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EVANGELO E COSTITUZIONE. DIO E’ AMORE (Charitas) - non "MAMMONA" (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006)!!!

DELLA LINGUA E DELLA POLITICA D’ITALIA. DANTE: L’UNIVERSALE MONARCHIA DEL RETTO AMORE ("charitas"). Per una rilettura del "De Vulgari Eloquentia" e della "Monarchia" - di Federico La Sala

Dante e il suo "moderno" e "illuministico" progetto di ri-orientamento antropologico e teologico-politico.....
lunedì 9 marzo 2009
[...] Con la Monarchia***, “opera ardua e superiore” alle sue forze, pur non confidando nelle sue capacità “quanto nella luce di quel Dispensatore che dà a tutti abbondantemente e non lo rinfaccia mai” e tuttavia includendosi tra gli uomini “che la natura superiore ha reso inclini all’amore della verità”, Dante vuole consegnare al futuro - ai “posteri, perché la posterità possa servirsi del frutto” delle sue fatiche (I, i) - il suo ideale e (...)

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> DELLA LINGUA E DELLA POLITICA D’ITALIA. DANTE: L’UNIVERSALE MONARCHIA DEL RETTO AMORE. ---- LE RELIGIONI SI PREPARANO AL FUTURO? (di Sabino Acquaviva).

mercoledì 3 marzo 2010

LE RELIGIONI SI PREPARANO AL FUTURO?

di SABINO ACQUAVIVA (Avvenire, 03.03.2010)

Il futuro? Un nuovo mondo, molto diverso dal precedente, in cui ancora abitiamo. Ma si tratta di un futuro che ci affascina e ci fa paura. Il grattacielo di Dubai, con i suoi 818 metri e 162 piani, annuncia una società dominata da una selva di città verticali, capaci di ospitare 100.000 abitanti ciascuno e che si espanderà nello spazio di megalopoli di 20 o 30 milioni di abitanti. Nel 1950 soltanto New York era sopra i dieci milioni; nel 2001 le città che li superavano erano già 17, e il loro numero cresce continuamente. Ma se l’immagine del mondo di domani è differente da quella che ci offrivano ed offrono Venezia e Firenze, o le case dei contadini che un tempo abitavano le pianure europee, anche la figura umana cambia radicalmente nello spazio di un post-umanesimo fino a ieri imprevedibile.

Nanoscienze, informatica, biotecnologie, scienze cognitive e via dicendo, non cambiano soltanto gli spazi intellettivi e fisici in cui si muove la figura umana, forse rendono più attuale il sogno di Prometeo di dominare la natura. La vita continua ad allungarsi e la morte diventa qualcosa di molto diverso, anche perché la capacità di modificare geneticamente gli embrioni è destinata a mescolarsi a una trasformazione radicale della frontiera fra l’uomo e le macchine, che amplieranno nel nostro cervello i confini della memoria e dell’elaborazione cognitiva.

Per il corpo sono annunciati pezzi di ricambio e quindi la possibilità di rendere quasi senza confini la durata della vita. Culturalmente si finisce per mescolare fantascienza e realtà di un mondo futuro di cui molti finiscono per avere insieme paura e nostalgia. Paura perché ci si rende conto che molta parte del nostro passato sarà cancellato; nostalgia perché, figli di un’altra civiltà, non vedremo quasi nulla di questo futuro. Ma tali mutamenti finiscono per trasformare anche alcune sicurezze della nostra esistenza.

Ad esempio: l’universo di oggi, per il quale si parla di miliardi di stelle e nebulose, non è certamente quello di cui si occupava Galileo quando studiava i pianeti. E quindi si trasforma anche il suo significato. La natura? Cos’è la natura? Qualche filosofo sostiene che ne fa parte anche l’universo tecnologico di oggi, che invade ogni aspetto della vita. E Dio? È il Dio di sempre? O questo nuovo mondo richiede anche una maniera nuova e diversa di essere religiosi? Di credere nei simboli e nelle verità di sempre?

Come pensare religiosamente un universo milioni di volte più grande? Da questi interrogativi ne derivano altri. Ad esempio: le religioni e le Chiese come si possono adeguare al cambiamento? Fino a ieri parlare del passato e della sua cultura era soddisfacente, rasserenante; ad esempio era logico che si discutesse e scrivesse, anche polemicamente, di marxismo, di ateismo, eventualmente ricordando che Kierkegard pensava a due uniche certezze, l’infinito e l’eterno. Oggi l’orizzonte culturale sta cambiando.

Eppure il mondo delle megalopoli, di una quasi eternità fisica degli esseri umani, dello sconcertante post­umanesimo che sembra voler modificare l’identità dell’uomo, non è quasi mai oggetto di dibattito religioso.

Eppure un tentativo di interpretare religiosamente la realtà è urgente e necessario, e dovrebbe affrontare il futuro così come la storia: perché un presepio in un paesino di campagna delle pianure europee non è uguale allo stesso presepio in un grattacielo alto un chilometro e abitato da centomila individui.


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