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FILOLOGIA, ARTE, TEOLOGIA, E ANTROPOLOGIA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 1-16). Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

CANOVA E IL VATICANO: LE GRAZIE, AMORE E PSICHE. Una gerarchia senza Grazie (greco: Χάριτες - Charites) e un papa che scambia la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas") con il "caro-prezzo" del Dio Mammona ("Caritas"). Materiali per riflettere - a c. di Federico La Sala

mercoledì 19 dicembre 2012


Materiali per riflettere
Grazie
CANOVA, Le tre Grazie
Amore e Psiche
RINASCIMENTO ITALIANO, OGGI: LA SCOPERTA DI UNA CAPPELLA SISTINA CON 12 SIBILLE.
ALLE RADICI DELLA BELLICOSA POLITICA DEL VATICANO. LA GUERRA NELLA TESTA DELLA GERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA E L’INDICAZIONE ’DIMENTICATA’ DI GIOVANNI PAOLO II.
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora (...)

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> IL VATICANO: LE GRAZIE. Una gerarchia senza Grazie (greco: Χάριτες -Charites) e -- #Latino e greco (di Gianfranco Ravasi - Breviario sul Sole-24 Ore)

domenica 29 maggio 2016

      • L’EUROPA, IL CRISTIANESIMO ("DEUS CHARITAS EST"), E IL CATTOLICESIMO COSTANTINIANO ("DEUS CARITAS EST").Una storia di lunga durata...


Breviario

#Latino e greco

di Gianfranco Ravasi s.j. (Il Sole-24 Ore, Domenica, 29.05.2016

      • «Non si impara il latino e il greco per parlarli, per fare i camerieri, gli interpreti, i corrispondenti commerciali. Si impara per conoscere direttamente la civiltà dei due popoli, presupposto necessario della civiltà moderna, cioè per essere se stessi e conoscere se stessi consapevolmente».

Tra le mie varie funzioni presso la Santa Sede c’è quella di tutelare la Pontificia Accademia di Latinità, un’istituzione che coopta i maggiori studiosi di questa lingua. Ho, in tal modo, scoperto quanto forte - soprattutto all’estero - sia la passione per una cultura così alta che continua a vivere proprio attraverso la sua eredità. Agli italiani, e in primis alla scuola che invece la snobba, vorrei semplicemente ricordare le righe sopra citate che non hanno bisogno di commento, ma solo di riflessione. Non le ha scritte un vecchio precettore, ma Antonio Gramsci nel 1932, nei suoi Quaderni dal carcere, per ammonirci che chi non conosce il proprio passato non riesce a vivere il suo presente in modo vero ed efficace.


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