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EV-ANGELO = BUONA NOVELLA. DIO È AMORE (Charitas) non MAMMONA (Benedetto XVI, "Deus CARITAS est", 2006) ED "EU-*CARESTIA*"!!!

MONSIGNOR RAVASI, MA NON È POSSIBILE FARE CHIAREZZA? SI TRATTA DELLA PAROLA FONDANTE E DISTINTIVA DELLA FEDE CRISTIANA!!! DIO È AMORE ("Charitas") O MAMMONA ("Caritas")?! - Una nota di Federico La Sala

Ha dimenticato l’esortazione di Papa Wojtyla ("Se mi sbalio, mi corigerete")?!
mercoledì 5 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
IL NOME DI DIO, SENZA GRAZIA ("CHARIS")! L’ERRORE FILOLOGICO E TEOLOGICO DI PAPA BENEDETTO XVI, NEL TITOLO DELLA SUA PRIMA ENCICLICA. Nel nome della "Tradizione"
KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI").


CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE (...)
DEUS CHARITAS EST
(1Gv 4. 1-8). (...)

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> MONSIGNOR RAVASI, MA NON E’ POSSIBILE FARE CHIAREZZA? --- il discorso pronunciato ieri dal Pa­pa durante l’udienza ai partecipanti all’Assem­blea plenaria del Pontificio Consiglio «Cor Unum».

sabato 14 novembre 2009

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!_________________________________________________________________

Benedetto XVI

«Dal Vangelo l’impegno per la giustizia»

-  «Anche nelle società più evolute dal punto di vista sociale, la caritas resta necessaria: il servizio dell’amore non diventa mai superfluo»

Pubblichiamo il discorso pronunciato ieri dal Pa­pa durante l’udienza ai partecipanti all’Assem­blea plenaria del Pontificio Consiglio «Cor Unum». *

Signori cardinali, venerati fratelli nell’episco­pato e nel sacerdozio, cari fratelli e sorelle, so­no lieto di salutare ciascuno di voi, membri, consultori e officiali del Pontificio Consiglio « Cor Unum» , qui convenuti per l’Assemblea plenaria, durante la quale viene affrontato il tema «Percor­si formativi per gli operatori della carità». Saluto il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del di­castero, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto anche a nome vostro. A tutti esprimo la mia riconoscenza per il prezioso servizio che of­frite all’attività caritativa della Chiesa. Il mio pen­siero, in modo speciale, si rivolge ai numerosi fedeli che, a vario titolo e in ogni parte del mondo, fanno dono, con generosità e dedizione, del loro tempo e delle loro energie per testimoniare l’a­more di Cristo, Buon Samaritano, che si china sui bisognosi nel corpo e nello spirito. Poiché, come ho sottolineato nell’enciclica Deus caritas est, «l’intima natura della Chiesa si esprime in un tri­plice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramen­ti (leiturgia), servizio della carità (diakonia)» ( cfr n. 25), la carità appartiene alla natura stessa del­la Chiesa.

Operando in questo ambito della vita eccle­siale, voi svolgete una missione che si col­loca in una tensione costante tra due po­li: l’annuncio del Vangelo e l’attenzione al cuore dell’uomo e all’ambiente in cui egli vive. Que­st’anno due speciali eventi ecclesiali hanno mes­so in risalto tale aspetto: la pubblicazione del­l’enciclica Caritas in veritate e la celebrazione del­l’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi sulla riconciliazione, la giustizia e la pa­ce. In prospettive diverse ma convergenti, essi hanno evidenziato come la Chiesa, nel suo an­nuncio salvifico, non possa prescindere dalle con­dizioni concrete di vita degli uomini, ai quali è in­viata. L’agire per migliorarle concerne la sua stes­sa vita e la sua missione, poiché la salvezza di Cri­sto è integrale e riguarda l’uomo in tutte le sue di­mensioni: fisica, spirituale, sociale e culturale, ter­rena e celeste.

Proprio da questa consapevolezza sono nate, nel corso dei secoli, molte opere e strut­ture ecclesiali finalizzate alla promozione delle persone e dei popoli, che hanno dato e continuano a offrire un con­tributo insostituibile per la cresci­ta, lo sviluppo armonico e inte­grale dell’essere umano. Come ho ribadito nell’enciclica Caritas in veritate, «la testimonianza della carità di Cristo attraverso opere di giustizia, pace e sviluppo fa parte della evangelizzazione, perché a Gesù Cristo, che ci ama, sta a cuo­re tutto l’uomo»(n. 15).

In questa ottica va considerato l’impegno della Chiesa per lo sviluppo di una società più giusta, nella quale siano riconosciuti e rispetta­ti tutti i diritti degli individui e dei popoli ( cfr i­bid ., 6). Molti fedeli laici, al riguardo, svolgono u­na proficua azione nel campo economico, sociale, legislativo e culturale, e promuovono il be­ne comune. Essi testimoniano il Vangelo, contribuendo a costruire un giusto ordine nella so­cietà e partecipando in prima persona alla vita pubblica (cfr Deus caritas est, 28). Non compete certo alla Chiesa intervenire direttamente nella politica degli Stati o nella costruzione di strutture politiche adeguate (cfr n. 9). La Chiesa con l’an­nuncio del Vangelo apre il cuore per Dio e per il prossimo, e sveglia le coscienze. Con la forza del suo annuncio difende i veri diritti umani e si im­pegna per la giustizia. La fede è una forza spiri­tuale che purifica la ragione nella ricerca di un ordine giusto, liberandola dal rischio sempre pre­sente di venire « abbagliata » dall’egoismo, dall’interesse e dal potere.

In verità, come l’espe­rienza dimostra, anche nelle società più evolute dal punto di vista sociale, la caritas resta neces­saria: il servizio dell’amore non diventa mai su­perfluo, non solo perché l’anima umana ha sem­pre bisogno, oltre che delle cose materiali, del­l’amore, ma anche perché permangono situa­zioni di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed aiuti con­creti. Quando offre amorevole attenzione all’uomo, la Chiesa sente pulsare in se stessa la pienezza di amore suscitata dallo Spirito Santo, il quale, mentre aiuta l’uomo a liberarsi dalle op­pressioni materiali, assicura ristoro e sostegno al­l’anima, liberandola dai mali che l’affliggono. Sorgente di questo amore è Dio stesso, infinita misericordia ed amore eterno. Chiunque, per­tanto, presta il suo servizio all’interno degli or­ganismi ecclesiali che gestiscono iniziative e o­pere di carità, non può che avere questo preci­puo obbiettivo: far conoscere e sperimentare il volto misericordioso del Padre celeste, poiché nel cuore di Dio Amore c’è la risposta vera alle attese più intime di ogni cuore u­mano.

Quanto è necessario per i cri­stiani mantenere fisso lo sguardo sul volto di Cristo! Solo in Lui, pienamente Dio e pienamente uomo, possia­mo contemplare il Padre ( cfr Gv 14,9) e sperimentarne l’infinita mi­sericordia! I cristiani sanno di es­sere chiamati a servire e ad amare il mondo, pur senza essere « del mondo » ( cfr Gv 15,19); a portare una Parola di salvezza integrale dell’uomo, che non si può rac­chiudere nell’orizzonte terreno; a rimanere - co­me Cristo - totalmente fedeli alla volontà del Pa­dre fino al dono supremo di se stessi, per perce­pire più facilmente quel bisogno di vero amore che c’è in ogni cuore. Ecco dunque il cammino che deve percorrere, se vuole seguire la logica del Van­gelo, chiunque voglia testimoniare la carità di Cri­sto.

Cari amici, è importante che la Chiesa, inse­rita nelle vicende della storia e della vita degli uomini, si faccia canale della bontà e dell’amore di Dio. Così sia per voi e per quanti o­perano nel vasto ambito di cui si occupa il vostro Pontificio Consiglio! Con tale auspicio, invoco la materna intercessione di Maria sui vostri lavori e, mentre rinnovo il mio ringraziamento per la vo­stra presenza e per l’opera che svolgete, ben vo­lentieri imparto a ciascuno di voi e alle vostre fa­miglie la mia apostolica benedizione.

* Avvenire, 14.11.2009


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