Inviare un messaggio

In risposta a:
EVANGELO E COSTITUZIONE. CON ROUSSEAU, OLTRE. "Quali pregiudizi, quale cecità (quale malafede) non bisogna avere per osar paragonare il figlio di Sofronisco col figlio di Maria! Che distanza c’è dall’uno all’altro!"(Emilio).

DEMOCRAZIA E CRISTIANESIMO. LA SOVRANITA’ DEL CITTADINO E DEL CRISTIANO, DI OGNI ESSERE UMANO, E’ INCOMPATIBILE CON L’IDEOLOGIA CATTOLICO-ROMANA DELLA GERARCHIA VATICANA - di Federico La Sala

domenica 30 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

In risposta a:

> DEMOCRAZIA E CRISTIANESIMO. LA SOVRANITA’ DEL CITTADINO E DEL CRISTIANO, DI OGNI ESSERE UMANO, E’ INCOMPATIBILE CON L’IDEOLOGIA CATTOLICO-ROMANA DELLA GERARCHIA VATICANA --- RAgusa: Il giudice che toglie i crocifissi: meglio Socrate (di Felice Cavallaro).

giovedì 4 dicembre 2008

Ragusa

Il presidente del Tribunale: lo Stato è laico. Sindaco, vescovo e avvocati lo attaccano

Il giudice che toglie i crocifissi: meglio Socrate

di Felice Cavallaro (Corriere della Sera, 3.12.2008)

RAGUSA - Se la legge è davvero uguale per tutti, oltre al Crocifisso il presidente del Tribunale di Ragusa potrebbe proporre di piazzare pure i simboli delle altre religioni su giudici togati e popolari, avvocati, cancellieri e imputati. Ma è più facile togliere che mettere. E così nel palazzo di giustizia della provincia più a Sud d’Italia scatta un particolare divieto di affissione considerato dai cattolici praticanti una sorta di bestemmia.

Manca Cristo in croce nelle aule dove si decide il destino di potenti e poveri cristi. Per ordine superiore. E si scatena la polemica. Non siamo più nelle rosse contrade della querelle cinematografica fra Don Camillo e l’Onorevole Peppone. Ma poco ci manca a trasformare il primo fra i giudici ragusani, il presidente Michele Duchi, nel sindaco anticlericale interpretato da Gino Cervi e a far calare un sindaco vero, Nello Dipasquale, primo cittadino con cuore berlusconiano, nei panni di un novello Fernandel come difensore della tradizione cristiana.

Il primo vuol mettere tutti alla pari, da Budda a Cristo, dai musulmani agli ebrei, e ordina al cancelliere della sede distaccata di Vittoria che s’era permesso di affiggere un Crocifisso di toglierlo. L’altro passa all’attacco e chiede di rivedere la disposizione. Perché non gli piace proprio che Duchi la pensi come Zapatero in Spagna o come quel giudice di Camerino, Luigi Tosti, condannato l’inverno scorso a un anno di reclusione per essersi rifiutato di tenere udienze in aule col Crocifisso alla parete.

«Io penso con la mia testa», puntualizza Duchi rivendicando il diritto alla rimozione. «Il nostro è uno Stato laico, multietnico e multireligioso dove hanno gli stessi diritti ebraici, musulmani, buddisti o cattolici. E chiunque, entrando in un ufficio pubblico, ha diritto di non vedere simboli religiosi che possano disturbarlo». Irremovibile, eccolo pronto a rilanciare sempre più in alto la provocazione. Perché, «pur da laico e anche da cristiano nato e cresciuto in un mondo cattolico», azzarda confronti destinati a moltiplicare la polemica: «Sento Cristo come figura grandissima. Ma è grandissima pure quella di Socrate che forse è ancora più alta. Come la storia di San Francesco, il Santo che più si avvicina a Cristo. E se la Chiesa avesse seguito il verbo francescano non ci sarebbero state tante lacerazioni, né il movimento protestante...».

No, non ci sta il sindaco senza la tonaca di Fernandel a sostituire Cristo con Socrate o San Francesco. Nello Dipasquale prova a mettere paletti: «Marciamo verso una società multirazziale, ma questo non può produrre intolleranza sulle nostre tradizioni. E il crocifisso dov’era rimane. E dove non c’è si metterà».

Richiesta analoga a quella del presidente dell’Ordine degli avvocati, Giorgio Assenza: «È una sciocchezza considerare una discriminazione il simbolo religioso in cui si riconosce il nostro popolo». Osservazione condivisa dal vescovo di Ragusa, Paolo Urso: «Cristo si è immolato per salvaguardare i diritti dei più deboli. La giustizia degli uomini è una trama che riesce a prendere solo i moscerini perché le realtà più forti sfondano la rete. E rappresentare i più deboli con l’esempio di Cristo aiuta l’umanità a crescere». Echeggiano le voci contrarie al divieto, ma il presidente Duchi insiste: «Lo Stato laico deve mostrarsi assolutamente imparziale». E gioca la sfida che sembra quella dell’uno contro tutti. Certo di non essere isolato.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: