Caso De Magistris, il procuratore Apicella: «Ho la coscienza a posto»
«Quando si ha la coscienza tranquilla si è sereni». Non ha esitazioni il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, diretto a Roma dove sarà ascoltato dal Csm in merito alla decisione di effettuare il sequestro degli atti della vicenda de Magistris alla procura di Catanzaro. «Non abbiamo violato alcuna norma né aperto alcun conflitto con la procura generale di Catanzaro, non contestando la competenza di quell’ufficio a trattare il procedimento "Why Not". Questa procura ha disposto il sequestro penale del fascicolo al solo fine di acquisire copia di atti in esso contenuti che, secondo elementi già in nostro possesso, potevano essere rilevanti in ordine a reati contestati ai magistrati».
La decisione di effettuare il sequestro dei documenti delle inchieste «Poseidon» e «Why Not» da parte della procura di Salerno «è stata fatta - spiega ancora Apicella - dopo tante inutili richieste di acquisizione. Quando c’è una inchiesta e ci sono atti che coinvolgevano magistrati dell’ufficio di Catanzaro quegli stessi magistrati erano tenuti secondo le norme processuali a trasmettere di loro iniziativa quegli atti al nostro ufficio che stava procedendo per ragioni di competenza funzionale già prima delle richieste avanzate da in poi». Il procuratore ha aggiunto poi che nel giugno scorso è andato personalmente negli uffici giudiziari di Catanzaro per acquisire copia degli atti delle inchieste, ma «sono tornato a Salerno a mani vuote». Sarebbero state oltre sette le richieste fatte dalla procura della Repubblica di Salerno a Catanzaro.
Sulla vicenda sono cominciate intanto le audizioni al Csm dei vertici delle procure di Salerno e Catanzaro, protagoniste dello scontro. La prima commissione di Palazzo dei marescialli - competente sui trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale dei magistrati - ha ascoltato per circa un’ora e mezza il procuratore generale di Salerno Lucio Di Pietro e poi il pg di Catanzaro Enzo Jannelli.
Entrambi avevano fornito già venerdì i primi chiarimenti sulla vicenda al procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito, che insieme al ministro della Giustizia Alfano è titolare dell’azione disciplinare. Nel pomeriggio saranno ascoltati i presidenti delle Corti di appello di Salerno, Matteo Casale, e Catanzaro, Pietro Sirena, poi sarà la volta dei due procuratori Luigi Apicella e Antonio Lombardo. Le audizioni sono state decise venerdì in una riunione straordinaria, all’indomani dell’intervento del presidente Napolitano, che aveva stigmatizzato la guerra tra le procure.
E sullo scontro interviene anche il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che sottolinea come le competenze terrioriali debbano essere rispettate: «Su Salerno è competente la procura di Napoli, non quella di Catanzaro». L’ex procuratore generale di Milano Gerardo D’Ambrosio esprime invece una «pessima opinione» sullo scontro in atto tra le procure di Salerno e Catanzaro, che definisce «abbastanza sconcertante». Spiega che l’errore iniziale è stato l’avocazione dell’inchiesta Why not a De Magistris e ritiene «incredibile che si possa accusare il Csm»- che «funziona abbastanza bene»- di «abusi» nei confronti dell’ex pm di Catanzaro.
«È vero che si deve indagare sui colleghi se ci sono dei forti indizi di reato, che però poi si facciano queste operazione eclatanti con perquisizioni mi pare un fatto al di fuori del bene e del male - a proposito dello scontro - Ancora peggio poi la ritorsione con incriminazione per abuso. È un qualcosa che lascia abbastanza perplessi». Per il senatore del Pd «la cosa sbagliata iniziale è stata l’avocazione dell’inchiesta che aveva De Magistris: «Se c’è un magistrato che sta indagando lo si lascia lavorare. Poi, una volta che deposita gli atti, si fanno i controll».
* l’Unità, 06 Dic 2008