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ITALIA. UN CITTADINO-PIFFERAIO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA POLITICA ITALIANA...

VIVA VERDI, VIVA PUCCINI: NESSUN DORMA!!! CONTRO LA POLITICA DI UNA MAGGIORANZA CHE INFANGA IL NOME DELL’ITALIA, NEL NOSTRO PAESE E NEL MONDO, LA PROTESTA DEI MUSICISTI E DEGLI ARTISTI DEI TEATRI E DELLE COMPAGNIE STABILI. Cronache di Luca Del Frà e di Valerio Cappelli

venerdì 18 marzo 2011 di Federico La Sala
[...] Rispolverato il motto risorgimentale
Viva Verdi con doppio significato per l’allusione a Vittorio Emanuele, suonato l’inno nazionale e tutti in piedi, ma gli orchestrali lo erano già: non bastavano certo le sedie per contenere le rappresentanze dei 12 teatri lirici (mancava solo la Scala, il pullman è tornato indietro causa maltempo). Insomma non è mancata la solennità alla manifestazione del mondo della lirica, ondeggiante tra cuore e protesta e per la prima volta unita , trasferita (...)

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> VIVA VERDI, VIVA PUCCINI: NESSUN DORMA!!! ---- MOZART E MUSICISTI IN PIAZZA. «Stavolta alziamo la voce per cantare il Dies Irae in memoria del Paese».Anna de Martini: «Sarà il nostro urlo colto e bello» (di Jolanda Bufalini).

domenica 13 febbraio 2011

«Stavolta alziamo la voce per cantare il Dies Irae in memoria del Paese»

Centinaia di musicisti saranno in piazza del Popolo per intonare le note del Requiem di Mozart. Anna de Martini: «Sarà il nostro urlo colto e bello». E la scuola popolare di Testaccio marcerà sulle note

di Jolanda Bufalini (l’Unità, 13.02.2011)

Dies Irae, dies illa/ solvet saeculum in favilla. È stata una valanga di adesioni, cento, duecento, ora il conto si è perso e l’ iniziativa si è allargata a macchia d’ olio. «Io dirigo un coro», racconta Anna De Martini, cantante di musica antica, che ha avuto l’ idea, «conosco altri cori, pensavo a loro». Le voci: soprano, contralti. La manifestazione che qualcuno pensava solo di donne è di donne e uomini: tenori, baritoni, bassi. Hanno chiamato tanti strumentisti, cantanti professinonisti e principianti. Quanti saranno lo vedremo oggi ma certo non passerà inosservato il Dies Irae dal Requiem di Mozart. «Un urlo colto e non demagogico», spiega Anna che prende in prestito dal mestiere la spiegazione: «Se urli si schiaccia la voce e il suono è meno chiaro». Ogni adesione, ogni messaggio, ogni telefonata era così «convinta, entusiastica, come fossi io», racconta la musicista. «Politicamente aggiunge è interessante che sono persone che spesso non hanno votato, non sono iscritte a partiti, non vanno spesso a manifestazioni. Le persone che studiano e che si fa finta che non esistano, quelli che non appaiono nei talk show».

Il paese dei balocchi. Sarà un richiamo severo per chiedere «un giusto processo» e «le dimissioni del presidente del Consiglio», le dimissioni sono scritte, anche, in testa alla partitura. L’ indignazione nasce perché «non si può salire tutte/i sulla carrozza del postiglione, ‘venite ragazze nel paese dei balocchi’ e poi crescono le orecchie d’ asino», perché non tutto «è opinione a cui contrapporre un’ altra opinione uguale e contraria» e, se si continua così, «ci cambieranno anche il passato, come avviene in 1984 di George Orwell». «Io aggiunge Anna De Martini non vado in piazza perché sono scandalizzata ma perché penso si debba dar voce all’Italia per cui non tutto è uguale, non tutto è opinabile, che studia e che si impegna». Appuntamento all’ una in piazza del Popolo per provare. «Portate amici e bambini e qualche copia in più di testo e partitura per darla a chi voglia aggiungersi».

Tanta musica a piazza del Popolo, dove arriverà anche Giovanna Marini con le testaccine/i della scuola popolare di musica. Come le lucciole “Puritani e moralisti”? Non sembra proprio. Nel repertorio degli allievi e delle allieve della scuola che andranno a piazza del Popolo spicca l’ indimenticabile “Bocca di rosa” di Fabrizio De André e anche “Noi siam come le lucciole”, 1927: «Brilliamo nelle tenebre/ Schiave di un mondo brutal/Noi siamo i fiori del mal ... ».

E ancora le canzoni popolari e politiche alla cui riscoperta Giovanna Marini ha dedicato il suo rigore filologico e prestato la sua voce: «Ama chi ti ama/ non amare chi ti vuol male/ e specialmente il caporale/ e i padroni che sfruttano te». Un pensiero va anche alle operaie della Fiat e a Marchionne: «Sior padrone, non si arrabbi se al gabinetto devo andare... /Ci sei andato l’altro ieri... Mi vuoi proprio rovinare, la catena fai rallentare”. Il testo di Dario Fo e Paolo Ciarchi è del 1972: «Vai ma sbrigati in tre minuti, non si fuma al gabinetto, non si legge l’Unità». È proprio una fissa dei padroni questa della lunghezza della pausa per il gabinetto. L’ appuntamento per chi voglia provare è alla scuola di Testaccio alle 11, chi non facesse in tempo può andare direttamente a piazza del Popolo.


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