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LA ’NDRANGHETA. LA CALABRIA E L’ITALIA....

’NDRANGHETA, PROBLEMA NAZIONALE. In un’intervista all’Adnkronos, il procuratore capo di Reggio Calabria spiega l’arresto del boss Candeloro Parrello: ’’Un risultato molto importante, ma è solo la punta dell’iceberg’’.

"Naturalmente l’azione repressiva non basta. Ci vuole la consapevolezza al di fuori della Calabria dell’entità del problema e serve in Calabria una reazione di tutta la società’’ (Giuseppe Pignatone).
lunedì 12 gennaio 2009 di Federico La Sala
[...] ’’In Calabria e in particolare nella provincia di Reggio - assicura il procuratore capo - gli organi dello Stato stanno producendo grossi sforzi e hanno raggiunto notevoli risultati in poco tempo con la cattura di numerosi latitanti e con il sequestro di beni dall’importo molto elevato. Naturalmente l’azione repressiva non basta. Ci vuole la consapevolezza al di fuori della Calabria dell’entità del problema e serve in Calabria una reazione di tutta la società’’.
’’In questo senso - (...)

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> ’NDRANGHETA, PROBLEMA NAZIONALE.--- Intervista a Giuseppe Pignatone, neo procuratore della Repubblica di Roma: "Non si sottovaluti il pericolo della ’ndrangheta". Dal ruolo "chiave" delle donne ai collegamenti con "l’area grigia"

domenica 19 febbraio 2012

Intervista a Pignatone: "Non si sottovaluti il pericolo della ’ndrangheta"

Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria lancia dalle pagine del "Quotidiano" l’allarme sulla criminalità organizzata. Dal ruolo "chiave" delle donne ai collegamenti con "l’area grigia" *

18/02/2012 «Dal mio punto di vista di Procuratore della Repubblica e senza pretesa di dare lezioni a nessuno, mi auguro che non si ceda né alla tentazione di sottovalutare il pericolo costituito dalla ’ndrangheta né alla rassegnazione di fronte alla sua forza e alla sua pretesa invincibilità».

Questo uno dei passaggi di un’intervista che il neo procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, ha rilasciato al ’Quotidiano della Calabria’ e pubblicata integralmente nell’edizione di oggi.

«Le donne - dice ancora Pignatone a Michele Inserra che lo ha intervistato - hanno un ruolo chiave nella società meridionale e quindi anche nella ’ndrangheta. Sono le custodi dei valori familiari e quelle che più degli uomini influiscono sul destino dei figli e quindi sul futuro della famiglia e perciò anche dell’organizzazione criminale. Questo spiega la violenza della reazione al tentativo di Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola o Lea Garofalo di scegliere un destino diverso per sé e i loro figli. La ’ndrangheta è consapevole che il suo destino dipende anche dalle scelte di tante donne finora silenziose e rassegnate. La società civile deve trovare il modo di aiutare queste donne a scegliere per sé e i figli un destino diverso. In questo senso l’iniziativa del Direttore del vostro giornale per celebrare l’8 marzo nel nome di Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo è un passo importante nella giusta direzione».

Sul contrasto all’area grigia Pignatone risponde così: «E’ chiaro che c’è moltissimo da fare. Le mafie non sarebbero quello che sono se non ci fosse l’area grigia. Però rispetto al passato conosciamo meglio il fenomeno e siamo quindi in condizioni di contrastarlo meglio. Credo che sia un risultato significativo avere accertato e sanzionato in sede processuale casi, anche assai gravi, di collusione con politici, imprenditori di rilievo, uomini degli apparati dello Stato e così via. Compito della magistratura è perseguire le responsabilità individuali; le indagini dimostrano però che non ci sono settori della società assolutamente immuni dal rischio del contagio mafioso come non ci sono settori in cui tutti sono colpevoli».

* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 18.02.2012


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