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SOCIETA’, POLITICA E RICERCA SCIENTIFICA. Nei regimi totalitari, l’attività del cervello arcaico è al massimo...

UN’ITALIA ARCAICA E SUICIDA. UN’INTERVISTA A RITA LEVI MONTALCINI, ALLA SOGLIA DEI CENTO ANNI - DI CRISTINA MOCHI

giovedì 3 gennaio 2008 di Federico La Sala
[...] "Viviamo ancora dominati da bassi impulsi, come cinquantamila anni fa. Perché il nostro cervello ha una componente arcaica e limbica (che ha sede nell’ippocampo) che è aggressiva, emotiva e affettiva ed è quella che ha permesso all’australopiteco di salvarsi, quando è sceso dagli alberi e ha affrontato il mondo. L’altra componente, cognitiva e neocorticale, è molto più recente e corrisponde alla fase dello sviluppo del linguaggio. Purtroppo questa parte non riesce ancora a (...)

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> UN’ITALIA ARCAICA E SUICIDA. UN’INTERVISTA A RITA LEVI MONTALCINI, ALLA SOGLIA DEI CENTO ANNI ---- Cara professoressa, senatrice Rita Levi-Montalcini... INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ALLA CERIMONIA PER IL GENETLIACO DELLA SENATRICE A VITA RITA LEVI MONTALCINI.

lunedì 20 aprile 2009

DISCORSI

Data: 20-04-2009

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO ALLA CERIMONIA PER IL GENETLIACO DELLA SENATRICE A VITA RITA LEVI MONTALCINI

Palazzo del Quirinale, 20 aprile 2009 *

Cara professoressa, senatrice Rita Levi-Montalcini,

siamo qui - e saluto, i Presidenti Scalfaro e Ciampi, i rappresentanti del Parlamento e del governo, il Presidente della Corte Costituzionale, i Sindaci di Torino e di Roma, una folta rappresentanza delle nostre istituzioni culturali e del mondo della ricerca, i Premi Nobel professori Rubbia e Ciechanover, e ancora, colleghi e collaboratori a lei cari - siamo qui per festeggiarla e onorarla : innanzitutto, cara amica, per rivolgerle auguri ammirati e affettuosi. Ammirati anche per il traguardo che lei ha raggiunto e per il modo in cui l’ha raggiunto : perché questo non è stato un puro dono della natura e della Provvidenza, ma il frutto del suo invincibile amore per la vita e della sua disciplina di vita, della sua ininterrotta operosità, della molteplicità e del fervore dei suoi interessi scientifici, culturali, sociali.

Quando nel 2001 il Presidente Ciampi fece la scelta che gli era consentita nominandola senatore a vita, apparve a tutti evidente come per la cittadina Rita Levi-Montalcini risultasse pienamente appropriato il riferimento dell’art. 59 della nostra Costituzione all’avere illustrato la Patria per altissimi meriti e non solo nel campo scientifico ma in quello sociale e in altri ancora.

La nostra festeggiata è, in primo luogo, certo, per universale riconoscimento, ben oltre i confini dell’Italia, una grande donna di scienza, e personalmente mi rammarico grandemente in questo momento di non potere, per i limiti della mia formazione, per la povertà delle mie conoscenze scientifiche, dire di più su quel che Rita Levi-Montalcini rappresenta nella storia e nell’evoluzione, ancora in pieno svolgimento delle neuroscienze, della neurobiologia, delle ricerche sul cervello. Ma di ciò si è detto puntualmente ancora in questi giorni, nei luoghi giusti e con competenza, come anche qui poc’anzi.

Vorrei piuttosto sottolineare come nel chiamarla grande donna di scienza, si voglia mettere in evidenza il fatto essenziale che Rita Levi-Montalcini, nell’ingaggiare ancora giovanissima la battaglia per la ricerca della verità scientifica abbia nello stesso tempo ingaggiato quella per l’emancipazione e la valorizzazione della donna. Ella è divenuta un esempio non solo per la comunità scientifica ma per il mondo femminile. E una proiezione altamente significativa di questa dimensione del suo impegno è d’altronde rappresentata dalla scelta di dedicare risorse e passione - attraverso la Fondazione che porta il suo nome - alla causa dell’accesso delle donne all’istruzione e del loro avanzamento civile nei paesi emergenti e segnatamente nel continente africano.

Ma di “altissimi meriti nel campo sociale” si deve parlare anche in rapporto ad altro. In rapporto - non è superfluo ricordarlo - alle sue virtù civili : al coraggio civile con cui reagì appena trentenne alla violenza delle leggi razziali del fascismo, opponendovi la serena, stoica fermezza del non lasciarsi annullare come ricercatrice di talento, del continuare tra le mura di casa, mirabilmente, il perseguimento del suo progetto scientifico. Fu uno degli esempi della forza intellettuale e morale insopprimibile degli uomini e delle donne che impersonavano il patrimonio della cultura e dei valori dell’ebraismo.

Rita Levi-Montalcini mostrò il suo profondo attaccamento all’Italia, alla libertà, alla democrazia, resistendo alla dittatura, sottraendosi al destino dell’esilio, accogliendo dopo la Liberazione dell’Italia l’occasione che le fu offerta nel più grande paese amico, presidio di vita democratica e di progresso scientifico, gli Stati Uniti d’America, per portare più avanti le sue ricerche. Ma volle e seppe tornare a casa, tornare da noi e trasmettere al nostro paese il suo sapere, la sua esperienza, il suo magistero morale.

Vorrei egualmente ricordare oggi quale lezione ella ci abbia dato di senso delle istituzioni e dei doveri istituzionali dedicando il suo tempo, le sue energie, le sue risorse di modestia e di pazienza, alla presenza e all’impegno sui banchi del Senato. Anche di questo è giusto ringraziarla, e voglio personalmente ringraziarla.

Non sembri infine fuori luogo il riferimento alla sua operosità e ai suoi meriti nel campo letterario. Rita Levi-Montalcini ha scritto molto, in special modo negli ultimi 10 anni, trasmettendoci con i suoi libri messaggi umani e di pensiero ricchi ed intensi, mettendo a fuoco temi fondamentali come quello del rapporto tra scienza ed etica, e anche assumendosi un compito di divulgazione - specie in rapporto al suo campo di ricerca - e di diffusione in generale dell’interesse per la scienza, sempre importante in un paese nel quale il limite di una formazione strettamente umanistica pesa su intere generazioni, compresa la mia.

Cara amica, le auguriamo di tutto cuore buon lavoro, e successo : successo per il suo progetto di ricerca, successo per le sue creature, la Fondazione Levi-Montalcini e l’EBRI, un istituto al quale sono certo che i poteri pubblici, se necessario lo stesso Parlamento, non faranno mancare le risorse indispensabili per conseguire risultati importanti. E le auguriamo successo anche nella sua battaglia per lo sviluppo in Italia della ricerca scientifica, per la valorizzazione dei talenti e della passione in special modo delle giovani generazioni di ricercatori. E’ questa una causa di vitale importanza per il nostro paese : contiamo su di lei per l’apporto che ancora una volta vorrà darvi nell’interesse generale.

E per tutti gli apporti che lei ha già dato alle cause più nobili, vorrei rimetterle ora, con grande rispetto ed affetto, un piccolo segno del nostro comune riconoscimento.

* Presidenza della Repubblica


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