Benedetto XVI in un discorso all’Unione giuristi cattolici ha respinto l’accusa d’ingerenza mossa alla Chiesa quando difende "i grandi valori morali"
Papa: "Non è sana laicità escludere i simboli religiosi" *
CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa contesta la nuova tendenza ’laica’ a escludere i simboli religiosi, persino quelli, popolarissimi, del Natale. Non è "sana laicità", ha detto stamane Benedetto XVI in un discorso alla Unione giuristi cattolici, escludere i simboli religiosi dai luoghi pubblici, da uffici, scuole, tribunali, ospedali, carceri.
Benedetto XVI ha criticato in particolare la "visione a-religiosa della vita, del pensiero e della morale", secondo cui si vuole escludere la religione "dalla vita pubblica" confinandola alla sfera privata. Eppure, denuncia il Papa, tale tipo di laicità "sembra essere diventato quasi l’emblema qualificante della post-modernità, in particolare della moderna democrazia".
La Chiesa, ha aggiunto il Papa, ha il "diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare legislatori e giuristi". Il Pontefice rifiuta pertanto l’accusa di "ingerenza" per la Chiesa quando afferma "la difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità".
"Questi valori, prima di essere cristiani - ha ricordato il Papa - sono umani, tali perciò da non lasciare indifferente e silenziosa la Chiesa, la quale ha il dovere di proclamare con fermezza la verità sull’uomo e sul suo destino".
Per il Pontefice è ovvio però che "non può essere la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi". Infatti, ha ricordato, "è il popolo che deve decidere liberamente i modi migliori e più adatti di organizzare la vita politica" e dunque "ogni intervento diretto della Chiesa in tale campo sarebbe un’indebita ingerenza".
Ma, ha tenuto a rimarcare, "la sana laicità comporta che lo Stato non consideri la religione come un semplice sentimento individuale, che si potrebbe confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica".
Per il Papa questo "comporta inoltre che a ogni confessione religiosa (purchè non in contrasto con l’ordine morale e non pericolosa per l’ordine pubblico) sia garantito il libero esercizio delle attività di culto - spirituali, culturali, educative e caritative - della comunità dei credenti".
*(la Repubblica, 9 dicembre 2006)