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PER UN PRESIDENZIALISMO ATEO-DEVOTO.... UN MEGA SCHIAFFO AL NOSTRO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E ALL’ITALIA INTERA!!!

IL VATICANO PRENDE LE DISTANZE DALLE LEGGI ITALIANE E, COSI’, DALLA NOSTRA COSTITUZIONE - TROPPO EVANGELICA!!! E "DICHIARA" IL SUO PIENO APPOGGIO AL PROGETTO MEDIATICO-AUTORITARIO DEL PRESIDENTE DI "FORZA ITALIA"!!!

martedì 2 dicembre 2008 di Federico La Sala
VATICANO NON RECEPIRA’ PIU’ LEGGI ITALIA: TROPPE E AMORALI *
CITTA’ DEL VATICANO - Il Vaticano non recepirà più automaticamente, come fonte del proprio diritto, le leggi italiane; innanzitutto per il "loro numero esorbitante", in secondo luogo per "la loro instabilità" e , infine, per il contrasto "con troppa frequenza evidente, di tali leggi con principi non rinunciabili da parte della Chiesa". Lo spiega l’Osservatore Romano, presentando la nuova legge della Santa Sede sulle fonti del (...)

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> IL VATICANO PRENDE LE DISTANZE DALLE LEGGI ITALIANE E, COSI’, DALLA NOSTRA COSTITUZIONE - TROPPO EVANGELICA!!! ---- il significato di un avvertimento.

venerdì 2 gennaio 2009

Corriere della Sera 31.2.2008

Le reazioni. Baldassarre: una cautela legittima. Pasquino: no, ingerenza intollerabile

ROMA - Su una delle motivazioni sono d’accordo tutti: in Italia ci sono troppe leggi. Sul resto ci si divide. La decisione del Vaticano di non recepire più automaticamente, o quasi, le norme italiane, trova sostanzialmente concorde un costituzionalista come Antonio Baldassarre, già presidente della Corte costituzionale, nonché docente alla Pontificia Università Lateranense: «Mi pare una decisione legittima. Il Vaticano è uno Stato sovrano». Che sia avvenuto un cambio di passo è indubitabile: «Evidentemente - spiega Baldassarre - si è trattato di una cautela di fronte all’arrivo di tempi giudicati tempestosi. Temono il varo di leggi non corrispondenti ai loro principi, come quella sull’eutanasia». Nessuna pressione indebita, spiega: «È un provvedimento che ha effetti su un ordinamento straniero».

Parere opposto per il politologo Gianfranco Pasquino, già senatore della sinistra: «Mi sembrano preoccupazioni infondate: le leggi italiane le fa il Vaticano, no?». Uscendo dal paradosso, Pasquino spiega: «Questo provvedimento arriva durante il pontificato di uno dei papi più reazionari degli ultimi 50 anni. Trovo che si tratti di una pressione ostile e di un’ingerenza intollerabile per lo Stato italiano».


Corriere della Sera 31.2.2008

La Santa Sede e il significato di un avvertimento

-  L’iniziativa del giornale vaticano sottolinea una tensione fra Chiesa e Stato italiano
-  Il «fondo di solidarietà» di Tettamanzi è percepito da parte del Pdl come iniziativa antigoverno

di Massimo Franco

L’ idillio fra Silvio Berlusconi e il Vaticano è sempre stato dato per scontato ed a prova di polemiche. Ma un articolo dell’Osservatore Romano adesso illumina i rapporti Italia-Santa Sede con una luce fredda. L’annuncio che le leggi della Repubblica non verranno più accettate automaticamente oltre Tevere è superfluo, e insieme significativo. Superfluo perché un automatismo assoluto non c’è mai stato; significativo perché suona, di fatto, come un larvato avvertimento.

Nella conferenza stampa di fine anno, il premier aveva dichiarato che «i rapporti tra Santa Sede e governo sono i migliori da sempre». E nessuno ne aveva dubitato, nonostante gli attacchi recenti del presidente della Camera, Gianfranco Fini, al ruolo dei pontefici negli anni del fascismo: attacchi commentati dai vertici vaticani con una durezza inusuale, e schivati da Berlusconi. Ma l’articolo di ieri dell’Osservatore sulla «nuova legge sulle fonti del diritto», pianta paletti ingombranti. Il quotidiano fa sapere che le norme promulgate da Benedetto XVI ad ottobre ed in vigore dal 1˚ gennaio 2009, prevedono «un’ulteriore cautela nella recezione della legislazione italiana».

Traduzione: le leggi non saranno accolte in modo automatico. La motivazione è che sarebbero in numero «esorbitante»; cambierebbero in continuazione; ma soprattutto mostrerebbero «un contrasto, con troppa frequenza evidente, con principi non rinunciabili da parte della Chiesa». Rimane da capire se sia una dichiarazione di sfiducia verso lo Stato italiano; oppure solo una sottolineatura puntigliosa e preventiva, mentre il Parlamento sta per discutere temi di frontiera fra la vita e la morte.

L’articolo compare nelle pagine interne dell’Osservatore. E l’autore, lo spagnolo Josè Maria Serrano Ruiz, è presidente della Corte d’appello della Santa Sede. Ma la sua prosa sembra destinata ad avere comunque un impatto. Lascia intuire insieme una punta di delusione e di diffidenza. Finisce per alimentare in modo inaspettato le tensioni affiorate nei giorni scorsi fra l’episcopato italiano ed esponenti di primo piano del centrodestra. E tende ad incrinare l’immagine di sintonìa tra maggioranza berlusconiana e Vaticano. È la coincidenza con lo scambio di accuse fra alcuni settori del Pdl e le gerarchie cattoliche, in particolare, a sollevare qualche interrogativo.

Il «fondo di solidarietà» per i poveri istituito dall’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, viene percepito da parte del centrodestra come «un’iniziativa antigovernativa ». Non solo. Fra Lega ed episcopato serpeggia una diffidenza cronica per l’approccio agli antipodi sull’immigrazione islamica. E l’Udc soffia sul fuoco, accusando il Pdl di aver fatto prevalere «l’anima laicista e statalista »: una frecciata al ministro Renato Brunetta, che aveva criticato una Chiesa a suo avviso incline ad iniziative «di immagine». Su questo sfondo, l’articolo dell’Osservatore sul contrasto fra leggi italiane e vaticane ingigantisce la questione: forse al di là delle intenzioni di tutti.

Prefigurare una sorta di «vaglio morale» sulle norme dello Stato repubblicano come una novità, introduce un elemento di frizione. Dà l’impressione che sia in atto una deriva mirante a negare i «principi non negoziabili» cari alla Santa Sede, assecondata se non promossa dal centrodestra. E lascia capire che se il Parlamento approverà leggi considerate ostili alla morale cattolica, oltre a criticarle il Vaticano le respingerà. Forse si tratta di una precisazione inutile, perché un automatismo assoluto non esiste: basta pensare ad aborto e divorzio. Ma allora, rivendicare con certi toni il diritto di accettare o rifiutare una norma significa mandare un avvertimento all’Italia; e non dare per acquisiti i buoni rapporti con un governo o una maggioranza.


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