Come migliorare l’uguaglianza tra uomini e donne nella Chiesa?
intervista ad Anne Soupa, a cura di Claire Lesegretain
in “La Croix” del 24 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)
Mentre in questo fine settimana a Parigi i partecipanti alle Settimane sociali di Francia riflettono sul tema “Uomini e donne, il nuovo stato di fatto”, la biblista Anne Soupa (1) propone una lettura diversa dei testi della Genesi invocati dalla Chiesa per istituire una vocazione specifica per la donna. Per la cofondatrice del Comité de la jupe e della Conférence catholique des baptisé(e)s francophones, il problema delle donne si pone oggi in maniera urgente nella Chiesa.
“I due testi della creazione della Genesi non fanno alcuna distinzione tra l’essere umano maschile e l’essere umano femminile. La creazione cosiddetta “seconda” della donna “tratta da una costola di Adamo” (Gn 2,22) è solo una lettura culturale, esegeticamente sbagliata. Infatti, la parola Adam designa l’essere umano. Il che capovolge totalmente la lettura classica: è la donna ad essere citata per prima nella Bibbia, e non l’uomo! Ugualmente, ci si è basati sulla frase di Dio “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,18) per istituire una vocazione specifica alla donna.
Ora, questa concezione ecclesiale secondo la quale la donna è l’ “aiuto” dell’uomo è un’interpretazione non consona, in quanto l’essere maschile, in quel punto del brano, non esiste ancora. Dire, come Giovanni Paolo II, anche se con grande nobiltà, che “la donna ha la vocazione di esistere per gli altri” è affermare qualcosa su quel che sarebbe la “natura femminile” che non sta in nessun testo biblico.
Per migliorare l’uguaglianza tra uomini e donne nella Chiesa, occorre permettere una vera cittadinanza delle donne nella Chiesa. È urgente che le donne che sono private di parola - in maniera equivalente alla privazione di diritti civici a lungo vissuta nella società civile - diventino soggetti di parola. Certo, ci sono donne nei consigli pastorali o che insegnano nella facoltà di teologia... Ma le omelie domenicali - luogo di formazione cristiana per il 95% dei cattolici - a loro sono precluse.
Questa situazione, dovuta alla riforma gregoriana - che ha affidato al solo clero le funzioni di insegnamento, governo e santificazione -, è superata. Deve essere riformata a livello universale, perché è un papa, Gregorio VII, ad averla istituita.
Fintanto che la Chiesa e la società civile praticamente coincidevano, l’istituzione ecclesiale non era percepita come retrograda. Ma a partire dall’emancipazione della donna negli anni 60 e con il Vaticano II che ha incoraggiato il laicato, si è costituito un vero e proprio proletariato di donne nella Chiesa.
Da cinque decenni, molte donne si sono silenziosamente allontanate dalla Chiesa, ne abbiamo la prova anche nella lenta estinzione delle congregazione femminili apostoliche. Come potrebbe una donna colta e autonoma accettare la tutela dei fratelli dell’ordine? Di fronte a questa situazione inedita, la Chiesa prosegue senza consultazioni, fornendo solo discorsi lontani dalla realtà. C’è in questo una drammatica cecità.”