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FESTIVAL DELLA MATEMATICA 2009. Salvare il mondo con i numeri....

ARITMETICA E ANTROPOLOGIA. UNA DOMANDA AI MATEMATICI. Come "è stata possibile un’operazione #matematica ritenuta abitualmente sbagliata: un uomo più una donna ha prodotto, per secoli, un uomo" (Franca Ongaro Basaglia)?!? Non è il caso di ripensare i fondamenti?! Alcune note - a cura di Federico La Sala

giovedì 12 marzo 2009 di Federico La Sala
La cit., nel titolo, è da: Franca Ongaro Basaglia, Donna, in Enciclopedia, 5, Torino, Einaudi, 1978, p. 89.
[...] ROMA come New York e stavolta è proprio il caso di parlare di binomio. La prima sessione del Festival Matematica 2009 si terrà infatti nella Grande Mela, poi nella Capitale.[...]
La terza edizione della manifestazione (sotto il Patronato del presidente della Repubblica, promossa dalla Provincia, prodotta dalla Fondazione Musica per Roma) si avvale ancora della direzione (...)

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> ARITMETICA E ANTROPOLOGIA. --- Cosa può fare un genitore? L’astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta: "Vi spiego perché insegnare le Stem ai bimbi aiuta a colmare diseguaglianze e disparità di genere" (di Adele Sarno).

giovedì 21 ottobre 2021

"La matematica salva i nostri figli e la democrazia"

L’astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta: "Vi spiego perché insegnare le Stem ai bimbi aiuta a colmare diseguaglianze e disparità di genere"

di Adele Sarno (HUFFPOST, 10.10.2021).

      • [Foto] Ersilia Vaudo Scarpetta, è un’astrofisica, è chief diversity officer e special advisor on strategic evolution dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA

Il giorno dopo aver vinto il Nobel per la Fisica, il professor Giorgio Parisi, ha raccontato che suo nipote di quattro anni da grande vuole fare il dinosauro. Nell’intervista spiegava che se oggi la scienza è in difficoltà è anche per la mancata diffusione della sua cultura. E aggiungeva che andrebbe insegnata ai bambini fin da piccoli, ovviamente in modo semplice. Ersilia Vaudo Scarpetta, è un’astrofisica, è chief diversity officer e special advisor on strategic evolution dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), e la scorsa estate ha dedicato parte del proprio tempo a girare la Sicilia per portare il cielo lì dove non arriva.
-  Con l’associazione fondata con Alessia Mosca e altre tre donne, “Il cielo itinerante”, è partita a bordo di un pulmino con un telescopio per mostrare le stelle ai bambini che vivono in territori disagiati. Ci racconta: “La possibilità di scoprire il cielo e avvicinarli alla scienza attraverso il gioco, può mettere in atto una trasformazione profonda. La voglia di proiettarsi in avanti e immaginare per sé stessi prospettive nuove. Sì, un telescopio può fare piccole magie”.

Abbiamo chiesto a Ersilia Vaudo Scarpetta di spiegarci perché è così importante studiare le STEM (acrostico che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics) già da bambini e quali magie possono fare.

“Le STEM sono le materie che consentono di occupare quegli spazi dove si immagina e si rende possibile il futuro. In un paese dove l’ascensore sociale è in discesa, che ha vissuto una crisi pandemica che ha approfondito la ferita delle disuguaglianze, io dico che le pari opportunità passano anche dall’inclusione nella matematica, un ‘abilitatore di futuro’. E’ importante che già dalle elementari, fase della vita in cui si forma nei bambini e nelle bambine l’identità STEM, nessuno ne rimanga fuori. Impariamo l’italiano perché viviamo in Italia, l’inglese per essere cittadini del mondo, la matematica è il linguaggio dell’Universo a cui apparteniamo e anche delle STEM. Includere tutti nel linguaggio quantitativo significa rafforzare le capacità di analisi e spirito critico e poter dare a bambini che diventeranno adulti degli strumenti per esercitare una cittadinanza consapevole. La matematica serve anche per la tenuta della democrazia”.

Nelle interviste o negli interventi che ha scritto, lei ha detto più volte quanto sia importante per le ragazze studiare la matematica. I dati Istat appena pubblicati ci dicono che le laureate in discipline scientifiche sono la metà dei maschi. Tra i ragazzi un laureato su tre, tra le ragazze solo una su sei.

“L’Italia soffre di due record. I dati dell’Ocse ci dicono che in Italia abbiamo la più grande prevalenza di adulti che dicono di non maneggiare la matematica. Oltretutto non è raro trovarsi in situazioni in cui qualcuno considera perfino un vezzo non capire niente di numeri. Non solo, i risultati dei test PISA, che misurano le competenze dei 15enni, fanno emergere un grande divario di genere tra adolescenti: c’è un baratro di competenze matematiche tra ragazze e ragazzi. In questo siamo praticamente ultimi nella classifica mondiale Ocse, dietro di noi ci sono solo Colombia e Costa Rica. C’è un dato sconcertante su cui riflettere. Il World Economic Forum nell’ultimo rapporto indica che ci vorranno 267.6 anni per la parità economica di genere. Non è tanto l’assurdità del valore assoluto che preoccupa quanto il fatto che ogni anno il numero aumenta. Non solo non si fanno progressi ma si va indietro. Al cuore di questa regressione il WEF identifica proprio la scarsa, diffusa, presenza di donne nelle materie STEM. Perché sono questi i settori a più alto empowerement economico e le competenze in grande domanda nel futuro”.

Da cosa dipende?

“L’Ocse ci offre una serie di prospettive da cui guardare al fenomeno. Per esempio, al liceo ci sono tre volte più aspettative da parte delle famiglie che il maschio faccia ingegneria e la ragazza medicina, o che studi materie umanistiche. Il linguaggio dei genitori verso i maschi tende ad essere molto più quantitativo che con le femmine. E poi c’è l’idea che vuole “i ragazzi interessati alle cose e le ragazze alle persone”, che rafforza stereotipi, anche per esempio nella scelta dei giocattoli da regalare o dei libri da leggere”.

Quindi lei dice, facciamo amare la matematica, facciamo vivere ai ragazzi e alle ragazze già dalle elementari lo stupore della scienza, anche sporcandosi le mani, valorizziamo la curiosità e il saper guardare, e avremo persone che potranno davvero scegliere di dedicarsi a ciò che desiderano?

“Si, e aggiungerei anche l’importanza di valorizzare l’errore come tappa necessaria al processo di apprendimento. “Sbaglia presto e sbaglia bene” è uno degli slogan che la NASA ha promosso come stimolo durante la concezione dei suoi programmi più innovativi. I dati PISA dimostrano anche che in Italia, il gap di competenze matematiche riflette i diversi assi di disuguaglianza di cui offre il nostro paese. Geografica, con la distanza dei risultati tra Nord e Sud, di genere, ma anche socio-economici. I bambini che vivono in situazioni di disagio sociale e povertà educativa, non solo in Italia ma in tuti i paesi OCSE, rimangono fuori dalla matematica. Una sorta di determinismo sociale spaventoso. Non è quindi solo una questione di riuscita scolastica. È importante poter offrire le condizioni di reali pari opportunità per tutti i ragazzi rispetto al futuro che li attende. Ed è urgente. L’inclusione nella matematica può avere il potenziale di cambiare le cose al di la del fatto che poi si scelga di fare il poeta e non gli ingegneri. La Francia nel 2017 ha dichiarato la matematica priorità nazionale, perché c’era stata una lieve flessione nei risultati PISA degli adolescenti. Con l’idea che un paese debole in matematica rischia di esserlo anche sul piano dell’economia. Ma non solo. C’è stata la considerazione che chi si sente inadeguato rispetto al linguaggio quantitativo sarà più incline a delegare ragionamento complessi, a diffidare dell’opinione degli esperti, a dubitare della scienza. E’ quindi in gioco anche la tenuta della democrazia”.

Inoltre le competenze STEM saranno sempre più richieste in futuro...

“Sono quelle che più difficilmente i robot possono rimpiazzare e saranno certamente le competenze più richieste nel futuro. Anche per affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti. Come il cambiamento climatico, la transizione digitale, l’energia, la lotta alla povertà. Cerchiamo un modo nuovo di insegnare e di parlare di matematica. Molto del mondo di domani comincia da li”.

Quale è il modo in cui lei si è avvicinata alle STEM?

“Mia madre era chimica e biologa. Ha sempre incoraggiato me e i miei fratelli a sperimentare, ad osservare, anche con la consapevolezza che la natura parla linguaggi diversi. Per esempio, in cucina sui barattoli del sale o dello zucchero scriveva sulle etichette formule chimiche invece dei nomi per stimolarci a imparare. Ritengo poi che il contatto con la natura fin dall’infanzia sia molto importante, perché stimola nei bambini la curiosità e la voglia di fare domande. Mio padre navigava e mi ha insegnato che il viaggio è un’opportunità di scoperta. Sono cresciuta a Gaeta, a contatto con il mare, e la presenza dell’orizzonte come margine verso lo sconosciuto. Ho scelto l’astrofisica perché la dimensione di una realtà anche oltre le possibilità offerte dai nostri 5 sensi, mi faceva sentire libera. Anche se la letteratura e la poesia erano due grandi passioni, occuparmi di spazi infiniti, mi offriva la possibilità di sentirmi parte di qualcosa più grande di me”.

Cosa può fare un genitore?

“Coltiviamo nei nostri figli la voglia di fare domande, di saper guardare, di esplorare punti di vista diversi. Può essere un’occasione per fare delle cose insieme. Raccontiamo loro il principio di Archimede mentre fanno il bagnetto, capiamo insieme perché la barchetta di gomma galleggia e un sassolino affonda. Stimoliamo delle domande. Ed è bello anche avere le risposte da cercare insieme. Una mamma o un papà che vivono l’avventura della scienza insieme ai figli può essere un momento di grande divertimento e ispirazione per i bambini. Cerchiamo il dialogo continuo con maestri e professori sui progressi in scienza e matematica. Non accettiamo mai risposte tipo “Non è portato per le materie scientifiche”. Se un bambino o una bambina pensano di non essere portati, è il dovere di un sistema educativo moderno sapere come « portarli » e non lasciarli indietro”.

Lei ha portato in giro un telescopio per far guardare le stelle ai bambini. Nel presentare l’iniziativa ha scritto: “Portiamo il cielo dove di solito non arriva”.

“I bambini sono mini esploratori, hanno una curiosità infinita. Sono insolenti nelle loro domande, non accettano qualsiasi risposta. Ed è proprio quello spirito là che dovrebbe essere preservato quando si entra nel ciclo scolastico. Raccontiamo loro che il sole è la stella più vicina, ma si può guardare solo di giorno. Che abbiamo dei superpoteri, perché possiamo guardare nel passato e lo facciamo ogni volta che guardiamo un cielo stellato, perché la luce deve arrivare a noi da lontano. La povertà educativa, che si è aggravata soprattutto nella parte di scuola d’obbligo, esclude da un futuro fatto di possibilità e di opportunità. I bambini e le bambine devono poter proiettarsi nel futuro al di là dei condizionamenti che vengono dal loro ambiente sociale. Devono poter desiderare qualcosa per loro stessi. Il termine desiderare viene da de -sidera, ovvero “essere lontani dalle stelle”. Abbiamo tutti dentro di noi un anelito a raggiungere qualcosa più grande di noi”.


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