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CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, SE NON "DORME", E NON SI E’ FATTO ESPROPRIARE DELLA SUA PAROLA, GRIDI DAL TORRINO DEL QUIRINALE : FORZA ITALIA!!!, COME E CON IL PRESIDENTE PERTINI.

MASSIMO GIANNINI CONTINUA A NASCONDERSI L’IMBROGLIO E L’INGANNO IN CUI E’ CADUTO - E DIFENDE L’ARBITRO IMPARZIALE CHE GRIDA "FORZA ITALIA" E FAVORISCE IL PARTITO DEL VERO TRIBUNO POPULISTA, "FORZA ITALIA", APPUNTO!!! Questo il problema... - a c. di Federico La Sala

martedì 27 gennaio 2009 di Federico La Sala
[...] Napolitano, come Ciampi prima di lui, incarna al
meglio la teoria schmittiana del Capo dello Stato come "custode della Costituzione e garante dell’unità statuale". Sarebbe bene che tutti, proprio tutti, rispettassero il suo ruolo di "presidente garante", e non di "presidente governante". Di Pietro, tanto più in un parlamento nel quale la sinistra radicale è scomparsa e la sinistra riformista è confusa, può svolgere un ruolo importante nell’azione di contrasto a questo centrodestra (...)

In risposta a:

> MASSIMO GIANNINI CONTINUA A NASCONDERSI L’IMBROGLIO ---- L’"editto di Monza": "Alla democrazia ghe pensi mi" (di Massimo Gianni - Il potere illiberale).

martedì 13 ottobre 2009

Il potere illiberale

di MASSIMO GIANNINI *

"IL peggio deve ancora accadere". L’aveva scritto il direttore di questo giornale, solo cinque giorni fa. Mai profezia è stata più centrata. Il peggio sta accadendo. Il presidente del Consiglio chiama alla "ribellione" le forze produttive contro "un giornale che getta discredito non solo su di me, ma sui nostri prodotti, sulle nostre imprese, sul made in Italy". Anche se stavolta Berlusconi non lo cita per nome, quel giornale è naturalmente Repubblica. Un capo di governo che invita gli imprenditori a "ribellarsi" contro un quotidiano, "colpevole" solo di rivolgergli dieci domande alle quali non è in grado di rispondere, non si era ancora visto in nessun Paese dell’Occidente.

È una deriva populista, e peggiorista, che non ha più limiti. Ma benché aberrante, c’è coerenza in questo delirio. Prima arringa gli industriali: rifiutate la pubblicità a questo giornale. Poi accusa il Corsera: sarebbe addirittura "anti-berlusconiano". Ora attacca di nuovo Repubblica: è "anti-italiana". Viene fuori, incontenibile, la natura illiberale e anti-istituzionale del Cavaliere. Non tollera le critiche della stampa, non accetta le regole della Costituzione. Da uomo politico nega lo Stato, da imprenditore nega il mercato.

L’"editto di Monza" lo conclude con una battuta che tradisce la dimensione tecnicamente totalitaria del suo "premierato di comando": "Alla democrazia ghe pensi mi". Lo dice. Lo pensa. Ecco perché siamo preoccupati per il futuro di questo Paese.

© la Repubblica, 13 ottobre 2009


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