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PIANETA TERRA. ETA’ DELLO SPIRITO .....

PROFEZIA E NUOVA ETICA PLANETARIA. IL PENSIERO DI ERNESTO BALDUCCI. Un saggio di Franco Toscani - a cura di Federico La Sala

sabato 20 dicembre 2008
[...] egli prende le distanze dai credenti che pongono la fede al servizio del proprio orgoglio smisurato, utilizzano il crocefisso come “un’arma contundente” e non riescono mai ad associare verità e carità. Contro tutto ciò, contro “lo spettacolo nauseante del cristianesimo borghese, soddisfatto e angusto, privo di fremiti e di eroismi”, egli propone di coniugare umiltà e fermezza: “così si impedisce al fervore di diventare settarismo”.
Disprezzando le (...)

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> PROFEZIA E NUOVA ETICA PLANETARIA. --- Nei «Diari» 1945-1978 il passaggio dello scolopio da una visione trionfalistica a una problematica della Chiesa del post-concilio (di Marco Roncalli - E padre Balducci diventò contemplativo).

martedì 14 luglio 2009

inediti

E padre Balducci diventò contemplativo

Nei «Diari» 1945-1978 il passaggio dello scolopio da una visione trionfalistica a una problematica della Chiesa del post-concilio

DI MARCO RONCALLI (Avvenre, 14.07.2009)

« Che la situazione storica presenti al cristianesimo l’attesa occasione per un trionfale riscatto è certo: in questo momento alla pressione della nostra volontà cristiana si aggiunge la pressione degli eventi, e il Cristo sarà sospinto in mezzo agli uomini. Ma sapremo noi non abusare del trionfo di lui per sfogare la nostra libido dominandi ? » ( 19 settembre 1948). « Mi sembra di poter precisare la situazione del cattolicesimo italiano in questi termini. Il fermento giovanneo ereditato dal concilio ha spezzato definitivamente gli otri vecchi. Il cattolicesimo tradizionale non ha nessuna presa sulle coscienze: resiste ma più per inerzia che per la sua capacità di fornire idee da contrapporre alle nuove » ( 12 dicembre 1964). I due stralci appena citati - esemplificativi almeno di uno sguardo sulla Chiesa - provengono dai diari di Ernesto Balducci custoditi nell’omonimo Archivio presso la Badia Fiesolana e, insieme agli epistolari, costituiscono la parte più significativa dell’eredità dello scolopio.

Carico di nodi problematici per gli storici, il messaggio di Balducci continua a interrogare credenti e no, affascinati da una figura complessa, abituata a scindere fede e religione, primato del possibile e quello del reale, forgiata più dentro un itinerario mentis ad hominem, che mentis ad Deum. E alla quale dovrebbe andare stretta la sola immagine di « faro » per almeno due generazioni di cattolici aperti al rinnovamento conciliare, nonché di « bersaglio » ( oltre che dei superiori) delle frange più conservatrici della Chiesa italiana.

Lo documentano anche questi nuovi segmenti diaristici curati, come i precedenti, da Maria Paiano dell’Università di Firenze, che affida alla Morcelliana la prosecuzione di un’opera iniziata con i primi due tomi relativi al 1943- 45 presso Olschki. Uscito dal seminario dove si era formato « per reazione all’ambiente » , finalmente prete alla finestra della libertà ( « Mia preoccupazione deve essere agire secondo le mie convinzioni, secondo la mia coscienza » , così il 17 agosto 1945), padre Balducci riflette in queste pagine la sua personale ricerca ( un po’ historia calamitatum), lungo il crinale di un difficile equilibrio fra annuncio del Vangelo e comunione con la Chiesa.

Larga parte del corpus ora presentato sotto il titolo Diari ( 1945- 1978), appare segnato dalla sua interpretazione del Concilio in risposta ad attese perduranti da tempo, nel suo caso, vinte attraverso un progressivo distacco dagli schemi ermeneutici dominanti nel cattolicesimo italiano, e il rafforzamento di una concezione nuova di quell’apostolato vissuto - dal secondo dopoguerra al postconcilio - in diversi modi: come ansia pastorale, esperienza religiosa, occasione culturale, servizio all’uomo.

E proprio sugli snodi di questo itinerario sempre meno velato si fermano le annotazioni della curatrice, che, attenta alle molteplici relazioni dello scolopio con uomini di Chiesa e laici non solo italiani, rende questo testo - fitto di riferimenti a vicende e intrecci - una fonte notevole per la storia della Chiesa del ’ 900. Di grande interesse le ultime annate diaristiche, benché discontinue e meno consistenti: cartine tornasole di un rapporto con la Chiesa e il mondo cattolico modulato ora su un piano « oggettivo » ora « soggettivo » talora sovrapposti, ma in realtà da distinguere.

Non a caso le ultime pagine fra il 1977 e il ’ 78 palesano un tornante che attira l’attenzione. Con Balducci che il 4 agosto 1977 afferma di avere l’impressione di « vivere una svolta e non per un progetto volontario ma per una emersione dal mio fondo di uno strato di me rimasto finora represso e dimenticato ». Una rinuncia alla « bramosia dell’azione », al « gusto delle molte relazioni », a favore di «un’attitudine più contemplativa» , traguardo di una sintesi inattesa dopo anni spesi nella logica della « negazione dialettica ».


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