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MARX, NIETZSCHE, FREUD, FACHINELLI. La mente accogliente e i "furbetti" della tradizione critica... nell’epoca del berlusconismo

BERTINOTTI, IL "MARE CALMO" (O LA "PENTOLA") DI MASSIMO FAGIOLI, E "LIBERAZIONE". Un articolo di Umberto Rosso - con una ’vecchia’ lettera sul tema di Federico La Sala

giovedì 3 gennaio 2008 di Federico La Sala
[...] il mio invito è quello di non fermarsi e di scavare di più e meglio. E con questo, senza mezzi termini e velocemente, il consiglio è: "se sulla tua strada incontri il Buddha, uccidilo" (il titolo di un libro molto interessante apparso anni fa nelle edizioni Astrolabio).
Chiaro è il senso, credo: Fagioli - come Freud e sulla strada di Freud - è andato più in là di Freud (cfr. il famoso Zuiderzee), ha raggiunto l’alto mare ... ma non è riuscito a venire a galla; si è (...)

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> BERTINOTTI, IL "MARE CALMO" (O LA "PENTOLA") DI MASSIMO FAGIOLI, E "LIBERAZIONE". --- Vendola: "Siamo finiti in una gabbia di veleni cambiamo casa per rifondare la sinistra" (di Carmelo Lopapa - Intervista).

martedì 13 gennaio 2009

Vendola: risentimenti e menzogne della vicenda Liberazione mi hanno fatto soffrire da comunista

-  "Siamo finiti in una gabbia di veleni
-  cambiamo casa per rifondare la sinistra"

Le accuse di Fagioli? Mi provocano ricordi da brivido. Con Fausto d’accordo su come andare avanti

di Carmelo Lopapa (la Repubblica, 13.01.2009)

ROMA - «È giunto il momento di mettere ordine, di riscrivere lo spartito della sinistra del futuro. Le miserie umane e culturali alle quali abbiamo assistito ci hanno indotto a questo passo, quello della rifondazione della sinistra. Questa non era più casa nostra».

Nichi Vendola, governatore della Puglia, perché non sarebbe più casa vostra? Perché abbandonate il partito?

«Una storia si è ormai compiuta, finita dentro una prigione di risentimenti. È stata scritta una pagina brutta, siamo finiti tutti in una spirale ritorsiva. Quella non è più casa nostra perché è poco accogliente, è un luogo che ha chiuso i conti con la parola "rifondazione". Il Prc per 18 anni è stato protagonista vivace, efficace, controverso, fascinoso e vero della politica italiana. Quella storia, ecco, si è illividita, sfarinata».

Vi accusano di non esservi arresi al fatto di aver perso il congresso.

«Non dico queste cose perché ho perso il congresso, che pure in qualche modo ho vinto col 47%, ma perché col vulnus inferto a Liberazione, al diritto di informazione e all’autonomia del giornalismo, non c’è stata solo la presa d’atto di una divaricazione politica, ma qualcosa di più profondo. E siccome non dobbiamo passare il resto della vita a maledirci, allora meglio ricostruire qualcosa partendo da ciò che ci divide. Ho sofferto tanto per quanto accaduto, da giornalista e da comunista».

Con il Prc dite addio una volta per tutte anche all’utopia comunista?

«L’utopia è come l’araba fenice, rinasce dalle proprie ceneri. E l’utopia dell’eguaglianza non è riducibile alle conseguenze di alcun fallimento, continuerà a camminare lungo le strade della politica».

E la vostra strada porta alla costruzione con Fava, Mussi, pezzi dei verdi, di un nuovo soggetto. Ma c’è bisogno di un’altra bandierina a sinistra? Di un piccolo Arcobaleno?

«Si può continuare la battaglia dentro e fuori il Prc, si può anche avere la doppia tessera. Niente ingessature. Ma dobbiamo prendere atto che ci è cascato il mondo addosso. L’Italia che fu il paese dell’anomalia comunista è oggi diventato il paese in cui l’anomalia è rappresentata dall’assenza di una forte sinistra politica. Antirazzismo, la cura per le persone più deboli, dell’ambiente: la parola sinistra deve tornare ad avere senso. Rifondazione e il Pd rischiano di essere la narrazione dello stesso suicidio. Da un lato, la ricerca affannosa di governismo a tutti i costi, dall’altro, la predicazione velleitaria lontana dalla realtà».

Si dice che Bertinotti abbia benedetto lo strappo.

«Con Fausto facciamo lunghe chiacchierate. Parlare con lui per me è respirare aria pulita, ossigenare il cervello. Condividiamo la fiducia nel fatto che la sinistra sia un’istanza oggettiva».

Presidente Vendola, confessi, quanto male le hanno fatto le parole dello psichiatra Fagioli sull’incompatibilità tra l’essere comunista, gay e cattolico?

«Non mi hanno scalfito per nulla, piuttosto ho notato che spesso una certa veemenza viscerale ha degli effetti antipatici sul viso di chi la esprime. Detto questo, non bisogna necessariamente essere comunisti e neppure avere confidenza con la società dei lumi per non simpatizzare con chiunque giudichi le altre persone, non per i loro comportamenti, ma per la loro condizione esistenziale. Sono cose che a me danno ricordi da brivido».


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