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FILOSOFIA E PSICOANALISI. E. Fachinelli, Sulla spiaggia (1985): La mente estatica (1989). Il libro, nella dedica, è "per Giuditta"....

LA DECAPITAZIONE DI OLOFERNE E LA FINE DELLA CLAUSTROFILIA. UN OMAGGIO A ELVIO FACHINELLI. Una nota sull’importanza della sua ultima coraggiosa opera - di Federico La Sala

venerdì 31 agosto 2012 di Maria Paola Falchinelli
[...] Come Kafka - davanti alla legge, Freud ha "visto" la porta aperta e non ha capito [...]
progressivamente, identificazione
dopo identificazione, egli finisce per assumere la maschera del più terribile nemico della storia del suo popolo: non avendo vinto Roma (Annibale), non essendo giunto nella terra promessa (Mosè), si fa egiziano e diventa il Faraone con il cuore di pietra [49]. Chi osa pensare diversamente è subito espulso dal suo regno. Egli nega, rimuove, cancella le tracce ed (...)

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> LA DECAPITAZIONE DI OLOFERNE E LA FINE DELLA CLAUSTROFILIA. --- "LA MENTE ESTATICA" E LA LEZIONE DEGLI SCIAMANI. Un libro di matteo Guarnaccia (di Niccolò de Mojana)

giovedì 10 luglio 2014

ANTROPOLOGIA E CONOSCENZA: FREUD, FACHINELLI, E LA MENTE ACCOGLIENTE.

-  «Al momento di diventare sciamani, si dice, gli uomini cambiano sesso. È così posta in rilievo la profondità del mutamento necessario. Il femminile come atteggiamento recettivo non abolisce però il maschile, gli propone un mutamento parallelo» (E. Fachinelli, La mente estatica, 1989). *


“Sciamani: istruzioni per l’uso culturale”. Il libro

Abbiamo letto il nuovo saggio dell’artista e scrittore “psichedelico” Matteo Guarnaccia, in uscita per la Shake Edizioni. La recensione e le immagini

di Niccolò de Mojana *

Il nuovo saggio curato dal papà dell’arte lisergica italiana è un excursus storico e antropologico sulla storia dello sciamanesimo, una raccolta di ritratti sulle diverse tipologie di tradizioni sciamaniche, un racconto fumettistico sul “volo magico”, una collezione di canti sacri tradotti. La sintesi di un percorso che ha origine da un assunto: lo sciamano è un artista, la cui psiche “eccentrica” viene accolta dalla società in cui vive. Egli viene così lasciato libero di utilizzare poesia, musica e arti figurative per esprimere le proprie visioni e le proprie pulsioni.

Guarnaccia chiarisce subito che il suo approccio all’argomento non ha nulla a che spartire con quello new age, pacchiano e misticheggiante. Al contrario, il suo è il tentativo di comprendere che cosa si nasconde dietro il mistero che circonda la cultura sapienziale delle popolazioni tribali. “Lo sciamano”, scrive Guarnaccia, “è qualcuno che, con disciplina, coraggio, perseveranza, esercizio mentale, riesce a mantenere e controllare questo stato ‘infantile’, mettendolo al servizio della sua evoluzione mentale/spirituale e del benessere della sua comunità”.

“In ogni tradizione”, spiega, “lo sciamano compie un ‘volo magico’ attraverso i vari livelli del cosmo, superando ostacoli e difficoltà sempre crescenti, fino a raggiungere un certo grado di conoscenza. Dopodiché ritorna indietro, portando ciò che ha ottenuto a beneficio di tutti. Mantiene così un equilibrio sociale. Vuole compiere il viaggio non per sé, ma per gli altri”.

Ecco allora che il disegno tratteggiato da Guarnaccia comincia a intravedersi: l’archetipo della fiaba descritto da Campbell ci parla esattamente dell’eroe che in tutte le storie abbandona il suo mondo per avventurarsi in un regno soprannaturale, nel quale è costretto a fronteggiare forze favolose, vincere (uccidere il drago, salvare la principessa) e infine tornare indietro, dotato del potere di diffondere la felicità tra gli uomini.

Si tratta di un modello che può essere ritrovato oggi in un certo tipo di arte contemporanea. Marcel Duchamp che assemblava oggetti trovati per la strada, Joseph Beuys che dorme accanto a un coyote, vogliono entrambi dimostrare che è possibile viaggiare - più o meno coscientemente - al di fuori del proprio microcosmo per abitare una dimensione altra. Ecco perché lo sciamano è sempre un artista, e viceversa.

C’è poi anche un altro discorso da esplorare, parimenti importante, necessarip per parlare di sciamanesimo. “L’abito dello sciamano”, spiega Guarnaccia, “racconta sempre un’esperienza. Ha un utilizzo sistemico. Serve come protezione per il ‘volo magico’. Il guardaroba dello sciamano comprende un solo costume sgargiante, in cui forma e struttura sono direttamente dettate dalla sua esperienza visionaria. Ogni esemplare è, di conseguenza, un’opera d’arte unica e irripetibile che deve accompagnare, sottolineare, la postura agitata/scossa/elettrica del veggente, dell’essere estatico. Convoglia assimilazioni animistiche, sollecita e solletica panico, esultanza, turbolenza, traumi e perturbazioni psichiche e anatomiche”. L’abito fa il monaco, verrebbe da dire. E lo aiuta ad accedere a un’altra dimensione.

Si tratta, in ogni caso, di tentare di raggiungere i propri limiti. In questo, gioca un ruolo fondamentale la musica. Il tamburo è il mezzo di locomozione privilegiato, “da utilizzare come un cavallo, una renna, un cammello, una barca, una nuvola, una stella, un’oca, una slitta, un lago (dove immergersi). Nel caso lo sciamano fosse impossibilitato a spostarsi, il tamburo può servire come una pista di atterraggio, un salottino temporaneo, un altare tremolante e sobbalzante per intrattenere gli spiriti in visita”.

Oggi, potremmo pensare ai rave (dove non a caso si parla di musica “trance”) come a momenti nei quali si compie il tentativo di far viaggiare le proprie percezioni al di fuori di confini puramente fisici. Il battito del tamburo come della cassa - sebbene estremamente accelerato - come portali da attraversare per espandere le proprie percezioni.

Ma non bisogna per questo pensare che l’esperienza metafisica sia riservata a pochi. “Tutti noi - scrive Guarnaccia - abbiamo sperimentato nella nostra infanzia l’esperienza sciamanica, anche se tendiamo a dimenticarcene. Uno stato naturale che scaturisce dalla possibilità di muoversi su diversi piani di coscienza e di attingere a piacere - e, aggiungiamo, con piacere - a una molteplicità di sensazioni e stimoli (...) I bambini vedono passare gli angeli, parlano con cose (apparentemente) inanimate, hanno amici invisibili, si sdoppiano, si servono di oggetti magici. Amano le vertigini e sanno come procurasele: ruotano come folli, fanno capriole, urlano, trattengono il respiro, ripetono frasi senza senso, inanellano parole in loop, si fanno lanciare in aria da mamma e papà. E che dire di quanto apprezzano il suono dei sonagli e delle percussioni? Ognuno di noi, da bambino, è abilitato ad un uso emancipato dell’immaginazione, in fase non ancora formattata dal controllo e dalla riprovazione sociale”.

Non esiste, insomma, una sola forma di realtà. Questo sembra voler ricordare, una volta ancora, il libro-prisma di Matteo Guarnaccia. E lo sciamano è esattamente colui che è in grado di mostrarci diversi piani del reale. Ciò che bisogna imparare a fare è saper conoscerli entrambi, senza limitarsi a credere solo in quello metafisico o in quello materiale. Perché nel primo caso saremmo degli squilibrati e, nel secondo, persone dalla mentalità estremamente limitata.

In conclusione, come diceva Elèmire Zolla, l’ultimo vero sapiente occidentale: “Grazie all’allenamento sciamanico, la fantasia può diventare duttile e forte come il polso di uno spadaccino”. Sta solo a noi (re)imparare a utilizzarla. Anche a questo possono servire le “istruzioni per l’uso” di Matteo Guarnaccia.

* (XL Repubblica - 03 marzo 2014 - ripresa parziale, senza immagini)


SUL TEMA, NEL SITO E IN RETE, SI CFR.:

-  LA PSICOANALISI, IL LETTINO DI MISS FREUD, E LA LEZIONE DI FACHINELLI NEGATA E IGNORATA.

-  MICHELANGELO E LA SISTINA (1512-2012). I PROFETI INSIEME ALLE SIBILLE PER LA CHIESA UN GROSSO PROBLEMA .... DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI LA PRESENZA DELLE SIBILLE NELLA SISTINA E’ ANCORA L’ELEMENTO PIU’ CURIOSO. Materiali sul tema

-   Sibille e profeti oggi. L’onda lunga del Rinascimento di Nicola Fanizza ("L’Acropoli, 3/2014)


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