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Costituzione e Sovranità ...

COSA SIGNIFICA ESSERE ITALIANI ED ITALIANE. LA LEZIONE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI - di Piero Calamandrei. La Costituzione italiana: SALVIAMOLA! - selezione a cura del prof. Federico La Sala

lunedì 20 novembre 2006 di Emiliano Morrone
In memoria di Sandro Pertini.
Caro Presidente della Repubblica....
"FRATELLI D’ITALIA"?! MA DOV’E’ PIU’ L’ITALIA?!
NON SOLO L’INNO MA IL NOME STESSO DELL’INTERA ***ITALIA*** E’ STATO MESSO SOTTO I PIEDI DA UN USO GOLPISTA DELLA "LOGICA" DEL MENTITORE.
Un po’ di decenza, se vogliamo andare avanti dignitosamente!!!


Il 26 gennaio 1955 ad iniziativa di un gruppo di studenti (...)

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> COSA SIGNIFICA ESSERE ITALIANI ED ITALIANE. ---- Scuola pubblica e Costituzione Due valori sacri (di Marco Rossi Doria)

domenica 13 marzo 2011

Scuola pubblica e Costituzione Due valori sacri

di Marco Rossi Doria (l’Unità, 11 marzo 2011)

Andiamo nelle piazze per difendere la Costituzione e la scuola pubblica. Perché pensiamo che l’Italia, che noi tutti, non ne possiamo fare proprio a meno. E non ne possiamo fare a meno perché sono due cose che hanno la rara qualità di essere, ad un tempo, vitali e sacre. Vitali perché consentono a un organismo complessissimo - quale è la società - di regolarsi e di continuare a vivere nel tempo, generazione dopo generazione. Sacre perché contengono le qualità simboliche che permettono di tenere insieme una comunità fatta di milioni di persone diverse secondo un diritto che è uguale.

La nostra Carta sa mettere insieme, in modo chiaro, non solo i diritti e i doveri ma «quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi» - come scriveva Piero Calamandrei. In questi anni abbiamo vissuto e stiamo vivendo un tempo Grave non perché si è pensato o si pensi di cambiare questa o quella parte della Costituzione, cosa del tutto prevista dalla Carta stessa. E normale col passare del tempo. Se fatta per concorde adesione. Il tempo grave che viviamo è dato dal fatto che si stanno continuamente attaccando proprio “quegli organi” - e il delicato equilibrio tra di essi - «attraverso i quali la politica si trasforma in diritto». Questo non deve accadere. E siamo qui per impedirlo. Perciò: non si tratta di una battaglia di parte né di conservazione. È una battaglia per tutti, anche per quelli che oggi non lo vogliono capire. Ed è una battaglia che permette di continuare a cambiare. Perché c’è la certezza del come farlo, delle condizioni entro le quali le trasformazioni non diventano distruzioni, non minacciano la casa comune.

La nostra scuola ogni mattina mette insieme i mondi interiori di ogni bambino e ragazzo che sta crescendo con quello di ciascun altro e, al contempo, con l’universo mondo, le sue leggi, la sua storia, i suoi problemi e i molti alfabeti che servono a leggerlo. È in questa doppia funzione - mettere insieme persone diverse e apprendere - che vi è vitalità e sacralità.

La scuola è chiamata ad assolvere a questo suo compito in modi nuovi. E deve trasformarsi proprio perché sono mutate e stanno mutando sia le condizioni dello stare insieme tra diversi sia il mondo sia gli strumenti attraverso i quali lo si guarda e lo si può capire, salvaguardare e cambiare. Il tempo grave che stiamo vivendo è dato dal fatto che si metta in discussione la scuola nel suo carattere pubblico e protetto - e, dunque, altro da casa - nel quale ci si confronta tra diversi ed uguali mentre si sta crescendo e si sta imparando a stare al mondo e a conoscerlo. Anche per la scuola questa non è una battaglia di parte né di conservazione. È per tutti e per ciascuno. Ed è per consentire che la scuola, salvaguardata, possa cambiare.


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