Caro Francesco,
anch’io ho dovuto lasciare La Nostra Amata ma Depredata Terra, come è successo a te: avevo appena 11 anni.
Ho vissuto l’esperienza di giovanissimo emigrante con tutti i problemi di adattamento e di integrazione.
Questa condizione di distacco precoce dal luogo di nascita mi ha causato molte sofferenze, ma mi ha forgiato eticamente e socialmente, penso.
Mi sento fortemente legato inscindibilmente alla Terra di Calabria e alla sua gente , di cui sono innamorato profondamente perchè per me rappresenta un "unicum" di affettività, passioni, ricordi, affinità.
Sono orgoglioso e geloso di questa mia appartenenza che non scambierei mai.
Soffro come te nel vederla regredire in molti ambiti.
Ma a noi non può essere imputata alcuna accondiscenza verso chi ha provocato il degrado esistente, Noi siamo stati sempre i prima fila a denunziare e a dimostrare contro il malaffare e l’ingiustizia:
A partire dai sit-in per De Magistris, prima e Apicella dopo e via continuando.
Continuamo a lottare ed a sperare nella rinascita della Calabria tutta, uniti insieme.
Prima che il sopravvenuto isolamento renda la Nostra Terra fisicamente e realmente l’altra isola italiana!
Come to Italy: Why not? Ma come raggiungerla se è l’isola che ancora non c’è e per terra è quasi irragiungibile?
Un caloroso abbraccio Calabrese
Raffaele Zenardi