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Camorra, ’Ndrangheta, Sacra corona unita...

MAMMASANTISSIMA, CHIESA E STATO. "LA MAFIA DEVOTA", UN GRANDE CONTRIBUTO DELL’ANTROPOLOGA ALESSANDRA DINO PER CAPIRE MEGLIO E PER SCONFIGGERE LE MAFIE. Una recensione di Goffredo Fofi - a cura di Federico La Sala

"Per amore del mio popolo non tacerò"(Isaia). «La camorra ha assassinato il nostro paese, noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la "Parola di Vita"» (don Peppino Diana).
martedì 18 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Se è vero che, secondo le stime, il Pil italiano è prodotto per il dieci-dodici per cento dall’economia criminale (e non vengono considerati in questi calcoli, per esempio, la produzione e lo smercio di armi) ne deriva che le risposte alle attività mafiose dovrebbero essere ben più radicali che quelle esclusivamente giudiziarie. E, di fatto, come si sconfiggono le mafie? Non credo, personalmente, che i “professionisti dell’antimafia” riescano sempre a incidere in (...)

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> MAMMASANTISSIMA, CHIESA E STATO. ----I segreti della mente di Cosa Nostra. La psicologia della mafia tende soprattutto alla conquista del comando. Dalla «famiglia» al training dell’affiliato: le relazioni in un mondo di potere e di paura (di Angelo de’ Micheli - interv. a Girolamo Lo Verso).

domenica 25 ottobre 2009


-  Criminalità

-  Il libro di uno psicoterapeuta svela la logica mafiosa

-  I segreti della mente di Cosa Nostra

-  Dalla «famiglia» al training dell’affiliato: le relazioni in un mondo di potere e di paura

-  Le vere priorità
-  La psicologia della mafia tende soprattutto alla conquista del comando.
-  Il guadagno è secondario

di Angelo de’ Micheli (Corriere della Sera/Salute, 25.10.2009)

Nei giorni scorsi si è molto parlato di mafia, di ’papelli’, di patti e di pretese, di ipote­si di trattative di non bellige­ranza tra mafia e Stato. Tutto ciò ha riportato l’attenzione sul complesso fenomeno ma­fioso e sulla logica che sostie­ne e regola i comportamenti mafiosi. E non deve stupire che si possa parlare di ’logi­ca’ e anche di psicologia del­la mafia. Ne parliamo con il professor Girolamo Lo Ver­so, ordinario di psicoterapia all’Università di Palermo, che da 16 anni studia il fenome­no mafioso e che sul tema ha pubblicato quattro libri, il più recente dei quali si intito­la ’Territori in controluce, ri­cerche psicologiche sul feno­meno mafioso’, edito da Franco Angeli.

«La psicologia in ambito mafioso - spiega Lo Verso - studia non solo l’identità del mafioso, ma anche il suo sistema emotivo e relaziona­le. Lo fa, per esempio, condu­cendo colloqui con persone mafiose o che con queste hanno avuto contatti, come giudici, per esempio, o come amministratori e commer­cianti » . «Ad usare la psicologia per capire la mafia fu per primo il giudice Giovanni Falcone; si potrebbe dire che Falcone abbia inventato un metodo ’psicologico-clinico’, perché cercava di comprendere il fe­nomeno cogliendolo dall’in­terno, dal punto di vista dei suoi protagonisti - prose­gue l’esperto -. Lo stesso ab­biamo fatto noi, intervistan­do collaboratori di giustizia, giudici antimafia, avvocati, poliziotti, psicoterapeuti sici­liani, calabresi e napoletani che hanno seguito nel tempo componenti di famiglie ma­fiose o casi di persone in odo­re di mafia. E abbiamo appro­fondito il tema analizzando il testo dei colloqui fatti da per­sone mafiose e le perizie psi­chiatriche condotte su di lo­ro, nonché in momenti di ela­borazione dei problemi con gruppi di cittadini di comuni ad alta densità mafiosa, con lo scopo di attivare degli in­terventi psico sociali.

«La nostra ricerca ci ha por­tato, così, ad alcune conclu­sioni. Per esempio, che Cosa Nostra, tramite l’idea di ’fa­miglia’ in senso allargato, che si prende cura dei suoi af­filiati, costruisce dalla nasci­ta i suoi adepti, sia uomini che future mogli di mafiosi. Lo fa con una forte trasmis­sione di ’valori’, arrivando a quello che si potrebbe defini­re un concepimento fonda­mentalista del bambino co­me futuro mafioso, sottopo­nendolo via via a un training che comincia dalla prima ado­lescenza e che si sviluppa in lunghe fasi di ’carriera’. Una carriera che comprende gli omicidi. Tutto ciò, serve per costruire un perfetto kil­ler- robot agli ordini dell’orga­nizzazione » .

«Cosa Nostra - aggiunge Lo Verso - ha altresì stru­mentalizzato vecchi codici si­ciliani, quali la famiglia e l’onore, al fine di costruire una perfetta azienda crimina­le. Cosa Nostra è la famiglia e così, infatti, si definisce. Nel­la n’drangheta, invece, fami­glia d’origine e mafiosa coin­cidono » . C’è, quindi, una realtà pseudofamiliare che sostitui­sce quella sociale?

«Molto di più - dice l’esperto -. Dalle nostre ricerche emerge che la mafia ha come unico vero obiettivo il potere - ’cum­manari è megghiu di futtiri’, comandare è meglio che fare sesso, è il detto -, e solo se­condariamente il denaro. Per la relazione affettiva e la ses­sualità c’è, invece, totale di­sinteresse. In sostanza, si trat­ta di un mondo che vive di paura, e che comanda attra­verso la paura, prima ancora che con la violenza. Basti pen­sare all’approccio per intimi­dire i commercianti a cui chiedere il pizzo. Cosa Nostra non è solo un’organizzazione criminale, è una sorta di ’sta­to’ che impone il suo control­lo, le sue leggi. E che tratta con pezzi dello Stato e con po­teri politici».

Chi ha fatto parte di questa realtà può modificare la sua prospettiva di vita?

«E’ molto difficile. Non è possibile, per esempio, fare una psicotera­pia approfondita ed analitica in un mondo addestrato al­l’omertà, con individui che non riescono a realizzare un’introspezione vera nem­meno quando entrano in cri­si. Noi abbiamo lavorato so­prattutto come supporto psi­coterapeutico ai familiari di collaboratori di giustizia, ai familiari di latitanti, e con persone nelle cui famiglie era­no presenti elementi non ma­fiosi » .

Che cosa dobbiamo aspet­tarci?

«E’ importante render­si conto che la mafia è ormai un problema di tutti, a livello nazionale e internazionale- conclude Lo Verso -. E’ co­me avere a che fare con una grande ragnatela, costruita per di più con una trama con­solidata da anni. Una trama ancorata nell’assenza di una struttura sociale organizzata e improntata alla illegalità. Questi vuoti hanno permes­so di creare nel corso di nu­merosi decenni una gerar­chia di valori e di relazioni al­ternative tutt’ora forti e, per­ciò, ancora oggi difficili da sradicare».


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