Il gesto
Quando Giuseppe Di Vittorio onorò il Natale rifiutando il regalo del padrone
Una vigilia magrissima e un dono che avrebbe potuto aiutare la famiglia ma il sindacalista lo restituisce al mittente, il potente Conte Pavoncelli: "apprezzo la cortesia ma sono un uomo politico attivo, un militante"
di Collettiva *
È il 24 dicembre 1920 a Cerignola. L’anno successivo Giuseppe Di Vittorio verrà eletto deputato, nel frattempo nella sua Puglia è stato alla guida del movimento dei lavoratori, braccianti che rivendicano i loro diritti davanti ai proprietari terrieri. A casa Di Vittorio ci si appresta a celebrare il Natale quando arriva un cesto, regalo del conte Giuseppe Pavoncelli, il "Principale" lo chiama il sindacalista. Pavoncelli è un uomo potente, discendente da una delle famiglie più importanti dell’imprenditoria agraria italiana dell’epoca, oltre a essere uno dei padroni contro i quali Peppino continua a battersi.
Di Vittorio durante il fascismo verrà più volte arrestato e sarà costretto alla clandestinità. Pavoncelli invece diventerà membro della Camera dei fasci. Sono gli anni in cui le camicie nere iniziano a dilagare con le loro violenze, anni in cui la fame per chi vive di lavoro e militanza si fa sentire. Ma Di Vittorio davanti a quel dono dice no e scrive una lettera all’amministratore della tenuta Pavoncelli, il signor Preziuso. Peppino ringrazia e rifiuta.
Non importa se il Natale sarà magro, sarà un Natale integro, fatto di coraggio e onestà.
La lettera è stata resa nota nel 2007 quando Stefano Pavoncelli, erede di Giuseppe, la consegnò all’allora responsabile del Progetto Casa Di Vittorio, Giovanni Rinaldi. L’occasione era scaturita nell’ambito della visita fatta nell’azienda Santo Stefano come sopralluogo per individuare possibili location del film Pane e Libertà insieme allo scenografo Luciano Ricceri, che curava le ambientazioni della fiction su Di Vittorio, e a Flavio Tallone, direttore di produzione.
* FONTE: COLLETTIVA, 24.12.2020 (RIPRESA PARZIALE, SENZA IMMAGINI).