GRUPPO MARTIN BUBER - EBREI PER LA PACE: NON SOLO TREGUA, NON SOLO FINE DELLA GUERRA, MA UN DEGNO FUTURO [Dal sito del "Gruppo Martin Buber - Ebrei per la pace" (www.martinbubergroup.org) riprendiamo il seguente intervento del 10 gennaio 2009] *
Siamo tutti qui questa sera per sostenere le popolazioni di Sderot, Ashkelon, Be’er Sheva e di tutto il sud di Israele che da anni vivono sotto il tiro dei missili di Hamas. Come tutti i governi che hanno a cuore la difesa dei propri cittadini, Israele ha cercato con l’operazione Piombo Fuso di mettere fine ad uno strazio durato troppo a lungo.
E’ bene ricordare le parole di Abraham Yehoshua, che recitano: "Non dimentichiamo che il popolo palestinese e’ il nostro vicino... e dovra’ convivere con noi nel bene e nel male". In un momento in cui tutto pare dividerli israeliani e palestinesi condividono la stanchezza di un conflitto senza fine e la consapevolezza che non saranno gli atti di forza a realizzare le loro speranze.
Non ci stancheremo di ripetere un’ovvieta’: la sicurezza dello Stato di Israele non puo’ fondarsi solo sulla forza delle armi, ma sulla piena accettazione da parte di tutti gli stati e i popoli della regione.
Noi del "Gruppo Martin Buber - Ebrei per la Pace" ci uniamo agli appelli di vasta parte degli intellettuali israeliani e di Shalom Achshav (Pace adesso) per realizzare, con l’impegno della comunita’ internazionale, una vera tregua che preluda a un accordo di lungo termine in grado di assicurare la fine delle azioni terroristiche contro Israele e l’interruzione del blocco economico che genera una situazione di emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza. E’ di fondamentale importanza che, nell’azione legittima di autodifesa contro la violenza di Hamas, il governo e l’esercito di Israele rinnovino gli sforzi volti a distinguere nettamente fra il popolo palestinese e gli istigatori del terrorismo, colpendo i militanti ed evitando di fare vittime fra i civili.
Deve riprendere quanto prima la trattativa fra il governo di Israele e l’Autorita’ Nazionale Palestinese sulle questioni dei confini, degli insediamenti e di Gerusalemme, questioni che da troppo tempo aspettano una soluzione. Da Israele deve scaturire una seria offerta negoziale in grado di dare ai palestinesi il senso concreto che benefici tangibili nelle loro condizioni di vita si possono ottenere con il negoziato volto a un futuro di convivenza pacifica, e non con la violenza. In ultima analisi, solo la societa’ palestinese potra’ dal suo interno isolare e sconfiggere il fanatismo di Hamas.
In particolare a Gaza, la speranza di un futuro decente esige la fine del blocco economico; l’apertura dei luoghi di transito con Israele ed Egitto; un legame fisico e politico con la Cisgiordania, senza il quale uno stato palestinese degno di questo nome non potra’ mai nascere.
La pace e la sicurezza di israeliani e palestinesi in due stati in rapporto di buon vicinato sono l’una condizione dell’altra, sono un unico destino. E’ giunto il tempo per le leadership israeliana e palestinese di compiere gesti coraggiosi e definitivi. A noi tutti spetta l’impegno di concorrere a costruire le basi della convivenza e della comprensione fra i due popoli. Siamo qui questa sera per ricordarlo soprattutto a noi stessi.
* NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 700 del 14 gennaio 2009