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’NDRANGHETA, "ANDRAGATHIA". L’ordine simbolico di Mammasantissima ... e dell’assassinio del Padre Nostro!!!

IL LETTO DI PROCUSTE DELLA GERARCHIA VATICANA, L’ONU E L’ORIENTAMENTO SESSUALE DELLE PERSONE. Opposizione della Chiesa alla proposta della Francia di depenalizzazione dell’omosessualità - a cura di Federico La Sala

L’antropologia della "sacra famiglia" della gerarchia vaticana è zoppa e cieca: il Figlio ha preso il posto del padre "Giuseppe" e dello stesso "Padre Nostro" e continua a "girare" il suo film pre-evangelico preferito, "Il Padrino"!!!
lunedì 1 dicembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Durissima la replica dell’associazione Arcigay: "È di una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi, la Chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi e, si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari".
L’Arcigay ricorda che in 91 Paesi del mondo sono previste sanzioni, torture, pene e persino l’esecuzione capitale (10 paesi islamici) contro le persone (...)

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> IL LETTO DI PROCUSTE DELLA GERARCHIA VATICANA --- Il Vaticano, in sede ONU, ancora una volta non prende le distanze dall’omofobia. Perché? (di Nuova Proposta) - Mons. Tomasi si converta. Ricordi che Gesù non parla mai di omosessualità, mentre parla spesso di ipocrisia (di Gianni Geraci).

giovedì 24 marzo 2011

Il Vaticano, in sede ONU, ancora una volta non prende le distanze dall’omofobia. Perché?

-  di Nuova Proposta

-  in “www.nuovapropostaroma.it” del 23 marzo 2011

Noi di "Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani", rimaniamo ancora una volta sgomenti nel leggere oggi l’intervento di monsignor Saverio Tomasi, rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione della sedicesima sessione dello Human Rights Council tenutasi ieri, 22 marzo 2011, sul tema dell’omofobia, in cui afferma che: "Gli Stati possono, e devono, regolare i comportamenti, inclusi vari comportamenti sessuali. In tutto il mondo c’è consenso nelle società che alcuni tipi di comportamenti sessuali devono essere proibiti per legge. Pedofilia e incesto sono due esempi".

E ancora: "Le persone sono attaccate per le proprie posizioni contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Quando esprimono le proprie convinzioni morali o circa la natura umana, che possono anche essere espressione del proprio credo religioso, o manifestano opinioni su proclami scientifici, sono svilite e perseguitate. (...) La verità è che questi attacchi sono violazioni dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificate per nessuna circostanza".

Non possiamo rimanere che imbarazzati di fronte a queste parole espresse da un rappresentante autorevole di quella Chiesa di cui ci sentiamo tutti parte, come popolo di Dio in cammino. A monsignor Tomasi dobbiamo in primis ricordare, e purtroppo speravamo che non ce ne fosse più bisogno, che accomunare l’orientamento affettivo, incluso quello omoaffettivo, a comportamenti che esprimono perversioni, quali la pedofilia e l’incesto, è un abominio.

L’orientamento affettivo è parte integrante della personalità, e ne costituisce una componente inalienabile. Diverso è parlare di perversioni e di malattie.

Avvicinare queste due cose, fenomeno che troppo spesso si ritrova nei pronunciamenti di alcuni rappresentanti della Santa Sede, è fare violenza su tutte le persone che, ancora oggi faticosamente, cercano di realizzare un progetto di vita pieno, che includa l’affettività come terreno in cui esprimere il proprio potenziale di dono e di capacità di costruire insieme.

Non possiamo altresì non notare che nell’intervento di monsignor Tomasi ricorra in maniera ossessiva il termine "sexual", come se si volesse confinare il tutto alla dimensione dell’atto sessuale, tralasciando, invece, il molto più esplicativo termine "affettività" che caratterizza decisamente la personalità e la vita di ciascuno di noi: le persone oggetto di omofobia non lo sono perché mettono in atto dei comportamenti sessuali, ma semplicemente perché "sono omosessuali".

A monsignor Tomasi, inoltre, non possiamo non ricordare come proprio l’espressione di quelle convinzioni, morali o religiose, contrarie all’omoaffettività, sia spesso arma letale che spinge all’uccisione o costringe al suicidio molte persone. Dobbiamo rammentare la recente morte di David Kato Kisule in Uganda, massacrato a martellate perché, sull’impeto di una propaganda omofoba messa in atto da alcuni rappresentanti evangelici, il suo volto, nome e indirizzo privato erano stati messi alla pubblica gogna in un popolare giornale locale.Ma ricordiamo anche il fenomeno allarmante dei suicidi tra gli adolescenti gay negli Stati Uniti, vittima del bullismo omofobico che non ha consentito loro di vedere una prospettiva nelle loro vite.

Chiediamo, infine, a monsignor Tomasi di citare esempi concreti della persecuzione di cui sarebbero oggetto persone che esprimano oggi posizioni contrarie all’omoaffettività e, soprattutto, se queste paventate persecuzioni siano in alcun modo paragonabili agli effetti disastrosi, sopra ricordati, dell’omofobia.

Con spirito di confronto e dialogo che da sempre caratterizza la nostra presenza e attività, rimaniamo a disposizione di monsignor Tomasi, e di ogni altra persona rappresentante l’Istituzione della Chiesa Cattolica, per un incontro di approfondimento sulla realtà omosessuale e sulla piaga dell’omofobia purtroppo sempre più dilagante.

Le donne e gli uomini di Nuova Proposta


Mons. Tomasi si converta. Ricordi che Gesù non parla mai di omosessualità, mentre parla spesso di ipocrisia

di Gianni Geraci*

in “www.gionata.org” del 24 marzo 2011

Quando, ieri sera, ho letto il comunicato stampa che gli amici del gruppo Nuova Proposta hanno stilato per commentare le dichiarazioni da lei fatte il 22 Marzo scorso in occasione della sedicesima sessione dello Human Rights Council, debbo confessarle di aver fatto una certa fatica a cogliere il senso di quello che lei aveva detto.

Eppure il testo era molto lineare e non si prestava ad equivoci. «Le persone sono attaccate per le proprie posizioni contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Quando esprimono le proprie convinzioni morali o circa la natura umana, che possono anche essere espressione del proprio credo religioso, o manifestano opinioni su proclami scientifici, sono svilite e perseguitate. (...) La verità è che questi attacchi sono violazioni dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificate per nessuna circostanza».

Il fatto è che le frasi che le vengono attribuite, alla luce di quello che succede in giro per il mondo, sono così paradossali da suonare incredibili.

Spero davvero di un colossale equivoco. Lo spero per la dignità dell’istituzione che rappresenta e lo spero, soprattutto, per la sua salvezza eterna.

Perché vede, Monsignore, i fatti dicono che sono gli omosessuali ad essere insultati, a essere cacciati dalle loro case, a essere picchiati, a essere massacrati, a essere uccisi.

Gli amici di Nuova Proposta hanno citato il caso del povero David Kato Kisule, l’avvocato ugandese massacrato a colpi di martello per il suo impegno in favore dei diritti degli omosessuali, ma di esempi ce ne sono centinaia: in Italia e all’estero; nei paesi ricchi e nei paesi poveri.

Al momento, pur essendo una persona che segue assiduamente certe situazioni, non ho mai avuto notizia di qualcuno che sia stato ucciso per aver espresso delle riserve, o peggio, per aver utilizzato un linguaggio pieno di insulti e di disprezzo, nei confronti delle persone omosessuali.

E anche quelli che nel suo discorso vengono definite «violazione dei diritti umani fondamentali» risultano essere al massimo delle accuse di ignoranza, di oscurantismo e di ipocrisia che potranno essere degenerate, in alcuni casi, arrivando all’insulto, ma che non hanno mai minacciato l’integrità fisica o la liberà della persona insultata.

Davvero non credo che siano in alcun modo paragonabili le esecuzioni, gli omicidi, i pestaggi, le pene corporali e le pene detentive che patiscono le persone omosessuali alle parole forti di cui sono invece vittima quanti esprimono le proprie convinzioni «contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso».

Si tratta di un’operazione disonesta e grave. Disonesta perché non rispetta la realtà. Grave perché giustifica gli episodi di omofobia che, questa volta per davvero, rappresentano una violazione grave dei diritti fondamentali.

Naturalmente, come capitò poco più di due anni fa, se la polemica continuerà a montare, sono sicuro che arriverà la marcia indietro della Santa Sede che dirà che le parole da lei pronunciate sono state interpretate male e che lei non voleva in alcun modo avvallare le condanne a morte, gli omicidi, i pestaggi e le persecuzioni di cui gli omosessuali sono oggetto in molti paesi.

Mi permetta però di dirle fin da ora che, in questo caso, una rettifica di questo tipo sarebbe insufficiente, perché se davvero non voleva giustificare certi episodi di omofobia aveva la possibilità di aggiungere al suo discorso un paragrafo dedicato alla condanna esplicita di tutti i comportamenti, legali e non legali, che intaccano l’integrità fisica e la sicurezza delle personeomosessuali.

Purtroppo le cose sono andate in maniera diversa e lei, invece di condannare le esecuzioni, gli omicidi, i pestaggi, le persecuzioni e gli insulti di cui sono vittime le persone omosessuali ha deciso di condannare il fatto che chi si esprime senza preoccuparsi del fatto che le sue parole spesso ispirano questi comportamenti viene «svilito».

Non so se lei sia più ignorante o più ipocrita. Nel primo caso i suoi superiori dovrebbero richiamarla per manifesta incapacità a svolgere le sue funzioni.

Nel secondo caso ricordi che nel Vangelo, Gesù, non parla mai di omosessualità, mentre parla molto spesso di ipocrisia, condannandola sempre con parole molto dure.

Se davvero tiene alla salvezza della sua anima cerchi di cambiare registro. Non vorrei un giorno vederla bruciare all’Inferno con quanti si sono resi complici, insieme a lei, dei tanti omicidi di cui le persone omosessuali sono vittima.

*portavoce del Guado


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