Criminalità
Il libro di uno psicoterapeuta svela la logica mafiosa
I segreti della mente di Cosa Nostra
Dalla «famiglia» al training dell’affiliato: le relazioni in un mondo di potere e di paura
Le vere priorità
La psicologia della mafia tende soprattutto alla conquista del comando.
Il guadagno è secondario
di Angelo de’ Micheli (Corriere della Sera/Salute, 25.10.2009)
Nei giorni scorsi si è molto parlato di mafia, di ’papelli’, di patti e di pretese, di ipotesi di trattative di non belligeranza tra mafia e Stato. Tutto ciò ha riportato l’attenzione sul complesso fenomeno mafioso e sulla logica che sostiene e regola i comportamenti mafiosi. E non deve stupire che si possa parlare di ’logica’ e anche di psicologia della mafia. Ne parliamo con il professor Girolamo Lo Verso, ordinario di psicoterapia all’Università di Palermo, che da 16 anni studia il fenomeno mafioso e che sul tema ha pubblicato quattro libri, il più recente dei quali si intitola ’Territori in controluce, ricerche psicologiche sul fenomeno mafioso’, edito da Franco Angeli.
«La psicologia in ambito mafioso - spiega Lo Verso - studia non solo l’identità del mafioso, ma anche il suo sistema emotivo e relazionale. Lo fa, per esempio, conducendo colloqui con persone mafiose o che con queste hanno avuto contatti, come giudici, per esempio, o come amministratori e commercianti » . «Ad usare la psicologia per capire la mafia fu per primo il giudice Giovanni Falcone; si potrebbe dire che Falcone abbia inventato un metodo ’psicologico-clinico’, perché cercava di comprendere il fenomeno cogliendolo dall’interno, dal punto di vista dei suoi protagonisti - prosegue l’esperto -. Lo stesso abbiamo fatto noi, intervistando collaboratori di giustizia, giudici antimafia, avvocati, poliziotti, psicoterapeuti siciliani, calabresi e napoletani che hanno seguito nel tempo componenti di famiglie mafiose o casi di persone in odore di mafia. E abbiamo approfondito il tema analizzando il testo dei colloqui fatti da persone mafiose e le perizie psichiatriche condotte su di loro, nonché in momenti di elaborazione dei problemi con gruppi di cittadini di comuni ad alta densità mafiosa, con lo scopo di attivare degli interventi psico sociali.
«La nostra ricerca ci ha portato, così, ad alcune conclusioni. Per esempio, che Cosa Nostra, tramite l’idea di ’famiglia’ in senso allargato, che si prende cura dei suoi affiliati, costruisce dalla nascita i suoi adepti, sia uomini che future mogli di mafiosi. Lo fa con una forte trasmissione di ’valori’, arrivando a quello che si potrebbe definire un concepimento fondamentalista del bambino come futuro mafioso, sottoponendolo via via a un training che comincia dalla prima adolescenza e che si sviluppa in lunghe fasi di ’carriera’. Una carriera che comprende gli omicidi. Tutto ciò, serve per costruire un perfetto killer- robot agli ordini dell’organizzazione » .
«Cosa Nostra - aggiunge Lo Verso - ha altresì strumentalizzato vecchi codici siciliani, quali la famiglia e l’onore, al fine di costruire una perfetta azienda criminale. Cosa Nostra è la famiglia e così, infatti, si definisce. Nella n’drangheta, invece, famiglia d’origine e mafiosa coincidono » . C’è, quindi, una realtà pseudofamiliare che sostituisce quella sociale?
«Molto di più - dice l’esperto -. Dalle nostre ricerche emerge che la mafia ha come unico vero obiettivo il potere - ’cummanari è megghiu di futtiri’, comandare è meglio che fare sesso, è il detto -, e solo secondariamente il denaro. Per la relazione affettiva e la sessualità c’è, invece, totale disinteresse. In sostanza, si tratta di un mondo che vive di paura, e che comanda attraverso la paura, prima ancora che con la violenza. Basti pensare all’approccio per intimidire i commercianti a cui chiedere il pizzo. Cosa Nostra non è solo un’organizzazione criminale, è una sorta di ’stato’ che impone il suo controllo, le sue leggi. E che tratta con pezzi dello Stato e con poteri politici».
Chi ha fatto parte di questa realtà può modificare la sua prospettiva di vita?
«E’ molto difficile. Non è possibile, per esempio, fare una psicoterapia approfondita ed analitica in un mondo addestrato all’omertà, con individui che non riescono a realizzare un’introspezione vera nemmeno quando entrano in crisi. Noi abbiamo lavorato soprattutto come supporto psicoterapeutico ai familiari di collaboratori di giustizia, ai familiari di latitanti, e con persone nelle cui famiglie erano presenti elementi non mafiosi » .
Che cosa dobbiamo aspettarci?
«E’ importante rendersi conto che la mafia è ormai un problema di tutti, a livello nazionale e internazionale- conclude Lo Verso -. E’ come avere a che fare con una grande ragnatela, costruita per di più con una trama consolidata da anni. Una trama ancorata nell’assenza di una struttura sociale organizzata e improntata alla illegalità. Questi vuoti hanno permesso di creare nel corso di numerosi decenni una gerarchia di valori e di relazioni alternative tutt’ora forti e, perciò, ancora oggi difficili da sradicare».