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CRISI FINANZIARIA, ECONOMICA E POLITICA. CHE "PARADISO": UN LUNGO DEFICIT DI LOGICA E DI ETICA!!! Una riflessione di Ettore Gotti Tedeschi - a cura di Federico La Sala

domenica 9 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] La fiducia si fonda sulla condotta etica degli operatori e produce miglioramento della concorrenza, credibilità, motivazione e cooperazione; consente stabilità, garantendo valore finanziario all’impresa e permette sviluppo, stimolando creatività ed efficienza. Il mercato oggi chiede soprattutto certezze e rispetto delle regole: la scorrettezza nella finanza produce infatti un costo inaccettabile per la collettività. Ma per risanare l’economia e generare nuova fiducia è necessario (...)

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> CRISI FINANZIARIA, ECONOMICA E POLITICA. UN LUNGO DEFICIT DI LOGICA E DI ETICA!!! ---- Denaro e paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico.

domenica 9 novembre 2008

"Denaro e paradiso"

(Il Sole-24ore, 30 dicembre 2004) *

Facili ai nodi e agli intrichi i fili di quella trama complessa che è l’economia di mercato, il capitalismo e la globalizzazione. Tesi da un capo all’altro del mondo, a creare sia pur acrobatici percorsi di solidarietà; o mossi dall’alto, a governare culture e destini secondo la famigerata legge del più ricco. Fili d’oro che possono, tuttavia, “entrare, a buon diritto, nella famosa cruna dell’ago”. Parola di Rino Cammilleri ed Ettore Gotti Tedeschi che, nel saggio a due mani “Denaro e paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico”, sostengono la tesi secondo cui la morale cattolica, lungi dal demonizzare la ricchezza tout court, rappresenta, in realtà, “un potenziale vantaggio competitivo” laddove il lavoro e la coscienza individuale si pongano realmente al servizio della collettività.

Un saggio divulgativo, orientato dalle domande incalzanti di Cammilleri, autore di numerosi libri a tema religioso e della rubrica ”Il santo del giorno” tenuta su “Il Giornale”, cui risponde la sensibilità e il pragmatismo di Gotti Tedeschi, banchiere di professione, economista, docente universitario ed editorialista, nonché consigliere di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti. Un percorso agevole, curioso, che non manca di citare voci autorevoli dell’economia - da Robert Sirico a Frederic Hayek - e del pensiero religioso - dalle numerose Encicliche papali a San Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei-. Nonché articoli, lettere, significative date storiche ed eventi di cronaca (il caso Parmalat liquidato come caustico esempio di “bari che pagano dazio”).

Dedicato ai credenti e, più ottimisticamente, ai non credenti, il libro si getta con disinvoltura in un oceano di Carta e Moneta. Tentando di dribblare l’inevitabile ripetitività di alcune risposte, di fronte a una tesi di cui gli stessi autori ammettono le difficoltà di applicazione nell’attuale contesto globale. Ricchezza, economia e capitalismo non sono, infatti, che strumenti neutri i cui effetti dipendono dalla coscienza di chi è chiamato a destreggiarsi tra leggi di mercato, competizione e profitto. Semplici quanto la Verità, del resto, sono le premesse del testo: l’uomo non deve mai essere un mezzo, ma un fine. E se la finalità della creatura umana consiste nel collaborare all’opera del suo Creatore, in santità, libertà e creatività, il capitalismo, correttamente applicato in forza delle sue origini cristiane, risulta essere la forma migliore di economia. Sia lo Stato assistenziale, che soccorre senza stimolare ingegno e iniziativa, sia le uguaglianze forzatamente imposte sotto l’egida di ideologie risultano, in ultima istanza, un “sintomo di ingiustizia”. E la stessa povertà subita, del resto, non rappresenta di per sé alcun merito. Prova ne sia il fatto che proprio in ambiente francescano alcuni pensatori del XIII-XIV secolo, quali San Bernardino da Siena o il beato Giovanni Duns Scoto, elaborarono raffinati concetti economici come giusto prezzo, interesse, produttività del denaro o sconto. E i monasteri benedettini medievali rappresentarono, in una sapiente miscela di distacco e operosità, una sorta di “Silicon Valley” dove si svilupparono tecniche nel campo della siderurgia, energia, idraulica, tessitura e costruzioni. Non è dunque un motto di spirito l’affermazione di Gotti Tedeschi secondo cui Papa Giovanni Paolo II, sostenitore del libero mercato e della globalizzazione come occasione per “globalizzare anche il bene”, sarebbe un ottimo candidato per il Nobel in economia.

Globalizzare il bene, dunque: non è uno slogan, è il Futuro. Che passa attraverso le accuse di americanizzazione, gli inviti alla responsabilizzazione dei paesi sottosviluppati, le superbe prospettive di biologia e eugenetica e, soprattutto, il rischio di ridurre la morale ad etica sociale, “utile ma non vissuta”. Dimenticando che non la tecnologia ma lo spirito umano sono chiamati a costruire la storia. E che la morale cattolica, già stigmatizzata dall’illuminismo come scomodo vincolo per una natura umana intrinsecamente buona, già dichiarata senza appello dal marxismo oppio dei popoli, rischia oggi di essere messa da parte proprio a causa della sua visione globale dell’uomo come essere terreno e soprannaturale. Non a caso, dunque, il saggio si chiude con un’insolita preghiera dell’economista “etico”. Parole concrete -manager, pensioni, inflazione- con tanto di Amen conclusivo. Nella consapevolezza che “la concreta applicazione della morale cattolica all’economia implicherebbe la sua accettazione da parte di tutti: una condizione da santi nel Paradiso terrestre”.

*

-  Rino Cammilleri ed Ettore Gotti Tedeschi (prefazione del Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi).
-  Denaro e paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico
-  Edizioni PIEMME, pagine 143, euro 12,50


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