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Politica

Elezioni Usa 2008: Obama è il nuovo presidente, inizia la Terza Età di Gioacchino da Fiore

mercoledì 5 novembre 2008 di Emiliano Morrone
Barack Obama è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America. "Siamo un popolo solo", le sue prime parole.
Oggi inizia la Terza Età profetizzata dall’abate calabrese Gioacchino da Fiore, cui il nuovo presidente americano si è ispirato nella sua campagna elettorale.

Sul tema, nel sito, si cfr.:
"CHANGE WE NEED". BARACK OBAMA, SULLE ALI DELLO SPIRITO DI FILADELFIA E DI GIOACCHINO DA FIORE, HA GIA’ PORTATO GLI U.S.A. FUORI DAL (...)

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> Elezioni Usa 2008: Obama è il nuovo presidente --- Un Presidente nero. Barack Obama realizza il sogno...Un leader storico della black politic, il reverendo Jessie Jackson, piange. E sono lacrime di gioia.

mercoledì 5 novembre 2008

L’America ha un Presidente nero Barack Obama realizza il sogno «Nulla in questo paese è impossibile»

Da Chicago, Roberto Rezzo *

«Yes, we can»: “Sì, possiamo” è «Il credo americano». Un Barack Obama compreso e commosso ha chiuso i 17 minuti del suo discorso da presidente eletto davanti a 100mila persone a Chicago tornando allo slogan che ha sintetizzato la sua campagna del cambiamento. Quanti voti? In tutto non si sa ancora, almeno 338 e gliene bastavano 270. Ma Barack Obama diventa il 44esimo presidente degli Stati Uniti con un bottino straordinario di Stati che include la Virginia, la Florida, la Pennsylvania, l’Ohio, il Colorado, il New Mexico, il Nevada... Come a dire tutti gli Stati che erano incerti alla vigilia del voto. E anche l’affluenza alle urne è un dato storico, oltre il 64%.

Sono le 22 in punto, ora di Chicago, quando la Cnn proietta la vittoria di Barack Obama alle presidenziali del 2008. Non appena la notizia appare in sovrimpressione sugli schermi Jumbotronic disseminati nell’area di Grant Park, un boato si leva dalla folla in attesa dei risultati. Non ci sono ancora dati ufficiali: sulla carta l’area verde dovrebbe contenere più o meno 100mila persone, ma sono le stesse forze dell’ordine a stimare una partecipazione attorno al milione di persone. Tutta la zona Downtown si e’ trasformata in una gigantesca festa di piazza. E nonostante le misure di sicurezza, le transenne, i camion della nettezza urbana usati a mo’ di sbarramento, l’atteggiamento della polizia per una volta non è ostile. Chicago è la città di Obama.

Due ore dopo, Obama sale sul palco. Accompagnato dalla moglie e dalle due bambine. «Se qualcuno ancora aveva dei dubbi sul fatto che l’America sia la terra delle infinite possibilità - esordisce - questa notte ha avuto una risposta». Ha un’espressione stanca ma felice. Come quella di chi ha appena superato l’esame della sua vita. E sente l’adrenalina venirgli meno. «Hanno votato ricchi e poveri. Democratici e repubblicani. Etero e gay. Bianchi, neri, gialli. Disabili e non disabili. Persone che hanno votato per la prima volta nella loro vita, convinte che questa volta le loro voci saranno ascoltate. L’America ha lanciato un messaggio al mondo: non siamo la somma di tante diversità. La somma di Stati bianchi e blu. Siamo gli Stati Uniti d’America».

Non è stato necessario aspettare la fine degli scrutini per rendersi conto che il repubblicano John McCain l’ha spuntata solo in una manciata di Stati meridionali: Alabama, Georgia, Mississippi, Missouri. Oltre all’Arizona e al Nebraska. Quando gli exit poll attribuiscono a Obama la vittoria in Florida, in Virginia e in Pennsylvania, è chiaro che i giochi sono chiusi. McCain ringrazia i sostenitori dalla sala delle feste di un golf club a Phoenix in Arizona e si prende la colpa della sconfitta. Il senatore repubblicano ha parlato a Phoenix in Arizona dicendo ai suoi sostenitori che «l’America si è espressa in modo forte e chiaro». È molto di più: è la vera fine dell’amministrazione Bush e dell’egemonia neocon sulla politica americana. Sarah Palin, governatore dell’Alaska, che sino all’ultimo ha pregato di entrare alla Casa Bianca come vice presidente, non riesce a nascondere un’espressione di rabbia e dolore.

«Vi ascolterò sempre - promette Obama in mondovisione - Soprattutto quando non saremo d’accordo. Quello che è cominciato 21 mesi fa non finisce stanotte. La nostra sfida comincia adesso». Un leader storico della black politic, il reverendo Jessie Jackson, piange. E sono lacrime di gioia. E finalmente dagli altoparlanti arriva la musica: Bruce Springsteen.

Intanto, mentre procede lo spoglio delle schede, appare chiaro che i democratici consolidano la maggioranza alla Camera.

* l’Unità, Pubblicato il: 05.11.08, Modificato il: 05.11.08 alle ore 11.51


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