Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato
Lode alla scarpa ribelle e rivoluzionaria da Krushov all’Onda *
Camilleri, tutto iniziò a Baghdad, quando un audace giornalista iracheno, Montazer al-Zaidi, scagliò non una, ma tutte e due le scarpe, contro Bush. L’autore del gestaccio dovrà scontare tre anni di prigione, ma nella Storia è entrato con tutte e due le scarpe. Grazie a lui, nel mondo, la scarpa è diventata il simbolo di una democrazia - diciamo così - calzaturiera. Simboli analoghi: la stampella di Enrico Toti, o Brenno, capo dei Galli, che dà inizio al sacco di Roma non prima di aver tirato la barba a un anziano senatore. Si va a manifestare, l’Onda lo ha già fatto, con la scarpa in mano. O tempora, o mores! Ce la scrive un’ode alla scarpa?
La storia della scarpa come simbolo di protesta iniziò, se non vado errato, con Nikita allora numero 1 dell’Urss che se la tolse durante una drammatica seduta dell’Onu e cominciò a sbatterla furiosamente sul banco. Prosegue, sempre con Bush, quando il presidente degli Usa ordinò che le bare dei soldati morti in Iraq fossero sepolte quasi in modo clandestino per far credere agli americani che la guerra procedeva trionfalmente. Allora le madri e le mogli dei caduti allinearono per terra, lungo un marciapiede una fila interminabile di scarpe militari. E proprio in questi giorni gli studenti dell’ Università di Roma hanno reagito alle cariche della polizia con un nutrito lancio di scarpe. Le quali, secondo il delirio mentale del ministro Brunetta, sarebbero le pericolosissime armi chimiche dei guerriglieri. Credo che gettare la scarpa contro qualcuno, in segno di protesta, sia sostitutivo di un altro gesto che le circostanze impediscono di fare, e cioè di prendere a calci nel sedere quel qualcuno. Resto con Lei, caro Lodato, in fiduciosa attesa del poeta che giustamente, prima o poi, canterà le lodi della scarpa come monumento alla ribellione.
* l’Unità, 22.03.2009