverso questi luoghi addormentati che si crogiolano al sole! Ognuno, di volta in volta, appare il luogo del mondo più ammuffito, triste, dimenticato da Dio! » È colpito, però, mentre prosegue, dalle «piacevoli» Verona, Mantova e Milano, fino al Sempione.

Nel gennaio 1845 porta la moglie a Roma «degradata e decaduta, che giace addormentata sotto il sole tra un cumulo di rovine» via Pisa e Siena. «Non c’è niente di più bello al mondo della strada costiera tra Genova e La Spezia». Della Torre di Pisa: «Come la maggior parte delle cose collegate nelle loro prime associazioni con i libri di scuola, è troppo piccola. L’ho sentito profondamente».

È il Dickens giornalista e attivista contro la pena capitale a raccontare, senza commenti, nei minimi dettagli, di un assassino ghigliottinato: nella morte, ha notato, i bianchi bulbi oculari del condannato erano ancora rivolti verso l’alto per evitare di dover guardare nel cesto sporco. A Napoli nelle prime fasi di un’eruzione sul Vesuvio Dickens e la sua famiglia arrivano quasi al «vedi Napoli e poi muori» perché l’intrepido, se pur gotico, giornalista insiste a voler guardare oltre il bordo del cratere. Torna con gli abiti in fiamme, ma due delle sue guide scompaiono per sempre nella discesa sul ghiaccio. Dickens lasciò l’Italia attraverso il San Gottardo via Firenze. «Qui sopravvive la parte imperitura della mente umana... quando la tirannia dei molti, o dei pochi, o di entrambi, non è che un racconto, quando Orgoglio e Potere sono caduti insieme nella polvere».

«Lasciate che ci congediamo dall’ Italia, con tutte le sue miserie e le ingiustizie, affettuosamente, con la nostra ammirazione per le bellezze, naturali e artificiali, di cui è piena fino a traboccare, e con la nostra tenerezza verso un popolo, naturalmente ben disposto, paziente e di temperamento mite. Anni di abbandono, oppressione e malgoverno hanno operato per cambiare la sua natura e fiaccare il suo spirito; gelosie miserabili... sono state il cancro alla radice della nazionalità... ma il bene che era in esso c’è ancora, e un popolo nobile può, un giorno, risorgere dalle ceneri. Coltiviamo la speranza», conclude Dickens in Impressioni d’Italia .


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