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IL MESSAGGIO EVANGELICO, LA COSTITUZIONE, E IL PARADOSSO ISTITUZIONALE DEL MENTITORE, ATEO E DEVOTO. COME LA "SACRA FAMIGLIA" DIVENNE ZOPPA E CIECA E IL FIGLIO PRESE IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" E DIVENNE IL SANTO "PADRINO".... CON E ACCANTO A "MAMMASANTISSIMA".

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2012). Questo è il nodo da sciogliere. Materiali sul tema - di Federico La Sala

giovedì 14 giugno 2012 di Maria Paola Falchinelli
VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA.
L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE.
Il loro successore ha il cuore di (...)

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> LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. --- «Meglio essere peccatori che corrotti». "Guarire dalal corruzione". La lezione semplice del vescovo Bergoglio (di Gian Guido Vecchi)

domenica 24 marzo 2013

«Meglio essere peccatori che corrotti» La lezione semplice del vescovo Bergoglio

di Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera, 24 marzo 2013)

«Potremmo dire che il peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata. Semplicemente per il fatto che alla radice di qualunque atteggiamento corrotto c’è una stanchezza della trascendenza: di fronte al Dio che non si stanca di perdonare, il corrotto si erge come autosufficiente nell’espressione della sua salvezza: si stanca di chiedere perdono».

La corruzione corrode la politica, l’economia, la società, arriva a minacciare la stessa Chiesa. E le parole di Jorge Mario Bergoglio sono severe e semplici: meglio peccatori che corrotti. Perché dal peccato si può essere perdonati, dalla corruzione no: se ne deve guarire, proprio come da un male.

Il libro, Guarire dalla corruzione , riprende una meditazione pronunciata dall’allora arcivescovo di Buenos Aires nel 2005 e viene pubblicato per la prima volta in italiano (Editrice missionaria italiana, che fa uscire anche un altro testo: Umiltà, la strada verso Dio ) con la postfazione di Pietro Grasso: «I giorni dell’elezione di papa Francesco hanno portato in Italia una calda brezza di rinnovamento», scrive il neopresidente del Senato. «Proprio in quelle ore, mentre l’uomo vestito di bianco venuto dalla "fine del mondo" parlava di "tenerezza" e "povertà", il nostro Paese tentava di trovare una via d’uscita dall’ennesima impasse politica, accompagnata da una drammatica crisi sociale e dal degrado morale che divora ormai le nostre istituzioni...».

Sono parole molto attuali per ogni Paese e istituzione, quelle di Bergoglio. Che inizia subito a distinguere: «Non bisogna confondere peccato con corruzione. Il peccato, soprattutto se reiterato, conduce alla corruzione, non però quantitativamente (tanti peccati fanno un corrotto), ma piuttosto qualitativamente, con il generarsi di abitudini che vanno deteriorando e limitando la capacità di amare, ripiegando ogni volta di più i riferimenti del cuore su orizzonti più vicini alla sua immanenza, al suo egoismo».

Così il futuro Papa, a proposito degli «uomini ingiusti», cita San Paolo: «Essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa».

Ma la corruzione «non può rimanere nascosta», considera caustico Bergoglio: «Lo sbilanciamento tra la convinzione di bastare a se stessi e la realtà di essere schiavi di quel tesoro non può essere arginato. È uno squilibrio che esce fuori e, come succede con tutte le cose chiuse su se stesse, bolle per sfuggire alla propria pressione... E, al fuoriuscire, sparge l’odore di questa chiusura su se stessi: puzza. Sì, la corruzione odora di putrefazione».

Il corrotto però, «come succede con l’alito cattivo», non se ne accorge. Non resta che guarirne: «Generalmente il Signore lo salva attraverso prove che gli arrivano da situazioni che non può evitare (malattie, perdita di ricchezze, di persone care eccetera) e sono queste che spaccano l’ossatura corrotta e permettono l’accesso della grazia. Adesso potrà essere curato».

La riflessione di Pietro Grasso al termine del libro parte da qui, dal «dovere di iniziare un nuovo cammino» attraverso «la ricostruzione morale del Paese».

Scrive il presidente del Senato: «Il percorso è impervio, ma ci accompagnano ora quelle profonde riflessioni dell’allora cardinale Bergoglio che fa della corruzione non solo la somma "quantitativa" dei peccati, ma una mala pianta che minaccia le fondamenta su cui sono costruiti gli Stati democratici e la Chiesa stessa».

La «scossa morale» di papa Francesco si oppone all’«egoismo della corruttela», conclude Grasso: «Il suo messaggio è così chiaro che nessuno potrà più giustificarsi dicendo "non avevo capito" o "così fanno tutti"». G. G. V.


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