LE Carte
L’imprenditore all’onorevole:
«Salvatò, ti porto 200 mila euro»
Le telefonate di Ferrara per aggiudicarsi i lavori del «Centro Oli» *
ROMA - L’incontro è avvenuto a Potenza, domenica 16 dicembre 2007, all’incrocio tra via Mazzini e via IV Novembre. I carabinieri addetti al pedinamento annotarono: «16.44: Ferrara Francesco e Margiotta Salvatore si allontanano in conversazione per via IV Novembre direzione piazza Prefettura. 16.54: Ferrara Francesco e Margiotta Salvatore ritornano da via IV Novembre».
Dieci minuti di colloquio all’aperto «nonostante le avverse condizioni meteorologiche che in quei giorni stringevano Potenza e tutta la Basilicata in una morsa di neve e ghiaccio», scrive il giudice; una «sfida alle temperature inclementi», continua, per evitare che da eventuali intercettazioni «si potesse ricostruire la trama delle loro relazioni e dei loro comuni affari ».
Esattamente un anno dopo, ieri, quell’incontro tra l’imprenditore Ferrara e il deputato del Partito democratico Margiotta è diventato uno dei maggiori indizi alla base dell’arresto del primo e della richiesta di detenzione domiciliare per il secondo. Il contenuto del colloquio non lo conosce nessuno, ma per il giudice è riassunto nelle telefonate intercettate prima e dopo fra lo stesso Ferrara - impegnato nelle manovre per aggiudicarsi un appalto per la realizzazione del Centro di trattamento Oli chiamato «Tempa Rossa» - e altre persone. «Ho urgenza di vedere quell’amico nostro, nel pomeriggio, a qualsiasi ora, stasera, domani mattina... ma tra stasera e domani... dove vuole lui», dice a un intermediario il 15 dicembre, riferendosi proprio a Margiotta, dopo aver saputo delle difficoltà intervenute nell’assegnazione dei lavori. Si videro l’indomani, e il 21 dicembre, nella telefonata con un’amica alla quale svela i meccanismi previsti per lo svolgimento della gara, riferisce un discorso dai lui fatto: «Dico: "Guarda che questi lunedì o martedì vengono in Basilicata a fare dei lavori.. quelli della Total... eccetera. Salvatò, io voglio il lavoro, lo voglio. Io ti devo portare duecentomila euro il giorno in cui mi assegnano definitivamente, e tu lo sai come sono io. Tu mi devi dire le cose come stanno. E poi non è che il presidente... se la vede con te"».
Per la Procura di Potenza e il giudice che ha chiesto l’arresto del deputato, quel «Salvatò» è riferito a Salvatore Margiotta che doveva, «probabilmente », convincere «il presidente», cioè il governatore della Basilicata Vito De Filippo, a rimuovere gli ostacoli insorti nell’appalto. E il riferimento al denaro è «una promessa di 200.000 euro al parlamentare Margiotta ». In una conversazione del 18 dicembre (due giorni dopo l’incontro), «ricorrendo a un linguaggio criptico cui lo spinge la consapevolezza, acquisita grazie ai suoi informatori, di essere intercettato», ancora Ferrara parla con un altro imprenditore e gli dice: «Sono riuscito ad arrivarci. Mi sono attrezzato e ci sono arrivato... Lui dice che problemi... Il capo-cantiere ha guardato, ha detto... Secondo lui problemi non ce ne sono». Subito dopo: «Anche se io gli ho spiegato quali sono le difficoltà del cemento... lavorarlo non è cosa facile! Gli ho spiegato per filo e per segno... a duecento, a trecento... eccetera». Infine: «Io gli ho detto: "Valuta bene la cosa. Poi se fai un buon lavoro, che riuscite a lavorare, che riuscite a fare, vediamo se in busta paga riusciamo a darvi un premio!».
I magistrati ritengono «assolutamente evidente» che un imprenditore come Ferrara non si occupa personalmente del calcestruzzo, né va a parlare con un capocantiere; quel discorso, quindi, «altro non è che un’allusione velata all’abboccamento avvenuto a Potenza tra Ferrara e Margiotta nel corso del quale l’imprenditore avrebbe promesso all’uomo politico 200.000 euro in cambio dell’aggiudicazione definitiva dell’appalto per i lavori del Centro Oli». Conclusione di chi vuole l’arresto del parlamentare: «Tra il Ferrara e il deputato Margiotta risulta aperta una vera e propria "partita di giro" di dare-avere, appunto sempre aperta, in relazione alla quale prestazioni e controprestazioni tra politici ed imprenditori si intrecciano e si bilanciano, come in ogni "stanza di compensazione" che si rispetti, dominata da un’evidente logica di spartizione e di lottizzazione degli appalti». Che secondo l’accusa continua ancora se in un una telefonata del settembre 2008, riferendosi a Margiotta «per una questione di cui evidentemente è più prudente non parlare per telefono», il consigliere provinciale del Pd di Matera Nicola Montesano dice a Ferrara: «Quell’amico che ti vedesti a Roma... siccome l’ho visto oggi... ha detto che vi dovete vedere... che ha bisogno di parlarti... Lui mi ha detto tra una ventina di giorni».
Giovanni Bianconi
* Corriere della Sera, 17 dicembre 2008